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Cosa pensano le borse del programma economico di Trump

Le implicazioni per gli investitori dell’esito delle elezioni americane. I commenti a cura degli analisti di Schroders.

Impatto sul mondo degli investimenti: positivi su azionario, ma ruolo obbligazioni resta intatto
Johanna Kyrklund, Group Chief Investment Officer, Schroders:

“La vittoria di Trump alle elezioni presidenziali statunitensi non ha cambiato la nostra view positiva sulle azioni globali, con una preferenza per quelle statunitensi. Nella sua precedente amministrazione, Donald Trump si è concentrato sul Dow Jones come barometro del suo successo.

Sullo sfondo, continuiamo ad aspettarci un atterraggio morbido per l’economia statunitense. È probabile che la politica di bilancio rimanga favorevole. Il rischio principale è sul commercio: potremmo iniziare a sentire le dichiarazioni di Trump in merito molto presto. Nel breve termine, una posizione commerciale protettiva sosterrà il dollaro e rappresenterà un rischio per la crescita al di fuori degli Stati Uniti. Ci aspettiamo che le autorità cinesi continueranno con politiche di stimolo per compensare questa situazione.

Tuttavia, il quadro per l’Europa diventa più preoccupante, in quanto potrebbe vedere un contesto commerciale più ostile, senza la leadership unificata necessaria per affrontarlo.

Continuiamo a sostenere che detenere obbligazioni in portafoglio sia utile per generare reddito. Il ruolo delle obbligazioni come diversificatori, tuttavia, continua a essere messo in discussione dalla probabilità di politiche fiscali espansive.

Nel quadro generale, continuiamo a vedere un basso rischio di un atterraggio duro dell’economia e riteniamo che questa amministrazione aumenti il rischio di una crescita dell’inflazione nel corso del 2025 a causa della sua politica commerciale e fiscale. Il risultato peggiore sarebbe stato quello di un’elezione contestata, scenario che abbiamo evitato”.

Impatto economico: la vittoria di Trump sarà reflazionistica per l’economia statunitense
George Brown, Senior US Economist, Schroders:

“Dopo quella che si preannunciava essere una gara serrata, Donald Trump è riuscito a ottenere una vittoria decisiva su Kamala Harris. L’unica domanda che rimane è se i repubblicani prenderanno anche entrambe le camere del Congresso. Dopo aver ripreso il controllo del Senato, riteniamo che il partito sia destinato a mantenere la maggioranza anche alla Camera. Le quote delle scommesse su Polymarket attualmente assegnano una probabilità di oltre il 90% su un cosiddetto ‘red sweep’.

Trump è quindi ben posizionato per attuare la sua agenda politica. Si è impegnato a tagliare ulteriormente le tasse e la regolamentazione, aumentando al contempo i dazi e limitando l’immigrazione, la cui combinazione sarà reflazionistica per l’economia statunitense. Per questo, alla fine di questo mese intendiamo aumentare ulteriormente le nostre stime sulla crescita Usa, attualmente al 2,1% per il 2025, un livello già superiore al consensus.

Anche l’inflazione dovrebbe dimostrarsi più vischiosa, rafforzando la nostra convinzione che la Federal Reserve non attuerà l’allentamento che ha indicato. Dato che riteniamo che il tasso neutrale si aggiri intorno al 3,5%, il ritorno di Trump alla Casa Bianca probabilmente significa che la Fed dovrà mantenere i tassi al di sopra di questo livello”.

Reddito fisso: le elezioni potrebbero portare a rendimenti più elevati e a un dollaro forte
James Bilson, Fixed Income Strategist, Schroders:

“Sembra ormai probabile che avremo un ‘red sweep’, ci aspettiamo quindi che il mercato prezzi ulteriormente sia l’impatto di un maggiore allentamento fiscale, sia quello di una politica commerciale più aggressiva. È importante non perdere di vista che, anche senza le elezioni, i dati sulla crescita degli Stati Uniti sono stati molto forti di recente. Alla luce di questa forza, qualsiasi allentamento della politica fiscale renderebbe più difficile il compito della Fed di portare e mantenere l’inflazione ai livelli target e aumenterebbe il rischio di uno scenario di ‘non atterraggio’ per l’economia.

Pertanto, ci aspettiamo rendimenti più elevati, sottoperformance delle obbligazioni statunitensi e un continuo rafforzamento del dollaro. I mercati si sono già mossi in questa direzione nell’ultima settimana.

