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Bagnoli

Come procede la bonifica di Bagnoli?

L'articolo di Nunzio Ingiusto sulle ultime novità sulla bonifica dell’area ex Italsider di Bagnoli

 

Se l’è cavata con la celebre frase di Massimo Troisi “Scusate il ritardo” il ministro per il Sud Giuseppe Provenzano. Alla presenza del sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, gli uomini della Regione Campania, l’amministratore delegato di Invitalia Domenico Arcuri, il commissario straordinario del governo, Francesco Floro Flores, ha dato il via alla bonifica dell’area ex Italsider di Bagnoli.

Era ora che la più grande e ritardata operazione di bonifica ambientale d’Italia vedesse finalmente mezzi meccanici in funzione. Decenni di lotte politiche, sprechi, inchieste, hanno reso i napoletani scettici (benedetta indulgenza!) sulle reali intenzioni della politica e delle amministrazioni pubbliche di rilanciare un’area strategica e così importante. Per Napoli, il Sud e per la serietà dello Stato bisognava riconvertire un glorioso sito industriale.

Se De Magistris ha detto che a lui le ruspe piacciono (è secondo dopo Salvini) Provenzano è stato più realista. Dopo oltre 25 anni, ha detto Provenzano a telecamere e microfoni, “sento il dovere” di dire a nome dello Stato e a nome dei cittadini di Bagnoli, di Napoli e del Sud, “scusate il ritardo”.

Non ha colpe pregresse Provenzano, ma la sua parte politica qualche autocritica per errori e lotte di potere se la deve fare. Non è mai andata fino in fondo con i piani di riconversione ambientale e sociaIe. Non che non ci credesse. Ma quando ha avuto i “pieni poteri” a Napoli come a Roma non ha saputo governare quei necessari e agognati processi di rigenerazione urbana, come l’antica buona cultura di governo della vecchia sinistra sapeva fare. Doveva giocare a tutto campo una partita decisiva per portare su un altro terreno una classe operaia dissolta e sconfitta dal mercato dell’acciaio e dagli impatti ambientali inquinanti.

Si è addirittura incartata, quella sinistra, con la società speciale “Bagnoli futura”, pentola senza fondo di soldi pubblici, fallita, delegittimata e che ha finito per consegnare il caso Bagnoli nelle mani di chi oggi governa la città e dei movimenti contigui. Una sconfitta a sinistra ed un fantasma che ritorna.

I lavori sono quindi partiti, ma in modo soft. In maniera speculare a quella specie di “carcere ambientale con recinto” evocato dallo stesso Provenzano. Lui ha detto che vuole coinvolgere la città nel concorso di idee internazionale sebbene i tempi si stiano allungando. I soldi ci sono e dovranno essere spesi. Però, i cantieri andranno avanti almeno fino al 2024. Un tempo ancora lungo che insospettisce – alla vigilia della campagna elettorale per le regionali in Campania – i comitati di lotta e di quartiere che hanno presidiato Bagnoli durante la visita di Provenzano. Una passerella pre elettorale con il portafoglio pieno, una volta tanto.

La retorica, tuttavia, tira brutti scherzi e quando il ministro ha annunciato che non vuole contare più gli anni per vedere la rinascita, ma i giorni e i minuti, la comitiva di cantiere ha sospirato. Chissà come la ricorderanno i napoletani nei prossimi mesi. Con la speranzosa condizione – per loro – che sulle gare di appalto per bonificare non si abbattano ricorsi e liti giudiziarie. Noi con le procedure d’urgenza non fermeremo i cantieri, dice Invitalia. Sarà.

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