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Caserme Verdi

Caserme verdi e non solo. Ecco come la Difesa punta all’efficienza energetica

Chi c'era e cosa si è detto al convegno "La valorizzazione e la gestione del patrimonio immobiliare della difesa"

 

Caserme verdi, autosufficienti dal punto di vista energetico e sicure sotto il profilo della sicurezza.

Si tratta di uno dei progetti più importanti riguardo la valorizzazione del patrimonio immobiliare della difesa che punti, da una parte, all’efficientamento energetico e, dall’altro, al contenimento dei costi.

In Italia ci sono 5mila immobili in capo al ministero della Difesa, ma come valorizzare quelli non più utili?

Ne hanno discusso all’evento “La valorizzazione e la gestione del patrimonio immobiliare della difesa” Salvatore Farina, Presidente Centro Studi Esercito, già Capo di Stato Maggiore dell’Esercito; Giancarlo Gambardella, Direttore Direzione dei Lavori e del Demanio del Segretariato Generale della Difesa; Nicola Latorre, Direttore Generale dell’Agenzia Industrie Difesa e Andrea Tanzi, Presidente AEDEF – Architecture and Engineering for Defence. Quest’ultima ha realizzato tra l’altro opere infrastrutturali per lo stabilimento industriale Faco di Cameri per produzione del velivolo F-35. L’evento, organizzato presso il Centro Studi Americani, è stato moderato da Giorgio Rutelli, direttore di Formiche.net.

Tutti i dettagli.

PROGETTO CASERME VERDI

Il progetto “Caserme Verdi” è nato nel 2018 e rientra nelle priorità dell’Esercito ma è sostenuto da tutte le forze armati, ha esordito il Generale Farina.

“Questo non è un comparto a sé, ma è direttamente collegato al benessere del personale, all’efficienza energetica, alla capacità delle strutture logistiche e la razionalizzazione dello strumento in senso lato. Da tempo era sentita l’esigenza di intervenire sui parchi. Perché molte caserme oggi in Italia sono vetuste e allo stesso tempo sono centrali nel tessuto urbano impiegando tanta energia” ha osservato Farina.

Tra gli obiettivi di questi interventi ci sono principalmente qualità dell’ambiente di lavoro, contenimento dei costi gestionali, tutela dell’ambiente e basso impatto energetico.

“Lo stato delle nostre infrastrutture non era, e non è ancora, adeguato a quelli che sono gli standard moderni. Alcune caserme sono state costruite un secolo fa, mentre quasi tutte hanno più di cinquant’anni. Per questo motivo abbiamo voluto avviare, iniziando da 28 basi [su 472 strutture] dislocate in tutta Italia, il progetto Caserme Verdi con il quale ci siamo posti l’obiettivo di ammodernare le nostre infrastrutture, renderle più rispettose dell’ambiente ed efficaci dal punto di vista energetico, fare in modo che possano ospitare sia i soldati che le loro famiglie, costruire nelle adiacenze impianti sportivi e strutture ricreative e sanitarie, fruibili anche da parte della cittadinanza”, ha spiegato il Presidente Centro Studi Esercito.

Si è iniziato con quattro caserme tra cui la Comina a Pordenone e la Cecchignola a Roma.

COSTI PREVISTI

Oltre a caserme verdi, che ha un costo previsto di 1,5 miliardi di euro di cui 562 milioni nel 2021-2024, ci sono altri progetti di valorizzazione del patrimonio immobiliare della difesa. Come quello per l’Ospedale del Celio (41 milioni nel 2021-2024), Basi blu (1,3 miliardi di cui 570 milioni nel 2021-2024) e Aeroporti Azzurri (5,9 miliardi di cui 507 milioni nel 2021-2024). Inoltre, c’è anche il primo smart military district a Castro Pretorio con 45 milioni stimati.

TEMPI LUNGHI

Riguardo i tempi, come per tutte le opere pubbliche, si prevedono tempistiche lunghe: 15-20 anni.

IL RUOLO DELLA DIREZIONE DEI LAVORI DEL DEMANIO

Centrale in questo percorso di razionalizzazione del patrimonio immobiliare della Difesa è il ruolo della Direzione dei lavori e del demanio, ricorda Giancarlo Gambardella, Direttore Direzione dei Lavori e del Demanio del Segretariato Generale della Difesa.

La Direzione dei lavori e del demanio è deputata alla progettazione, realizzazione e manutenzione delle costruzioni edili di ogni tipo. Provvede all’acquisizione, amministrazione, valorizzazione e alienazione nonché alle dismissioni dei beni demaniali militari. Inoltre, è competente in materia di servitù e vincoli di varia natura connessi ai beni demaniali militari e cura la formazione di personale tecnico e specializzato militare e civile.

Non solo. La Direzione gestisce un parco infrastrutturale di circa 4650 immobili in uso governativo di cui: 2460 demanio pubblico dello Stato incluse palazzine alloggi; 1450 patrimonio indisponibile e 800 di altre tipologie (demanio marittimo ecc.).

Dal momento che la Difesa non vende immobili, il primo percorso è attraverso l’Agenzia del Demanio, vera proprietaria dei beni immobili dello Stato, precisa il generale Gambardella. Grazie all’azione sinergica della Difesa con l’Agenzia del Demanio lo stato può risparmiare decine di milioni di euro affidati ai privati.

“Inoltre, ci sono dei percorsi di natura duale, quando sono parzialmente utilizzabili dalla Difesa, attraverso delle concessioni portate avanti con la società in house Difesa Servizi. E in questo caso, fa l’esempio dei fari. Le torri fari sono operative ma vengono gestiste da remoto, quindi si è valorizzato il percorso di valorizzazione con le residenze dei faristi. Oggi sono diventate degli alberghi, dando nuova vita a degli immobili che erano destinati alla decadenza” ha illustrato Gambardella.

LE DIFFICOLTÀ DELLA VENDITA DEGLI IMMOBILI

Alcune delle caserme non più utili a fini istituzionali sono rese disponibili alle università (come nel caso dell’Università di Padova che sta realizzando un polo di studi o l’Università Cattolica a Milano), per le altre c’è il percorso di vendita. In questo caso, il generale Gambardella ha osservato che si tratta di un percorso “difficile, dal momento che le caserme non sono accatastate e, per legge, non hanno destinazione urbanistica”.

ADEGUAMENTO INFRASTRUTTURALE PER FINALITÀ INDUSTRIALI

Infine, riguardo la valorizzazione del patrimonio degli immobili della difesa, la dismissione — che deve essere attraente e fruibile —  comporta degli sforzi per capitalizzare. È necessaria infatti “un’attività preliminare che li rende interessanti. Ecco perché sarebbe utile definire “un accordo quadro con l’Anci (Associazione Nazionale Comuni Italiani) e la Conferenza Stato Regioni” che definisca anche un percorso chiaro per garantire la destinazione d’uso e incentivarne la dismissione, ha sottolineato Nicola Latorre, Direttore Generale dell’Agenzia Industrie Difesa.

C’è poi l’adeguamento infrastrutturale e l’aspetto delle infrastrutture per finalità industriali. In questo caso, c’è in ballo la “capacità produttiva dell’asset industriale, che si traduce in autonomia, in sicurezza sul lavoro e capacità competitive che pur essendo una PA non possiamo sottovalutare” ha evidenziato Latorre.

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