L’Opec prende coscienza del pericolo che auto elettriche e shale Oil rappresentano per il mercato del petrolio
Mentre i consumi petroliferi continuano a crescere, l’Opec inizia a fare i conti con due importanti realtà, fino ad oggi snobbate (o quasi). Parliamo di auto elettriche e shale Oil, la cui diffusione influenzerà lo scenario di previsione sulla domanda di greggio. Questo, almeno, quanto emerge dal World Oil Outlook, il primo rapporto dell’Organizzazione che ammette che la produzione di petrolio da scisti, prodotto americano che viene estratto dalle formazioni rocciose, fratturando la materia con acqua, sabbia o ceramica e agenti chimici proiettati con grande forza, non è un fenomeno passeggero.
Qualche segnale che l’Opec avesse iniziato a rendersi conto della “minaccia” c’era già stato. Mohammed Barkindo, segretario generale dell’Opec, ha provato nelle scorse settimane a chiedere la collaborazione dei colossi energetici a stelle e strisce. “Esortiamo i nostri amici nei bacini di shale del Nord America ad assumere questa responsabilità condivisa con tutta la serietà che merita”, avrebbe detto Barkindo.

“Nel giro di pochi anni i veicoli elettrici sono passati dall’essere assolutamente non abbordabili, non pratici e non particolarmente belli a rappresentare una valida opzione per una nicchia di consumatori”, si legge sul rapporto, che prende coscienza anche della produzione di petrolio da scisto, evidenziando la “resilienza e abilità di recuperare” da parte del settore shale.
In Nord America, secondo le nuove previsioni dell’Opec, le estrazioni di greggio non convenzionale aumenteranno del 56%, a 7,5 mbg nel 2021, contro i 5,1 mbg di quest’anno. Ma anche lo shale, per il gruppo Opec, è destinato al declino. A partire dal 2025, anno in cui è previsto il picco.





