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Così la Cina azzera gli acquisti di petrolio dagli Stati Uniti

Ad aprile, per il secondo mese di fila, la Cina non ha acquistato petrolio dagli Stati Uniti. È un problema per i trivellatori americani di shale oil, già alle prese con il ritorno dell'Opec+ sul mercato e con i bassi prezzi del greggio. Tutti i dettagli.

Ad aprile, per il secondo mese consecutivo, la Cina non ha acquistato greggio dagli Stati Uniti. I due paesi sono, rispettivamente, i maggiori consumatori e produttori di petrolio al mondo, nonché soci commerciali rilevantissimi, con un interscambio di beni che nel 2024 è valso oltre 580 miliardi di dollari.

LA CINA AZZERA LE IMPORTAZIONI DI PETROLIO DAGLI STATI UNITI

Sempre ad aprile, e proprio a causa dell’assenza di acquisti cinesi, le esportazioni petrolifere degli Stati Uniti hanno toccato il livello più basso dall’inizio del 2025, a 3,8 milioni di barili al giorno. Esattamente un anno prima la Cina aveva importato 297.000 barili di greggio americano al giorno e tre volte tanto nell’aprile del 2023.

TUTTE LE SFIDE DEI PETROLIERI AMERICANI

Era dai tempi della pandemia di coronavirus che le raffinerie cinesi non rinunciavano al petrolio statunitense per due mesi di fila. Questa decisione, che è frutto delle tensioni commerciali e politiche tra le due potenze, potrebbe avere delle grosse ripercussioni sui produttori americani di shale oil, i cui guadagni dipendono anche dalla domanda estera. Il contesto di mercato, peraltro, si è fatto più difficile con la decisione dell’OPEC+ – cioè il cartello dei paesi esportatori di greggio, capeggiato dall’Arabia Saudita e dalla Russia – di aumentare la produzione dopo un lungo periodo di tagli.

All’incremento dell’output da parte dell’Opec+ si sommano, però, i timori di un rallentamento dell’economia globale, e quindi della richiesta di energia. Se i prezzi del greggio dovessero scendere troppo per via dello squilibrio tra domanda e offerta, alcuni produttori di shale oil potrebbero faticare a registrare profitti e gli Stati Uniti, di conseguenza, potrebbero perdere quote nel mercato petrolifero, che finirebbero nelle mani dei paesi dell’Opec+ più efficienti sotto il profilo dei costi.

COME VA IL PREZZO DEL PETROLIO

Nonostante la telefonata tra il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e il presidente della Cina Xi Jinping, che potrebbe far sperare a un’attenuazione della guerra commerciale, venerdì i prezzi del petrolio sono calati: il Brent, il contratto di riferimento internazionale basato sul mare del Nord, ha perso lo 0,4 per cento a 65 dollari al barile; mentre il West Texas Intermediate, il benchmark americano, è diminuito dello 0,6 per cento a 63 dollari.

Considerando l’intera settimana, tuttavia, il Brent ha guadagnato l’1,8 per cento e il Wti il 3,7 per cento.

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