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Il boom delle importazioni affonda l’industria europea dell’acciaio

Dall'inizio del 2025, anche per effetto dei dazi americani, le importazioni di alcuni prodotti in acciaio nell'Unione europea sono cresciute di oltre il 1000 per cento. L'industria siderurgica, già in crisi per i prezzi energetici, chiede aiuto a Bruxelles per sostenere la domanda. Tutti i dettagli.

Dall’inizio dell’anno le importazioni nell’Unione europea di barre e tondini di acciaio inossidabile sono cresciute di oltre il 1000 per cento rispetto al 2024, mentre i prezzi sono calati dell’88 per cento. Sono cresciute parecchio anche le importazioni di altri prodotti derivati, come quelle dei fogli in alluminio ma in particolare di robot industriali (+315 per cento) e di chitarre elettriche (quasi il 500 per cento in più), con i prezzi diminuiti rispettivamente di un terzo e di quattro quinti.

I DAZI AMERICANI SULL’ACCIAIO DANNEGGIANO L’INDUSTRIA EUROPEA

I dati provengono da un rapporto realizzato dalla Commissione europea per monitorare i livelli delle importazioni di acciaio e individuare eventuali impennate – che, effettivamente, ci sono state – dopo l’imposizione di dazi da parte degli Stati Uniti. Nei giorni scorsi il presidente Donald Trump ha firmato un ordine esecutivo per raddoppiare, portandole dal 25 al 50 per cento, le tariffe sulle importazioni di acciaio e alluminio, in vigore da marzo.

Dopo l’Unione europea, gli Stati Uniti sono i maggiori importatori di acciaio al mondo. L’innalzamento delle barriere d’ingresso al mercato americano ha finito per causare un causare un massiccio riorientamento dei flussi commerciali: i volumi di acciaio che non si sono più diretti negli Stati Uniti, cioè, si sono riversati in massa nell’Unione europea, mettendo sotto stress i produttori locali, già alle prese con la sovraccapacità cinese che deprime i prezzi di vendita.

L’industria siderurgica europea ha chiesto alla Commissione di adottare delle misure di sostegno d’emergenza. Il commissario per il Commercio Maros Sefcovic ha dichiarato che “con questo nuovo strumento di sorveglianza delle importazioni stiamo potenziando la nostra capacità di proteggere i nostri interessi e di fermare le impennate delle importazioni deviate verso il nostro mercato”.

La Cina è la maggiore produttrice ed esportatrice di acciaio al mondo.

LA PROPOSTA DI THYSSENKRUPP ALLA COMMISSIONE

Ilse Henne, presidente del consiglio di sorveglianza del conglomerato tedesco Thyssenkrupp (il primo produttore di acciaio in Germania), ha detto al Financial Times che l’industria siderurgica europea è in pericolo. L’Unione, dal 2016, ha introdotto delle misure di salvaguardia che prevedono l’applicazione di un dazio del 25 per cento sulle importazioni di acciaio al di sopra di una certa quota; misure che, però, scadranno l’anno prossimo. Sefcovic ha fatto sapere che proporrà un meccanismo sostitutivo del sistema attuale entro l’estate.

Secondo Henne, la Commissione dovrebbe anche elaborare in fretta un piano di aiuti all’industria che preveda la riduzione dei prezzi dell’energia e il favoreggiamento della produzione interna negli appalti pubblici. “Le aziende esterne all’Unione europea devono rispettare gli stessi standard climatici, di apertura del mercato e di concorrenza, altrimenti rischiamo di compromettere la nostra stessa resilienza”, ha detto.

COME VA IL MERCATO EUROPEO DELL’ACCIAIO

Thyssenkrupp, peraltro, è in difficoltà: per via della bassa domanda, ha intenzione di ridurre la sua capacità produttiva da undici a nove milioni di tonnellate all’anno e di licenziare circa cinquemila lavoratori entro il 2030.

Eurofer, l’associazione dell’industria siderurgica europea, prevede che il consumo di acciaio nell’Unione diminuirà dello 0,9 per cento nel 2025: sarebbe il quarto anno consecutivo di recessione della domanda. Le importazioni, però, continuano a crescere, deprimendo i prezzi e intaccando la redditività delle acciaierie.

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