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Case Green

Case green, ecco perché l’Ue rischia di fare la fine di Cuba

Chi c'era e cosa si è detto sulle case green all’evento “La decarbonizzazione dei consumi domestici: tecnologie multienergy per un futuro sostenibile” con Proxigas e altre associazioni di categoria

 

La direttiva europea sulle case green rischia di rallentare il processo di decarbonizzazione. Il settore immobiliare è un ecosistema complesso, puntare tutto sull’elettrico danneggerebbe le aziende, i consumatori e l’ambiente. È il punto di vista delle associazioni di categoria Proxigas, Assogasliquidi-Federchimica, Ance, Angaisa, Applia Italia, Assotermica e Federcostruzioni, espresso nel corso dell’evento “La decarbonizzazione dei consumi domestici: tecnologie multienergy per un futuro sostenibile” che si è tenuto oggi presso l’Aula dei Gruppi parlamentari a Roma.

ARRIGONI (GSE): RISCHIO “EFFETTO CUBA” SULLE CALDAIE A GAS

La direttiva sulle case green potrebbe avere un “effetto Cuba” sulle caldaie a gas, secondo Paolo Arrigoni, presidente del Gse. La norma rischia di spingere diversi consumatori a riparare caldaie a gas obsolete, invece di sostituirle, secondo Arrigoni.

“Non sono d’accordo con la direttiva sulle case green perché significherebbe che, dopo il bando delle auto a combustione, arriva anche quello delle caldaie a gas, si buttano così a mare anche gli impianti alimentati a biogas e biometano. Sottolineo il fatto che questa proposta non impone l’obbligo di cambiarle”, ha affermato Arrigoni.

CHI DICE NO ALL’ELETTRIFICAZIONE TOTALE

Una preoccupazione condivisa anche da Alberto Montanini, Presidente Assotermica, il quale ha sposto l’accento sui rischi di scommettere tutto sull’elettrico: l’utilizzo di riscaldatori d’ambiente poco efficienti (stufe elettriche e a gas), il discomfort e la mancanza di riscaldamento per i ceti meno abbienti, che hanno invece più bisogno d’aiuto. Inoltre, c’è lo sviluppo sul mercato di apparecchi di seconda mano pericolosi per la sicurezza

“L’approccio multitecnologico è molto più sostenibile rispetto alla totale elettrificazione. Passando alla cogenerazione non assistiamo a nessun miglioramento dell’efficienza energetica, i sistemi consumano le stesse quantità di energia. ”, ha affermato Alberto Montanini, Presidente di Assotermica.

Puntare sull’elettrico non può rappresentare l’unica via per decarbonizzare i consumi del settore immobiliare, altrimenti rischiamo di fare passi indietro importanti in questo percorso, secondo il presidente del Gse, Paolo Arrigoni.

“L’elettrificazione può essere una soluzione per la decarbonizzazione se è prodotta da rinnovabili, oggi copre una minima percentuale, forse da qui al 2030 si ribalteranno i rapporti. Stando ai consumi presenti, ritengo che i benefici ambientali risulterebbero molto ridimensionati perché dobbiamo considerare anche il lyfe-cycle assesment”, ha affermato il presidente del Gse, esprimendo dubbi sul fatto che sostituire una caldaia a gas con una pompa di calore possa portare vantaggi evidenti”, ha affermato Arrigoni.

“È sbagliato l’approccio fatto di divieti tecnologici, che non tengono conto di altri vettori come idrogeno green e biometano. I consumi finali di energia nel nostro Paese erano di 120 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio, le Fer occupano poco meno del 20%. Se dovessimo passare nel giro di pochi anni all’elettrificazione delle caldaie a gas dovremmo aumentare del 60 % gli attuali consumi elettrici complessivi, con problemi di sviluppo delle reti di distribuzione”, ha aggiunto Arrigoni.

LA DIRETTIVA CASE GREEN RALLENTERÀ LA DECARBONIZZAZIONE?

“Una cosa è certa: questo processo di elettrificazione non è compatibile con i tempi che dobbiamo rispettare. Abbiamo bisogno di altre idee che devono mettere insieme la riduzione dei rifiuti, il potenziamento dell’economia circolare e la generazione di energia. Vuol dire maggiore valore a biogas, biometano, biomasse che devono svolgere un ruolo più importante di quello a cui fino adesso li abbiamo relegati”, ha sottolineato Luca Squeri, membro della X Commissione Attività Produttive della Camera dei Deputati.

