Ammontano a 3 milioni di euro i finanziamenti che, dal 2017, sono transitati dai fondi Bracknor e Negma verso Visibilia, la società amministrata fin dalla nascita da Daniela Santanché, la stessa però si è dimessa e ha venduto le sue quote. La crisi di liquidità di Visibilia è iniziata nel 2017 e da allora sono iniziate le attività finanziarie sulle quali stanno indagando la Procura di Milano e la Consob.
LA CRISI DI LIQUIDITÀ DI VISIBILIA: I PRESTITI DI BRACKNOR E NEGMA
Nel 2017 la società del ministro del Turismo si è rivolta al fondo Bracknor Capital Ltd, allora guidato da Aboudi Gassam per risolvere una prima crisi di liquidità. Il risultato è stato un contratto per un prestito obbligazionario convertibile con azioni scontate. Nel 2019 il prestito passa nelle mani del fondo Negma. È da sottolineare che entrambe le società hanno sede nell’ufficio 902 della Capricorn Tower in Sheikh Zayed Road a Dubai, ed entrambe annoverano nel management Gassam, che in Negma si affianca a soci italiani e francesi.
COME FUNZIONANO I FINANZIAMENTI A VISIBILIA E ALLE ALTRE AZIENDE IN CRISI DI LIQUIDITÀ
A partire dal 2017 Bracknor e Negma hanno finanziato Visibilia con 3 milioni di euro. Come scrive Repubblica i finanziamenti sono stati erogati attraverso diverse tranche. La prima tranche è di 500 mila euro e dopo solo pochi giorni dal prestito il fondo Negma chiede in cambio le azioni, come da contratto, che riceve a un prezzo “scontato” rispetto al valore di mercato in quel momento. Le immette subito sul mercato, perché Visibilia non si è tutelata con una clausola di “lock up” cioè di mantenimento delle azioni per un certo periodo in caso di conversione, e incassa, insieme ai 500 mila euro prestati, una plusvalenza di oltre il 10 per cento. Negma ripete queste operazioni più volte tanto che alla fine ottiene una plusvalenza di oltre 600 mila euro. Allo stesso tempo, però, Visibilia per far fronte alla richiesta di azioni di Negma emette nuove azioni.
CHI ACQUISTA LE AZIONI DI VISIBILIA?
I piccoli azionisti hanno denunciato, come riporta Repubblica, che in alcuni casi sia stata Daniela Santanchè, con altre società della galassia Visibilia, ad acquistare le azioni per mantenere il controllo della società. Quello che è certo è che la “cura Negma” non ha fatto bene a Visibilia che “ha avuto una costante perdita di valore, negli ultimi cinque anni pari al 99,9 per cento”, come si legge in una informativa della Guardia di finanza. Lo stesso vale per le altre società, come Ki group e Bioera, che si sono avvalse dei prestiti del fondo Negma, anch’esse hanno visto crollare il valore delle loro azioni del 93,4%.
LE INDAGINI DELLA PROCURA DI MILANO
Gli inquirenti stanno verificando tutti i Poc sottoscritti dai fondi Bracknor e Negma con diverse società quotate: da Visibilia e Ki Group (aziende appartenute alla famiglia Santanchè), Bioera, Illa, Eems, Fidia, Go Internet, Prismi, The Lifestyle Group, Fenix Entertainment. Tra gennaio e febbraio Consob ha chiesto chiarimenti a Negma il quale ha risposto con una relazione di 40 pagine ma resta senza risposta l’interrogativo su chi si siano i reali investitori del Fondo Negma.
LA COMUNICAZIONE DELLA CONSOB CHE CHIEDE PIÙ TRASPARENZA
Intanto lo scorso 4 maggio 2023 l’autorità di vigilanza sulla Borsa ha pubblicato una comunicazione che aggiorna e riordina gli obblighi informativi in capo agli emittenti in caso di raccolta di capitali attraverso i Prestiti obbligazionari convertibili (Poc) non standard. La Consob richiama l’esigenza di evidenziare le clausole contrattuali dei Poc non standard, la destinazione dell’aumento di capitale che scaturisce dall’operazione, i rischi di potenziale deprezzamento delle azioni dell’emittente, la stima del suo fabbisogno finanziario netto complessivo.
LA REPLICA DI NEGMA ALL’ANALISI DI AMBROMOBILIARE
Secondo l’analisi di Ambromobiliare (qui il report integrale) il meccanismo che regola i Poc farebbe “vincere sempre il banco”: sempre a favore di chi sottoscrive i prestiti e sempre a danno degli azionisti. Come scrive il Fatto Quotidiano a febbraio un manager vicino a Negma aveva contestato lo studio di Ambromobiliare sottolineandone la “natura puramente strumentale e denigrativa nei confronti del fondo” e che “i risultati economici e finanziari negativi successivi alle emissioni dei Poc non sono certamente imputabili a Negma, come fa credere Ambromobiliare: il fondo non impone o richiede propri membri nella governance, non partecipa a scrivere piani industriali o linee strategiche, lascia ogni decisione agli organi in carica”.
IL RUOLO DELLA BANCA FINNAT SECONDO IL FATTO QUOTIDIANO
“Per svelare i segreti del fondo Negma, partner d’affari della ministra Santanchè, non serviranno rogatorie internazionali. Basterà bussare a Palazzo Altieri, in piazza del Gesù al 49, sede di Banca Finnat, istituto di credito privato della famiglia Nattino, alta finanza capitolina e papale. Perché è qui che ha i conti Negma, l’operatore finanziario offshore che ha finanziato per milioni di euro Bioera, Ki Group e Visibilia, le società collassate della premiata ditta Canio Mazzaro – Daniela Santanchè finite nel mirino della Procura di Milano”, ha scritto il Fatto Quotidiano.