skip to Main Content

Fossili

Petrolio, chi spinge per estendere i tagli alla produzione fino al 2020

Lunedì 1 luglio inizia a Vienna una due giorni di incontri tra i paesi dell'Opec e gli altri esportatori di petrolio che non fanno parte dell'organizzazione. Ecco fatti, numeri, parole e scenari

I paesi dell’Opec+ si stanno muovendo nella direzione di un’estensione dei tagli della produzione petrolifera oltre l’orizzonte temporale del 2019, allargando la riduzione dell’offerta addirittura al primo trimestre 2020. È quanto emerge a poche ore dall’inizio del vertice in programma a Vienna che dovrà fare in conti con un aumento dell’output shale statunitense e un indebolimento della crescita mondiale.

PER RUSSIA E ARABIA SAUDITA ACCORDO SU ESTENSIONE TAGLI AL G20

Dopo che Russia e Arabia Saudita hanno raggiunto un primo accordo sabato al vertice del G20 per un’estensione dei tagli di sei-nove mesi, altri paesi hanno espresso il loro sostegno a una proroga più lunga. La ragione è molto semplice: “Più lungo è l’orizzonte, più forte è la certezza per il mercato”, ha detto il segretario generale dell’Opec Mohammad Barkindo domenica nella capitale austriaca dopo aver incontrato Khalid Al-Falih, il ministro dell’energia saudita. “Sarà più sicuro guardare oltre il 2019. Penso che la maggior parte delle previsioni a cui stiamo assistendo ora e la maggior parte dell’analisi si sta gradualmente spostando al 2020”, racconta Bloomberg.

ESTENSIONE DI NOVE MESI TUTTA DA VERIFICARE

In ogni caso qualche effetto il vertice di Vienna lo sta già provocando: se dal 2016 – anno in cui Russia e Arabia Saudita hanno gettato le basi di Opec+ – il prezzo del Brent ha oscillato tra i 45 e gli 85 dollari al barile, oggi i futures del greggio per settembre hanno subito guadagnato fino al 2,2% toccando i 66,14 dollari al barile. Segno, insomma, che la strategia funziona. Anche i delegati provenienti da Nigeria, Venezuela, Iraq e Oman hanno espresso il loro sostegno a una proroga di nove mesi, anche se non si tratta della politica tradizionale dell’Opec che ha sempre privilegiato accordi semestrali. Sarà da verificare se al proposta, a cui Al-Falih, ha detto di essere favorevole, otterrà il sostegno unanime di tutti i 14 membri del cartello petrolifero.

STRATEGIE E TATTICHE BEN PRECISE

Come anticipato, la sterzata c’è stata nel fine settimana, durante il summit dei Venti grandi con l’incontro tra il presidente russo Vladimir Putin e il principe ereditario saudita Mohammed Bin Salman: fino a quel momento la discussione si era incentrata su un prolungamento dei tagli fino a fine anno. Questo riflette una strategia e una tattica ben precise: riconosce le prospettive più cupe del 2020 per l’offerta e la domanda in un contesto di rallentamento della crescita economica e di aumento della produzione statunitense. E permette all’Opec di mostrare al mercato che è pronta a continuare i tagli pur mantenendo la flessibilità necessaria a modificare l’accordo nel corso della prossima riunione prevista entro la fine dell’anno.

L’OSTACOLO IRAN

Tra i paesi riluttanti ad accogliere la proposta di un prolungamento della riduzione della domanda oltre l’anno potrebbe esserci l’Iran: in passato, Teheran si è opposta ferocemente alla posizione di Riad accusandola di averle rubato quote di mercato. Questa volta, la Repubblica islamica si trova a lottare anche con il crollo delle esportazioni di greggio causato delle sanzioni statunitensi che stanno paralizzando la sua economia. “L’Iran per ora tace, ma non si vede perché dovrebbe puntare i piedi, visto che nessuno accenna alla volontà di pompare più greggio per occupare i suoi spazi sul mercato, ormai ridotti (almeno ufficialmente) al lumicino a causa delle sanzioni americane”, scrive il Sole 24 Ore. “Persino l’Iraq, che in passato non si era fatto scrupolo a mettere i bastoni tra le ruote alla coalizione Opec-non Opec, stavolta ha voluto rassicurare in anticipo – con l’autorevolezza di un comunicato ufficiale – che non punterà i piedi. ‘I principali produttori di petrolio si stanno orientando verso la decisione di estendere per 6-9 mesi l’accordo sulla produzione – afferma la nota, a firma del ministro Thamer Ghadhban –. La posizione dell’Iraq è favorevole, affronta la realtà delle sfide sul mercato del petrolio e sostiene tutti gli sforzi relativi al bilanciamento tra domanda e offerta’”; prosegue il quotidiano di Confindustria.

L’INCENTIVO RUSSO AD ESTENDERE I TAGLI

Per Mosca, tuttavia, c’è un ulteriore incentivo ad estendere i tagli di nove mesi: con le compagnie petrolifere russe in lotta per aumentare la produzione durante l’inverno, stendere l’accordo al 2020 vorrebbe dire scavalcare l’anno per trovarsi in una posizione migliore per pompare di più nella primavera del prossimo anno.

L’ATTUALE ACCORDO RISPETTATO AL 163% A MAGGIO

L’attuale versione dell’accordo OPEC+ prevede una riduzione della produzione di 1,2 milioni di barili al giorno, anche se l’alleanza ha tagliato più di quanto promesso, dato che le sanzioni statunitensi a Iran e Venezuela hanno ridotto la produzione di entrambi i paesi. L’Arabia Saudita ha anche unilateralmente abbassato la produzione, pompando 9,73 milioni di barili al giorno a giugno, secondo Bloomberg: il tetto previsto dall’accordo Opec+ è di 10,3 milioni di barili al giorno. La produzione totale di greggio Opec nel corso del mese è scesa di 130mila barili da maggio, a 30 milioni di barili al giorno. Nel complesso il rispetto dei tagli all’interno di Opec+ ha raggiunto il 163% a maggio secondo i calcoli del Comitato Tecnico Congiunto del gruppo

AL-FALIH: ESTENSIONE TAGLI AIUTERÀ A RIEQUILIBRARE IL MERCATO

Insomma, l’accordo di sabato tra Arabia Saudita e Russia suggerisce che lo slancio sarà mantenuto. L’estensione “apre la strada per garantire gli interessi dei produttori e dei consumatori”, ha detto Al-Falih dell’Arabia Saudita in un tweet. “Questo aiuterà a ridurre le scorte globali e quindi ad equilibrare il mercato”.

Back To Top