Una posizione condivisa da Marta Bucci, direttore generale di Proxigas, che ha posto l’accento sul fatto che oggi la maggior parte dell’elettricità è prodotta da fonti fossili.

“L’elettrico è prodotto solo per il 30% dal Fer, la domanda aggiuntiva potrebbe essere soddisfatta oggi solo utilizzando combustibili fossili. È importante però che accanto alla componente elettrica si dia equivalente valore a tutte le altre soluzioni che utilizzano tecnologie e vettori differenti che possono contribuire al percorso di decarbonizzazione. Ci auguriamo che si possa promuovere un nuovo approccio dell’Europa incentrato sulla neutralità tecnologica, che difenda un approccio inclusivo di tutte quelle tecnologie che possono dare un contributo positivo alla decarbonizzazione”, ha sottolineato Bucci.

LA NEUTRALITÀ TECNOLOGICA PER IL SETTORE IMMOBILIARE

Il punto che ha messo d’accordo tutti i relatori è che neutralità tecnologica e flessibilità sono le due parole d’ordine della decarbonizzazione del settore immobiliare.

“Serve un approccio meno ideologico e con tempi congrui, bisogna valorizzare tute le fonti e le tecnologie, che devono essere sostenute se sono in grado di portare un contributo alla decarbonizzazione”, ha affermato Paolo Arrigoni.

“Anziché andare verso un principio di esclusività bisogna puntare a uno di complementarietà. Perché il primo non fa il gioco dell’Italia, dell’Europa o delle imprese. Dobbiamo seguire il secondo principio come abbiamo sempre fatto perché la soluzione unica non fa il gioco né dell’Italia né delle imprese. La direttiva sugli impianti di riscaldamento sembra una misura sbagliata, che non permette di raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione. Il mondo dell’impresa deve farsi sentire”, ha affermato Tommaso Foti, deputato della VII Commissione Ambiente.

“Le politiche devono essere ripensate, dobbiamo fare tesoro dell’esperienza di questi anni, seguendo principi di sinergia tra molecole, gas, green gas e elettrico. Questa può essere la nostra forza, l’approccio che può darci più possibilità di costruire un percorso veramente attuabile”, ha affermato Marta Bucci.

Un percorso di decarbonizzazione di successo non può prescindere dall’analisi dei contesti abitativi e dei mix energetici presenti in ciascuno Stato Membro, secondo Ilaria Bertini, Direttore del Dipartimento Unità per l’Efficienza Energetica di Enea.

“Non esiste una sola soluzione per decarbonizzare i consumi. Abbiamo cinque zone climatiche che differenziano molto tra di loro, ci sono tecnologie che funzionano meglio in alcune situazione, in altre meno. Il nostro patrimonio caratteristico è molto vario, una caratteristica positiva. Dobbiamo esserne fieri ma anche tenerne conto. Chi vive nel Nord Europa ha costruzioni molto semplificate rispetto alle nostre. Inoltre, c’è una parcellizzazione delle proprietà, cosa che ci ha difeso in situazioni di crisi. Non abbiamo grandi gruppi, caratteristiche che vanno prese in considerazione per raggiungere gli obiettivi”, ha detto Bertini.

Anche Marta Bucci ha posto l’accento sull’importanza di considerare le particolarità del patrimonio immobiliare di ogni Paese e lasciare maggiore campo libero ai singoli Stati di trovare il percorso migliore per abbattere le emissioni inquinanti.

“L’ultimo punto è la flessibilità da lasciare ai Paesi membri, che sono caratterizzati da contesti completamente diversi dal punto di vista infrastrutturale, energetico e architettonico”, ha affermato Bucci.

IL RUOLO DEL CITTADINO

Il cittadino rappresenta un tassello principale della decarbonizzazione del settore residenziale. Parliamo infatti di un percorso tortuoso che ha bisogno del coinvolgimento di tutte le parti in causa, tra cui appunto il consumatore finale.

“Se non diamo al consumatore la possibilità di partecipare alla decarbonizzazione indeboliamo l’intero percorso”, ha concluso Bucci.

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