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Cambiamenti Climatici

Cambiamenti climatici, cosa non va in Italia

Il corsivo di Nunzio Ingiusto

Disastri naturali continui e costanti da 20 anni. Il pianeta è minacciato. Niente di nuovo. Oltre a Greta Thunberg ed ai ragazzi di Fridays for future capita a tutti noi di vederne ogni giorno gli effetti. Tutto è paurosamente messo in discussione: uso di energia, tutela del territorio, incendi, inquinamento di falde ed acque.

“Il cambiamento climatico è il principale responsabile del raddoppio dei disastri naturali nel mondo in vent’anni” abbiamo letto ieri nel Rapporto dell’Ufficio delle Nazioni Unite per la riduzione del rischio di catastrofi (Unsdir). Dal 2000 ci sono state 7.348 calamità naturali costate 1,2 milioni di morti e 3mila miliardi di dollari.

Il mondo è in piena pandemia da Covid-19. Non sappiamo ancora se anche questo flagello sanitario un giorno sarà catalogato come calamità naturale. Se ne discute. Certo, ha molte implicazioni con l’inquinamento e le energie fossili.

Attenzione, ha aggiunto Mami Mizutori segretario dell’Unsdir, “il Covid ha reso i governi e l’opinione pubblica consapevoli dei rischi che ci circondano. E l’emergenza climatica può essere anche peggiore”. Ma quanto le classi dirigenti sono consapevoli dei rischi che stiamo correndo ?

Nella nostra Italia, Paese senza risorse naturali da sfruttare, con importazioni miliardarie di gas e petrolio dannosi, con il 90% del territorio esposto a rischi di ogni tipo, e tanta fuffa ecosostenibile, non ce la passiamo bene. Emergenza climatica e sostenibilità sono le due facce di una medaglia da attaccare al petto dei migliori e il Belpaese per ora non c’è.

Su 17 obiettivi dell’Agenda 2030 – ha detto L’Associazione per lo Sviluppo Sostenibile a Conte e Di Maio, la settimana scorsa – sono peggiorati povertà, alimentazione, salute, istruzione, occupazione. Settori in un modo o nell’altro connessi all’emergenza ambientale. E già, perché se hai in testa il problema del lavoro o dell’istruzione, pensi un po’ di meno a smog, frane ed alluvioni.

È compito della politica, della sua classe dirigente, mettere insieme tutto e bene. Chi può faccia mea culpa. Il ventennio di disastri naturali denunciato dall’organizzazione Onu, dunque, ha parecchio a che fare con noi. Un Paese fragile da Nord a Sud con lutti, tragedie (anche recenti) su cui la mano riparatrice dello Stato non si vede. Dinanzi a tanto sfascio non abbiamo un moderno sistema digitale del territorio, un serio piano di recupero del patrimonio edilizio, un programma per la messa in sicurezza delle infrastrutture di trasporto e viabilità, una politica per gli invasi di acqua, una convincente politica energetica. Ritardi di decenni senza assoluzioni per nessuno.

In fondo di questi tempi basterebbe leggere bene il parere Recovery and Resilience Facility della Corte dei Conti europei. Uno scritto che che ti dice cosa fare, con quali soldi e quando. Ma sarà chiuso in qualche cassetto del Palazzo.

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