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La Cina ha umiliato Trump sulle terre rare

Oggi la Cina estrae gran parte delle terre rare mondiali, con un controllo ancora più pervasivo sulla loro lavorazione chimica. L'analisi di Alessandro Aresu.

Lo schiacciante primato cinese sulle terre rare può essere spiegato con due cose: il marketing e uno scritto di Immanuel Kant del 1793.

Partiamo dal marketing. L’espressione “terre rare” ha lo stesso fascino evocativo e pervasivo che accompagna un’altra espressione che ha ormai mangiato le nostre vite: “intelligenza artificiale”. Scoperte nel 1788 da un minatore svedese e identificate nel 1794 come una nuova “terra” (un termine arcaico per identificare gli elementi solubili in acido), furono ritenute scarse perché non trovate altrove, da cui il nome. Questa percezione, non realtà, di rarità ha alimentato la loro ricerca per oltre un secolo. Per quasi un secolo dalla loro scoperta (1788-1891), il loro utilizzo fu limitato, trovando impiego iniziale nella produzione di reticelle per lampade a gas. La loro classificazione è mutata poi nel tempo, includendo attualmente scandio e ittrio, oltre alla serie dei lantanidi.

Oggi, la Cina estrae gran parte delle terre rare mondiali, con Myanmar, Australia e Stati Uniti che estraggono la maggior parte del rimanente. Ancora più pervasivo è il controllo di Pechino sulla lavorazione chimica: la Cina raffina il 90% delle terre rare globali. La miniera di Bayan Obo, nella Mongolia Interna, è emersa come una fonte primaria. Lo sviluppo del sito è stato integrato in un ambizioso progetto militare-industriale cinese. Come mostrato da Julie Michelle Klinger nei suoi studi sul campo, questo dominio ha avuto un costo ambientale enorme.

Javier Blas, commentatore di Bloomberg, ridimensiona spesso l’allarmismo sulle terre rare. Sottolinea che non sono affatto rare, e il volume del loro commercio globale è letteralmente minuscolo. Nel 2024, gli Stati Uniti hanno importato un totale di 170 milioni di dollari di terre rare, a fronte di centinaia di miliardi di interscambio con la Cina. Secondo Blas, che considera appunto l’aggettivo “rare” una delle più grandi operazioni di branding di tutti i tempi, anche un prezzo decuplicato delle terre rare non avrebbe un impatto significativo sull’economia statunitense o globale. Certo, riconosce che ci sono applicazioni rilevanti, soprattutto in ambito militare, ma il panico sulle terre rare è una formidabile operazione di marketing.

Non è del tutto vero. Per capirlo, veniamo a Kant. Il suo scritto che ci guida alla vera questione è “Sul detto comune: ‘Questo può essere giusto in teoria, ma non vale per la pratica’”. Parliamo spesso di terre rare almeno dal 2010, con la disputa tra Cina e Giappone che ha poi ispirato la seconda stagione di “House of Cards” e la controversia presso l’Organizzazione Mondiale del Commercio che ho trattato nel mio libro “Le potenze del capitalismo politico” del 2020. Dalla pandemia, tutti hanno parlato della necessità di avere riserve, di aprire siti di estrazione, di rafforzare la filiera di trasformazione, di diversificare gli approvvigionamenti. In risposta alle vulnerabilità, il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti ha fissato l’obiettivo di sviluppare una catena di approvvigionamento completa “dalla miniera al magnete” entro il 2027, con investimenti dedicati ai vari attori industriali.

Dovete mettervi nei panni del Partito Comunista Cinese, per capire realmente il nocciolo della questione. Anche i burocrati comunisti leggono tutti questi annunci e commentano sempre con quel detto popolare dello scritto di Kant: una cosa è la teoria, un’altra è la pratica. Una cosa è l’annuncio, un’altra è la realizzazione. Il Partito Comunista Cinese valuta la situazione e conclude che siamo sempre in presenza di annunci senza risultati. Scommette sempre su questo: ci sarà sempre un ritardo burocratico, un errore ambientale, una protesta territoriale, una confusione sulla struttura industriale, un problema di regolamentazione o finanziario. Di conseguenza, non si realizzerà veramente nessuna filiera alternativa a quella cinese. Per ora, la loro scommessa è senz’altro vincente.

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