In termini commerciali, è probabile che la politica fluttui nel medio termine, ma nel breve termine prevediamo che le preoccupazioni sul ciclo commerciale globale avranno un impatto su regioni come l’Europa, portando a un indebolimento dell’euro rispetto al dollaro”.

Azionario emergente: i dazi rappresentano un rischio
Tom Wilson, Head of Emerging Market Equities, Schroders:

“Un’amministrazione Trump avrà probabilmente un impatto negativo sull’azionario dei mercati emergenti. La possibilità di un’applicazione generalizzata dei dazi sulle importazioni negli Stati Uniti, con un aumento particolarmente significativo dei dazi sulla Cina, è il rischio più importante per i mercati emergenti. I dazi porterebbero probabilmente a una debolezza valutaria per i paesi esposti, soprattutto in considerazione del potenziale deprezzamento del renminbi. D’altro canto, l’applicazione di dazi elevati potrebbe indurre una risposta politica cinese più significativa per difendersi dall’impatto sulla crescita.

I dazi commerciali e altre politiche dell’amministrazione Trump potrebbero essere inflazionistici per gli Stati Uniti. Il risultato atteso sarebbe il rafforzamento del dollaro, l’aumento dell’inflazione, un minore allentamento da parte della Fed e un aumento della curva dei rendimenti negli Stati Uniti. Tutto ciò non è certamente di supporto per i rendimenti azionari dei mercati emergenti, mettendo sotto pressione le valute e limitando la libertà d’azione delle banche centrali”.

Azionario globale: tagli alle imposte e deregolamentazione potrebbero supportare l’azionario Usa
Simon Webber, Head of Global Equities, Schroders:

“Rimaniamo costruttivi sull’azionario statunitense in una prospettiva a 12 mesi, sostenuta da una modesta crescita degli utili, anche se, con la curva dei rendimenti che continuerà a salire, ciò influirà sulle valutazioni.

I dazi potrebbero rappresentare un vento contrario per i margini di profitto in alcuni settori in cui c’è ancora una dipendenza dai beni importati dalla Cina. Nel frattempo, un previsto giro di vite sull’immigrazione potrebbe stimolare la crescita dei salari, in particolare nei settori dei consumi e delle costruzioni.

Si tratta di dinamiche inflazionistiche. Le società con potere di determinazione dei prezzi dovrebbero cavarsela meglio in questo contesto, anche se potremmo vedere una certa distruzione della domanda.

Su una nota più positiva, il taglio delle tasse per le aziende proposto da Trump sarebbe chiaramente un vento favorevole. La deregolamentazione dovrebbe essere di supporto anche per le azioni statunitensi, in particolare per le banche più grandi e per le aree tecnologiche come l’intelligenza artificiale, al di là delle società tecnologiche a mega capitalizzazione. In effetti, i temi degli investimenti strutturali in alcuni casi potrebbero prosperare in una nuova era Trump in cui l’innovazione sarà probabilmente sostenuta da una regolamentazione più flessibile per mantenere la leadership tecnologica degli Stati Uniti.

Riteniamo che la regolamentazione antitrust sotto Trump vedrà probabilmente un ritorno a una politica di concorrenza più laissez-faire rispetto a un’amministrazione Harris. Un’eccezione potrebbe essere rappresentata da alcune grandi aziende tecnologiche e delle piattaforme di social media, dove JD Vance è stato chiaro e crede che alcune aziende dovrebbero essere smantellate, mentre altre grandi piattaforme tecnologiche hanno un chiaro pregiudizio liberale che deve essere affrontato.

La retorica di Trump sui dazi è seria, ma è anche una tattica negoziale. Dovremo valutare attentamente l’effettiva attuazione dei dazi. Se saranno generalizzate, l’inflazione aumenterà quasi certamente e la spesa dei consumatori ne risentirà.

La politica energetica e climatica è stata uno degli elementi più divisivi tra i due candidati. Non c’è dubbio che sotto Trump gli Stati Uniti saranno esclusi dalla maggior parte degli sforzi globali per affrontare il cambiamento climatico. È probabile che gli investimenti delle imprese nella catena del valore degli Stati Uniti intorno alle tecnologie chiave per il clima subiscano una battuta d’arresto, con l’attenzione rivolta al resto del mondo, dove la transizione energetica continuerà a prendere piede”.

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