Soldi verdi che fanno comodo all’economia italiana.
Se il governo italiano manterrà le promesse per la transizione energetica, la Banca europea per gli investimenti (Bei) c’è ed è pronta a sganciare finanziamenti.
Il presidente dell’Istituto di credito, Werner Hoyer, e il vice presidente, Dario Scannapieco, hanno incontrato il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri e discusso delle opportunità di investimenti nelle energie rinnovabili.
L’Italia nel 2019 è stato il Paese a cui la Bei ha concesso più finanziamenti. Ora, però, l’Italia deve puntare di più su un settore specifico e creare le condizioni per le imprese per ottenere crediti di medio e lungo periodo. Gualtieri ha già parlato di una spinta agli investimenti e il quadro dei provvedimenti annunciati dal governo è ampio e lacunoso allo stesso tempo.
Mentre il mondo delle rinnovabili rimprovera all’esecutivo la prudenza nella cancellazione dei sussidi sotto varie forme alle aziende del fossile, le piccole e medie imprese che vogliono trasformarsi hanno bisogno di soldi.
La Bei, hanno detto i protagonisti dell’incontro romano, è da sempre in prima linea sugli investimenti per affrontare il cambiamento climatico, stimolare l’innovazione e favorire lo sviluppo delle Pmi. Quest’anno i vertici della Banca hanno accolto con favore le linee guida della manovra di Bilancio 2020. Come questa condivisione si tradurrà in titoli di credito e fiducia ai piccoli imprenditori non è stato detto.
La cosa migliore sarebbe aprire subito un tavolo di lavoro per definire tempi e modi e, soprattutto, per capire in concreto cosa si riuscirà a fare da qui al 2030, data fatidica per gli obiettivi del piano ambientale del Conte bis.
Tuttavia se il fonte politico in Parlamento e nel Paese è in fibrillazione, la quantità di finanziamenti Bei all’Italia nel 2019 fornisce ottimismo. Negli 11 miliardi di euro accordati c’erano soldi per trattamento rifiuti, reti idriche, efficienza energetica di edifici pubblici e mobilità sostenibile.
Una continuità strategica che vogliamo intravedere in quel contesto green indicato da Cinquestelle e Pd, soprattutto a prescindere dal destino della loro intesa di governo. Perché la partita vera per il passaggio ad un’economia sostenibile la gioca il mondo della produzione.