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Visco (Bankitalia) strattona M5S e Nagel (Mediobanca) su Npl, Mps e Popolare di Bari

Che cosa ha detto ieri il governatore della Banca d'Italia, Visco, con riferimenti indiretti a regole Bce su Npl (criticate da Nagel) e progetti statalistici del governo su Mps e Popolare di Bari

“Proseguire nella riduzione dei crediti deteriorati anche utilizzando la via della ristrutturazione delle esposizioni delle imprese classificate come inadempienze probabili, con l’obiettivo di accrescere la probabilità di un ritorno in bonis”.

“L’esperienza delle gestioni bancarie pubbliche si è non di rado caratterizzata per gravi inefficienze nei processi di allocazione delle risorse”.

Queste due frasi pronunciate ieri al comitato esecutivo dell’Abi dal governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, sono di fatto due ceffoni a progetti e richieste che arrivano dalla politica e dalle banche.

La sberla sulle banche pubbliche è di fatto indirizzato a chi – soprattutto al Movimento 5 Stelle – vagheggia da tempo una banca pubblica per pmi e sud, in particolare.

Eppure al di là delle intenzioni o delle mire dei pentastellati, al momento ci sono di fatto ben due banche che sono direttamente o indirettamente controllate dallo Stato: il Monte dei Paschi di Siena che vede il Tesoro nell’azionariato con circa il 68% e la Banca Popolare di Bari pressocché controllata totalitariamente dal Mediocredito centrale (Mcc) che è di proprietà di Invitalia, holding controllata al 100% dal ministero dell’Economia.

Le ricostruzioni giornalistiche asseriscono che le critiche di Visco sono dirette sia al progetto di banca pubblica per le pmi da parte di Mps sia alla banca del sud a trazione statale a partire dalla Banca Popolare di Bari.

Ma Visco – al comitato esecutivo dell’associazione bancaria presieduta da Antonio Patuelli – un ceffone l’ha assestato in sostanza anche nei confronti dei banchieri.

Nei giorni scorsi con un’audizione parlamentare papale papale l’amministratore delegato di Mediobanca, Alberto Nagel, ha sollevato senza tante perifrasi quella che secondo lui – e pure secondo tutti i banchieri che invece preferiscono toni più diplomatici – è una “bomba atomica”, ossia le regole Bce sulla svalutazione dei crediti deteriorati.

Il calendar provisioning della Bce, che impone la progressiva svalutazione dei crediti deteriorati fino al 100% in tre anni, è “una norma sbagliata” e andrebbe rivista: “applicata nel post Covid è come una bomba atomica” e determinerebbe “un disastro nel bilancio delle banche, non solo nostre”, ha affermato nei giorni scorsi Nagel, nel corso dell’audizione alla Commissione parlamentare di inchiesta sulle banche, sull’applicazione delle misure per la liquidità. (QUI L’ARTICOLO COMPLETO SULL’AUDIZIONE DI NAGEL).

Non è dello stesso avviso Visco. Nella grande incertezza che pesa sull’andamento dell’economia e gli sviluppi della crisi sanitaria – ha detto ieri il governatore della Banca d’Italia – le banche italiane non devono abbassare la guardia e «proseguire nella riduzione dei crediti deteriorati anche utilizzando la via della ristrutturazione delle esposizioni delle imprese classificate come inadempienze probabili, con l’obiettivo di accrescere la probabilità di un ritorno in bonis».

Nel suo intervento dedicato alle prospettive dell’industria bancaria nel nuovo contesto della pandemia, e nelle successive risposte alle domande fatte dalla platea dei banchieri che chiedevano un cambio delle norme Ue e Bce sulla trattazione dei crediti deteriorati vista la crisi Covid-19, Visco – ha sottolineato il Sole 24 Ore – ha invitato gli istituti a utilizzare le flessibilità possibili. «Tutte le banche – ha affermato – devono dotarsi di strumenti idonei a identificare per tempo l’aumento della vulnerabilità dei debitori, in particolare quelli che hanno aderito alle moratorie».

Ai regolatori europei si può chiedere una attenzione in più – è stato il suo ragionamento, secondo la sintesi del quotidiano di Confindustria – ma bisogna anche tenere conto che le nuove contabilizzazioni sui flussi degli Npl e il cosiddetto “calendar provisioning” che da gennaio imporrà accantonamenti bancari più rapidi a copertura totale sia dei Npl non garantiti (tre anni) che di quelli garantiti (da sette a nove anni) sono frutto di negoziati intensi che oggi non è facile rimettere in discussione.

Il messaggio in sostanza del numero uno di Via Nazionale? “Non contate su un cambiamento delle regole europee del calendar provisioning per ridurre le rettifiche su crediti, procedete con gli accantonamenti e, se servirà, preparatevi a ricapitalizzare le banche”, ha sintetizzato Alessandro Graziani del quotidiano diretto da Fabio Tamburini: insomma “Bankitalia non considera il cambiamento della norma europea una priorità. È vero, come ha ricordato Visco, che il tema non è di pertinenza diretta della Vigilanza ma del «legislatore». E quindi di Commissione e Parlamento Ue”.

Piuttosto sul tema degli Npl, che la crisi è destinata ad accrescere nei prossimi mesi e anni, da Visco è arrivata la conferma che a livello Ue si sta concretizzando l’ipotesi di considerare – anche in deroga agli aiuti di Stato e quindi senza l’automatismo del burden sharing – il varo di bad bank nazionali a capitale misto pubblico-privato che potranno rilevare i crediti deteriorati non a prezzi di mercato ma al più elevato «effettivo valore economico». E la società statale Amco (ex Sga) è il candidato naturale a svolgere il ruolo di bad bank nazionale.

Proprio l’ex Sga del Tesoro che sta dando una robusta mano a Mps per vendere stock di crediti deteriorati e che ora si trova pure invischiata nel salvataggio del prosciuttificio Ferrarini in antitesi con le maggiori banche italiane. Auguri e complimenti.

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