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Wagner

Quanto conterà l’Africa nella corsa ai metalli per la transizione energetica

Il litio dello Zimbabwe sarà fondamentale per produrre le batterie, ma il paese dovrà superare diversi problemi. Ecco quali.

Troppo spesso si parla di transizione ecologica – nello specifico di transizione energetica – dimenticando che questa è possibile solo grazie all’estrazione di determinati metalli presenti in determinati continenti. Un esempio? Se guardiamo a uno dei più importanti metalli alcalini, e cioè al litio che è fondamentale per alimentare le batterie, ci renderemo conto che questo vero e proprio oro bianco è presente nel continente africano e in modo particolare nella miniera di Bikita dello Zimbabwe.

Secondo le previsioni degli analisti, da qui al 2027 la domanda di litio da parte dei produttori di batterie dovrebbe addirittura arrivare all’83%. Ed è proprio per questo che lo Zimbabwe rivestirà un ruolo sempre più importante nel contesto della transizione energetica. Pienamente consapevole di ciò, il presidente dello Zimbabwe Emmerson Mnangagwa ha inserito l’industria mineraria all’interno del suo progetto economico come un settore chiave sia per la ripresa economica che per la industrializzazione del paese. Tuttavia, allo stato attuale il paese non possiede una tecnologia tale da poter sfruttare in modo efficiente questa enorme ricchezza.

Accanto ai problemi di innovazione tecnologica sono individuabili altre problematiche che rendono molto difficile da parte dello Zimbabwe servirsi di questa risorsa per rinnovare la propria economia. Uno di questi problemi è legato alle sanzioni che gli Stati Uniti hanno posto in essere nei confronti del precedente regime di Robert Mugabe, ed in particolare nei confronti della più importante entità statale che controlla e gestisce le esportazioni minerarie, e cioè la Minerals Marketing Corporation. Un altro problema – ampiamente diffuso in Africa – è legato alla corruzione della classe politica dello Zimbabwe come anche della pubblica amministrazione.

Ma l’Africa è una terra ricchissima come dimostra la presenza di enormi riserve di Elio e di metano che se sfruttate in modo efficiente potrebbero soddisfare il fabbisogno sudafricano di energia pulita. Proprio in Sudafrica è presente un’industria chiave e cioè la Renergen che esporta negli Stati Uniti, in Europa e in Cina.Per quanto riguarda nello specifico l’elio è vero che attualmente il Qatar ne possiede la maggiore quantità a livello globale ma non è puro come quello sudafricano e questo potrebbe rappresentare un vantaggio concorrenziale di grande portata.

Alla luce di quanto affermato non deve sorprendere l’importanza che svolgono gli investitori in Africa e quindi non deve destare alcuna sorpresa il fatto che il forum dell’Africa investment che si svolgerà ad Abidjan, in Costa d’Avorio, in formato ibrido dall’1 al 3 dicembre sia un appuntamento di grande rilevanza. Scontata quanto prevedibile la presenza di fondi pensione, fondi sovrani e società di private equity, che prenderanno in attenta considerazione determinati settori come quello dell’assistenza sanitaria, delle risorse energetiche, dell’agroalimentare e del settore delle telecomunicazioni. Data la rilevanza degli investimenti che saranno fatti fra i soci fondatori dell’Africa investment vi sono l’Africa Finance Corporation; l’African Export-Import Bank; la Development Bank of Southern Africa; la Trade and Development Bank; la European Investment Bank e la Islamic Development Bank.

Fra i progetti che saranno presentati vi è quello relativo alla costruzione di un impianto per la produzione di vaccini certificato dalla organizzazione mondiale della sanità, impianto che avrà un valore di 45 milioni di dollari e che sarà costruito in Africa orientale. Questi impianto produrrà tre diversi tipi di Vaccino tra le quali uno certamente relativo al contrasto del Covid-19. Un altro progetto sarà quello relativo al settore agroalimentare Che consisterà nell’investimento per un valore di 50 milioni di dollari di un’azienda di produzione e di confezionamento lattiero- caseario.

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