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Fossili

Che cosa succede ai prezzi del petrolio

Perché i prezzi del petrolio sono sull'altalena.

 

I futures sul greggio sono aumentati di quasi il 3% l’11 marzo in un crescendo di sentiment rialzista alimentato dalle migliori prospettive per la seconda metà del 2021, secondo quanto si legge su S&P Global Platts.

PREZZI IN RIALZO

Le ultime due settimane, in effetti, sono state profittevoli per i trader petroliferi. I prezzi del petrolio hanno raggiunto nuovi livelli massimi in un trend cominciato ormai qualche mese fa con la circolazione delle prime stime sull’efficacia del vaccini. Secondo Oilprice, oltre ai vaccini, anche la politica condotta da Opec-+ che “ha continuato a mantenere un tetto alla sua produzione, con l’Arabia Saudita che ha effettuato un taglio unilaterale di 1 milione di barili al giorno in aggiunta alla sua quota” ha prodotto un effetto importante sui prezzi grazie alla riduzione globale delle scorte di greggio.

LA FIAMMATA DEL PETROLIO DOVUTA ANCHE AGLI ATTACCHI HOUTHI ALLE INFRASTRUTTURE SAUDITE

Insomma, questa serie di avvenimenti, unita a una recente serie di attacchi dei ribelli yemeniti Houthi contro le infrastrutture petrolifere saudite, ha assicurato al Brent il sorpasso della soglia dei 70 dollari per la prima volta in 14 mesi, secondo il Financial Times, anche se solo brevemente, grazie ai trader che hanno reagito come sempre alla notizia di un attacco alle infrastrutture petrolifere saudite iniziando a comprare petrolio e spingendo il prezzo più in alto.

ULTIME DUE SETTIMANE DI VENDITE

Tuttavia, secondo John Kemp di Reuters, i trader istituzionali hanno cominciato a vendere petrolio nelle ultime due settimane. Alcuni per profitto, altri per scommettere su un futuro calo dei prezzi. Kemp ha riferito che i fondi hanno venduto un totale di 20 milioni di barili attraverso i sei future e opzioni più scambiati sulle produzioni petrolifere. Abbastanza poco se si confronta con un tasso di acquisto settimanale di 36,53 milioni di barili nelle 15 settimane precedenti.

Gli ultimi report sui movimenti del prezzo del petrolio suggeriscono, infatti, che questa fiammata non sarà duratura. I prezzi sono già in calo dopo aver toccato i massimi degli ultimi mesi, sotto la pressione di un dollaro Usa più forte (dopo il via libera al piano Biden da 1,9 trilioni di dollari) e dell’attacco degli Houthi alle infrastrutture di Aramco che però non hanno influenzato la produzione, si legge su World Oil. In queste ore, infatti, il Brent si scambia sotto il 70 dollari

CRUCIALE IL PACCHETTO DI STIMOLO USA

Il pacchetto di stimolo Usa viene considerato dagli analisti uno dei fattori cruciali per la ripresa della domanda di petrolio nel più grande consumatore mondiale di greggio. “Il pacchetto, insieme ai tagli dell’OPEC +, potrebbe ipoteticamente spingere i prezzi ancora più in alto – più vicini agli 80 dollari al barile di cui l’Arabia Saudita ha bisogno per bilanciare il suo budget – ma per ora questa è solo una possibilità ipotetica”.

“Il picco del greggio è stata una reazione istintiva a una decisione scioccante dell’OPEC+”, ha detto a Bloomberg all’inizio di questa settimana Vandana Hari, fondatrice di Vanda Insights. Eppure “il Regno potrebbe sfidare la sua fortuna se persegue la via da falco per troppo tempo”.

DA VERIFICARE GLI EFFETTI DELLO SHALE USA

Restano da verificare anche gli effetti dei venti contrari al di fuori dell’OPEC+ e delle trivellazioni di shale. “Negli Stati Uniti, ad esempio, un certo numero di esperti medici ha avvertito gli stati di non affrettarsi ad allentare le loro restrizioni ai movimenti a causa dell’ondata di nuove varianti di infezioni del coronavirus. In Europa, le nuove varianti stanno marciando spedite attraverso i paesi, aumentando ancora una volta i nuovi tassi di infezione. Ciò aumenta l’incertezza nelle prospettive per la domanda di petrolio e l’incertezza a sua volta porta a una maggiore volatilità dei prezzi”, ha sottolineato Oilprice.

LE POLITICHE DI BIDEN NON DOVREBBERO CAUSARE UN CROLLO DELLA PRODUZIONE PETROLIFERA USA

In tale contesto si inseriscono anche le nuove politiche portate avanti dal neo presidente Joe Biden. L’inquilino della Casa Bianca ha messo un limite all’industria petrolifera e gasiera americana con i suoi piani di riforma delle autorizzazioni e delle locazioni sui terreni federali. “Gli impatti immediati saranno probabilmente trascurabili, ma a medio e lungo termine le nuove normative potrebbero avere conseguenze di vasta portata, non solo sulla produzione shale statunitense e sulla produzione convenzionale offshore, ma anche sui ricavi e sui bilanci petroliferi degli stati in cui una l’attività di perforazione attualmente si svolge su terreni federali”, ha evidenziato Oilprice.

Tutte le previsioni mostrano che ci saranno impatti sulla produzione e sul gettito fiscale per gli stati. Ma quanto drastici saranno questi impatti dipenderà dalle regole finali e dal successo del settore nel mettere in discussione potenziali misure drastiche in tribunale. Secondo Wood Mackenzie, l’attuale moratoria temporanea avrà scarso impatto sulla produzione di petrolio. “Il processo di revisione, tuttavia, potrebbe portare a misure di più ampia portata, come royalties più pesanti o obblighi ambientali sui nuovi contratti di locazione, il divieto di vendita dei nuovi contratti di locazione e / o il divieto di nuovi permessi sui contratti di locazione esistenti. Potrebbe anche tradursi in qualcosa di simile al normale “, ha affermato Pablo Prudencio Senior Research Analyst, US Lower 48 Supply, presso WoodMac.

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