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Rischiamo davvero un disastro nucleare dopo l’attacco a Zaporizhzhia?

Le Nazioni Unite confermano un attacco via droni alla centrale nucleare di Zaporizhzhia, in Ucraina ma controllata dai russi. Mosca e Kiev si accusano a vicenda. Il rischio di un disastro atomico, comunque, è basso

L’Agenzia internazionale per l’energia atomica, un organismo delle Nazioni Unite, ha fatto sapere che la centrale nucleare di Zaporizhzhia, la più grande d’Europa – si trova in una regione dell’Ucraina occupata dalla Russia -, è stata attaccata con dei droni, uno dei quali è esploso vicino a un edificio di contenimento del reattore. Si tratta del primo attacco dal novembre 2022.

COSA SAPPIAMO DELL’ATTACCO ALLA CENTRALE DI ZAPORIZHZHIA

In un comunicato, l’agenzia ha detto che gli attacchi hanno interessato uno dei sei reattori della centrale – il numero 6, nello specifico -, ma non sembrano aver causato danni ai sistemi critici di sicurezza. L’agenzia non ha fornito indicazioni sui responsabili, ma ha dichiarato che questo genere di attacchi “fanno aumentare significativamente il rischio di un grave incidente nucleare e devono cessare subito”. I livelli delle radiazioni, comunque, sarebbero rimasti nella normalità.

RUSSIA E UCRAINA SI ACCUSANO A VICENDA

La Russia, attraverso l’ente statale per il nucleare Rosatom, ha detto che l’attacco ha causato tre feriti e ne ha addossato la responsabilità all’Ucraina, che però ha negato di essere coinvolta e ha accusato a sua volta le forze russe. L’intelligence militare di Kiev ha specificato che “l’Ucraina non è coinvolta in alcuna provocazione armata sul territorio della centrale di Zaporizhzhia occupato illegalmente dalla Russia” poco dopo l’inizio dell’invasione nel febbraio 2022.

Il portavoce del Cremlino ha definito l’attacco “una provocazione molto pericolosa”. Secondo gli ucraini, invece, l’operazione sarebbe stata condotta dai russi con l’obiettivo di danneggiare la reputazione internazionale di Kiev o di giustificare ritorsioni armate.

LA SITUAZIONE DEI REATTORI DI ZAPORIZHZHIA

La centrale di Zaporizhzhia possiede sei reattori di progettazione sovietica modello VVER-1000 V-320, raffreddati ad acqua. Sono tutti stati spenti: i reattori numero 1, 2 5 e 6 si trovano in una situazione di cold shutdown (il combustibile è praticamente freddo, cioè); il reattore 3 è stato arrestato per dei lavori di riparazione; il reattore 4 è invece in hot shutdown (il combustibile è ancora a temperature moderatamente elevate).

Gli ingegneri ucraini – come riporta Bloomberg – sostengono che i componenti della struttura debbano ricevere manutenzione e che il combustibile nucleare vada sostituito.

SI RISCHIA DAVVERO L’INCIDENTE NUCLEARE?

Nel diffondere la notizia sugli attacchi alla centrale, diversi giornali italiani hanno sottolineato l’avvertimento dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica, che ha parlato di “rischio di un grave incidente nucleare”. Ma quanto è rischiosa, davvero, la situazione a Zaporizhzhia?

Cosa aveva spiegato già mesi fa su X il fisico Luca Romano, divulgatore scientifico con il soprannome di Avvocato dell’Atomo, tutti i reattori della centrale sono spenti da tempo (“persino in cold shutdown”) e “l’ammontare di Iodio 131 è zero sia nei reattori che nelle piscine”. Lo iodio-131 è un isotopo radioattivo pericoloso per la salute umana.

Essendo l’ammontare di iodio-131 negli impianti di Zaporizhzhia pari a zero, Romano scrive che “se anche tutta la centrale saltasse in aria e vi fosse una dispersione radiologica (scenario comunque molto improbabile) i rischi per la salute umana sarebbero molto vicini allo zero statistico”. Inoltre, la centrale di Zaporizhzhia è di una ventina d’anni più moderna di quella di Fukushima Dai-ichi (la centrale giapponese protagonista dell’incidente del 2011, che comunque non fece vittime); a differenza della famigerata centrale di Chernobyl, poi, i reattori di Zaporizhzhia “sono circondati da edifici di contenimento spesso 1,8 metri in cemento armato, penetrabili solo con munizioni bunker-buster e non contengono materiale infiammabile”.

“Il problema”, conclude il fisico-divulgatore, “è che le conseguenze psicologiche degli incidenti sono molto serie, e sia nel caso di Chernobyl che di Fukushima panico e stigma sociale hanno fatto molti più morti delle radiazioni. Motivo per cui continuare ad alimentare questa psicosi non fa bene a nessuno”.

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