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Idrogeno Verde

Come e perché la Francia punta anche sull’idrogeno per rilanciarsi

Anche l’idrogeno verde nel piano francese di rilancio da 100 miliardi. L'approfondimento di Enrico Martial

Ci sono 7,2 miliardi di euro per l’idrogeno verde di cui 2 miliardi direttamente iscritti nel piano di rilancio francese approvato il 3 settembre scorso dal governo guidato da Jean Castex. Li si aggiunge a una fetta dei 3,4 miliardi previsti in una misura per l’innovazione nella transizione ecologica, in parte dedicati a nuove soluzioni e ricerche applicative nel settore dell’idrogeno.

La grandezza dell’investimento è simile a quella tedesca: dopo sei mesi di negoziati tra partiti e ministeri, la Germania ha previsto 9 miliardi per l’idrogeno nel proprio piano di rilancio da 130 miliardi reso noto a giugno, prima dell’avvio del suo semestre di presidenza dell’Unione. Gli investimenti francese e tedesco costituiscono insieme una buona parte del programma europeo complessivo per l’idrogeno: 18 miliardi dei 60 indicati entro il 2030 per l’insieme dell’Unione, come si legge nella road map tracciata il 6 febbraio 2019 dai produttori della filiera insieme alla Commissione europea (Joint Undertaken).

Il tema dell’idrogeno è iscritto in una delle circa settanta misure del piano “France Relance” da 100 miliardi, nell’ambito del Recovery Fund europeo, nel pilastro dedicato alla transizione ecologica. Prende le mosse dal riconoscimento della scelta tecnologica dell’idrogeno come complementare ad altre (le batterie per esempio) per i vantaggi che presenta nella conservazione dell’energia, per l’uso in alcuni settori (grandi navi, trasporto pesante, industrie con produzioni che richiedono alte temperature), per la volontà di spostarne la generazione essenzialmente alle energie rinnovabili, da cui appunto la definizione di “idrogeno verde”.

I processi produttivi possono essere migliorati (da cui lo sforzo di innovazione) anche per abbassarne il prezzo e renderlo competitivo rispetto ad altri veicoli energetici. Intanto, già ora l’idrogeno è più competitivo delle batterie per i mezzi pesanti da trasporto oltre i 100 km di distanza. Inoltre secondo le stime della Commissione, l’idrogeno è già in parte utilizzato nei processi industriali nel settore chimico (ammoniaca), nelle raffinerie e in siderurgia. L’obiettivo è di passare dal 2% della domanda totale di energia nel 2015 al 24% nel 2050.

Ci saranno effetti sulle competenze tecnico-scientifiche (con vantaggi per la competitività del Paese) e sull’occupazione (fino a 100 mila nuovi occupati entro il 2030). Inoltre, il piano intende assicurare alla Francia una propria sovranità produttiva tra gli altri Paesi europei, sottintendo qui appunto anche la Germania. L’idea è di compensare la differenza di competitività del settore – cioè dei prezzi – di sostenere la creazione di stabilimenti a elettrolisi con investimenti diretti, di favorire la ricerca e l’innovazione sui diversi aspetti (stoccaggio, pile a combustibile, elettrolisi), di promuoverne la diffusione insieme agli enti locali: ci vorranno almeno 88 “grandi” centri di ricarica entro il 2025, sui 750 europei, in vista delle 3700 stazioni di ricarica nell’Unione nel 2030.

Il piano di rilancio cita due casi emblematici, di cui uno interessa l’Italia, anche in partnership con Enel. La prima è Atawey, che ha realizzato finora in Francia 25 stazioni di ricarica per trasporto su strada – da Clermont Ferrand a Chambéry a Carcassonne, ma anche in Svizzera, a Losanna. Atawey è sotto osservazione nazionale per le soluzioni anche ibride di ricarica elettrica e a idrogeno, nell’ambito del programma nazionale di “investimenti per il futuro” (PIA), una delle iniziative della presidenza Macron, nell’ambito dello schema “Start up nation”.

La seconda è McPhy, quotata a Parigi, che ha investito 8 milioni di fondi propri e che rientra nello stesso programma PIA: produce elettrolizzatori a San Miniato in Toscana, progettati e ingegnerizzati a Wildau in Germania, insieme a stazioni di ricarica – con alcune dedicate ai bus – in due sedi in Francia nell’area di Grenoble.

Negli ultimi anni, alcuni progetti dimostrativi hanno tracciato la strada. La francese Alstom aveva costruito per la Germania i primi due treni a idrogeno (Coradia iLint), entrati in servizio da settembre 2018 in una ferrovia locale vicino a Brema. A gennaio 2020 era stato pubblicato un bando da 22 milioni di euro per i treni a idrogeno, mentre Alstom e SNCF lavoravano con le regioni francesi per quelli bimodali, elettrici/idrogeno. Un altro bando da 80 milioni di euro prevedeva la realizzazione di 43 stazioni stradali di ricarica e 158 nuovi mezzi pesanti da trasporto a idrogeno.

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