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nuove tecniche genomiche

Agricoltura, chi gioisce e chi brontola per le Nuove tecniche genomiche nell’Ue

L'Unione europea ha trovato un accordo sulle Nuove tecniche genomiche in agricoltura che mirano a creare varietà capaci di resistere meglio a siccità, alluvioni e parassiti, superando i limiti imposti dall’attuale coltivazione di Ogm in Europa, ma non tutti sono felici. Fatti e reazioni

 

Ci sono voluti più di due anni ma le Nuove tecniche genomiche (Ntg), conosciute anche come Tecniche di evoluzione assistita (Tea) in agricoltura, alla fine hanno ottenuto il via libera dall’Ue. L’obiettivo è ottenere una varietà di colture più resistenti ai cambiamenti climatici e con un minore uso di pesticidi.

L’accordo, arrivato dopo un lungo negoziato tra Commissione, Consiglio e Parlamento europeo, soddisfa la maggioranza del governo italiano e associazioni di categoria quali Confederazione italiana agricoltori (Cia), Confagricoltura, Coldiretti e Filiera Italia, mentre scontenta i Verdi e Ong come Slow Food.

COME FUNZIONANO LE NTG

Le Nuove tecniche genomiche (Ntg) coinvolgono metodi che alterano il genoma in modo mirato, con interventi che evitano la transgenesi e si basano su sequenze genetiche della stessa specie o di specie strettamente correlate. Tali tecniche permettono modifiche che possono avvicinarsi a processi naturali o tradizionali di selezione, pur avendo una precisione maggiore.

Il Messaggero le descrive come un’alternativa “più soft” rispetto agli Ogm tradizionali, poiché permettono di alterare il Dna senza ricorrere a geni provenienti da specie differenti.

LE DUE CATEGORIE DI NTG

L’intesa raggiunta prevede un quadro regolatorio che distingue le piante ottenute tramite le Ntg in due categorie. La prima riguarda organismi modificati attraverso procedimenti di precisione senza inserimento di Dna estraneo, considerati assimilabili alle piante convenzionali. La seconda comprende invece le varietà che prevedono l’introduzione di materiale genetico da specie non incrociabili e resta soggetta alla normativa vigente sugli Ogm.

Come riporta Eunews, Consiglio e Parlamento europeo hanno mantenuto l’architettura proposta dalla Commissione, distinguendo tra Ngt1 e Ngt2. Le piante Ngt1 sono definite come quelle che “potrebbero anche verificarsi in natura o attraverso l’allevamento convenzionale”, a condizione che presentino non più di 20 modifiche genetiche rispetto alla pianta madre. È stato inoltre introdotto un elenco di tratti non ammessi, tra cui effetti insetticidi e tolleranza agli erbicidi, che comportano automaticamente l’inserimento nella categoria Ngt2.

Le Ngt2 restano equiparate agli Ogm dal punto di vista regolatorio e continuano a essere soggette alla procedura di autorizzazione, alla tracciabilità completa e all’etichettatura dei tratti modificati.

CONTROLLI, TRACCIABILITÀ ED ETICHETTATURA

La verifica dell’appartenenza a una delle due categorie avverrà attraverso controlli da parte delle autorità nazionali, con un’ispezione unica per le Ngt1 valida anche per la progenie. Per queste piante non è prevista alcuna etichettatura specifica sui prodotti finali, a eccezione delle sementi e del materiale riproduttivo vegetale, che dovranno riportare l’indicazione necessaria per mantenere filiere prive di Ngt se richiesto.

Per le Ngt2 resta invece obbligatoria l’etichettatura con l’indicazione di tutti i tratti modificati. Inoltre, gli Stati membri avranno la possibilità di limitare o vietare la coltivazione di piante appartenenti a questa categoria sul proprio territorio.

REAZIONI CONTRASTANTI

Le organizzazioni agricole italiane hanno espresso apprezzamento per la nuova normativa. Coldiretti ha parlato di “un passo avanti importante” che consentirà di sfruttare le opportunità delle Tecniche di evoluzione assistita (Tea) per ridurre input chimici e affrontare gli effetti climatici.  Confagricoltura, riferisce Il Messaggero, l’ha definito di “punto di svolta fondamentale per l’agricoltura europea”, mentre secondo la Confederazione italiana agricoltori (Cia) in questo modo sarà possibile “rispondere alle esigenze e alle difficoltà che gli agricoltori affrontano ogni giorno”. Anche il governo plaude all’accordo, con il capodelegazione di Fratelli d’Italia all’Eurocamera Carlo Fidanza che lo accoglie come “una vittoria per il governo Meloni” e il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida che ha sottolineato come l’Italia sia “all’avanguardia nel settore”.

Sul fronte opposto, Slow Food sostiene che le nuove norme “eliminerebbero le principali garanzie in materia di sicurezza, tracciabilità e responsabilità”, sollevando il rischio di difficoltà nell’accertamento di eventuali danni futuri. Critiche arrivano anche dai Verdi, che ritengono compromesso il principio di precauzione.

LA QUESTIONE DELLA PROPRIETÀ INTELLETTUALE

La nuova normativa introduce anche ulteriori misure legate alla trasparenza dei brevetti. Le aziende infatti dovranno dichiarare informazioni su brevetti esistenti o pendenti per le piante di categoria 1, dati che confluiranno in un database pubblico. È inoltre previsto un gruppo di esperti incaricato di monitorare gli effetti della proprietà intellettuale sulle Ngt, mentre la Commissione realizzerà uno studio sull’impatto dei brevetti a un anno dall’entrata in vigore del regolamento.

QUANDO ENTRERÀ IN VIGORE L’ACCORDO

L’intesa tuttavia non entrerà subito in vigore. Dopo l’accordo politico, sarà necessario un ultimo voto formale e le norme diventeranno operative due anni più tardi. Intanto, però, l’accordo stabilisce condizioni uniformi per sviluppo e commercializzazione delle Ngt, in un contesto internazionale in cui tali tecniche sono già utilizzate in Cina e in espansione negli Stati Uniti. Con questo provvedimento, l’Ue mira dunque a migliorare la competitività europea, ridurre le dipendenze esterne e mantenere elevati standard di protezione per la salute e l’ambiente.

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