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Vi spiego perché la Lega critica Conte. Parola di Bagnai

Linea della fermezza in Europa su questioni economiche e migratorie. Governo politico che possa contare su un Mef politico. Il ministero dell'Economia non può essere tecnico: “Questo è lo snodo”. Idee e auspici di Alberto Bagnai, economista e presidente leghista della Commissione Finanze del Senato

 

Più di tutti fece l’Europa. È il Leviatano burocratico di Bruxelles a far scivolare il premier Giuseppe Conte giù dalla torre del – forse mai troppo entusiasta – gradimento leghista. Scaricare l’inquilino di Palazzo Chigi per il Carroccio che fu è imperativo categorico più che coerente con la deontologia salviniana: la pretesa compagine dell’Italia del sì della narrazione di piazza e di governo è necessariamente consustanziale all’Italia del no all’Europa così come è acconciata. Sì e no popolari che la Lega sull’uscio della caduta del governo rivendica interpretare con esattezza. Conte, a loro dire, no. La sfiducia a Giuseppe da Volturara Appula arriva – se arriverà – perché sotto l’usbergo dell’auto definitosi “avvocato del popolo”, abiterebbe un animo europeista che da certe parti proprio non può digerirsi. Sostenuto (sussurrato?, incalzato?) da un M5s di medesima devozione.

LE COLPE DI CONTE (E M5S) SECONDO IL PROF

Citofonare Bruxelles. Telefonare al Großmarkthalle di Francoforte, sede della Bce. Faxare Merkel. Burocrazia, politiche economiche, Paesi dalla voce da primi classe pronti a trasgredire alla bisogna. È la trinità a cui Conte e M5s non avrebbero saputo dire di no. Questa, in sintesi, l’analisi di Alberto Bagnai, economista e presidente leghista della Commissione Finanze del Senato. In una intervista di 31 minuti a Radio Padania nel giorno di Ferragosto, l’economista euroscettico la riassume più o meno così.

“M5S PRONI ALL’EUROPA”

Il professore di Politica economica alla Gabriele d’Annunzio di Pescara, da discreto clavicembalista qual è, la pizzica sul grave: “La ratio dei cinquestelle è fortemente europeista; proni all’Europa che a me non piace”. Porta in giudizio quelle che ritiene prove schiaccianti: “Tentarono di entrare nel Gruppo Alde, il più europeista di tutti. Fatto talmente scandaloso che determinò l’abbandono di Marco Zanni che poi venne con noi”.

“IL PREMIER NON CI HA MOSTRATO LA RIFORMA DEL TRATTATO MES”

Quindi la questione Conte. Incalza: il Parlamento è stato tenuto all’oscuro dalla rinegoziazione del trattato Mes (Meccanismo europeo di stabilità o altrimenti detto Fondo salva Stati). “Già l’Italia ha versato 50 miliardi, denari che poi tutte le analisi successive hanno dimostrato essere andati alle banche francesi e tedesche. E oggi il governo tratta con l’Europa e non ci informa”, argomenta Bagnai. “Il 16 giugno – ricorda – Conte ci ha detto che avrebbe mostrato il nuovo documento. Ma due mesi dopo siamo ancora nel buio, non ci è stato permesso di vederlo e di pronunciarci nei modi consentiti dalla legge”.

TWEET PER CHIARIRE

A chi a stretto giro su Twitter gli fa notare che il Trattato è pubblicato sul web, il senatore da 93mila e rotti follower – uso ad un dialogo social piuttosto frequente e a discussioni quotidiane dai toni più o meno accesi, spesso coloriti – replica istituzionale: “Il Parlamento non può calendarizzare un dibattito su una pagina web. Perché ci sia una discussione il testo va trasmesso formalmente alla Presidenza, che deve decidere l’iter. Occorre un passaggio formale che è stato promesso al termine di un lunghissimo lavoro di mediazione e che poi non è stato fatto nonostante sollecitazioni informali e formali. Non si capisce che il Parlamento non è un bar… Un Ufficio di presidenza non è un tweet. Non posso portare in Presidenza un link e dire ai capigruppo di Commissione: ‘Vi va se la settimana prossima diciamo al Governo chennepenZiamo di questo testo?’”.

“CONTE NON HA CAPITO CHE LE REGOLE SUL DEBITO LE STANNO CAMBIANDO GERMANIA E FRANCIA. A LORO USO E CONSUMO”

Bagnai suona la terza corda. Lamenta il trattamento riservato alla Lega – a suo dire tenuta recintata in Italia dall’alleato Cinquestelle e dal premier – dentro un cordone sanitario nel nome di una “opacità” con la quale si è gestito il rapporto con l’Europa. La mette in cronaca: “Non noi, ma la Germania sta entrando in recessione. Non noi, ma Germania e Francia stanno ragionando su come cambiare le regole. Allora quello che bisogna evitare in questa fase è avere un governo che per deficit culturale non riesce a capire che le regole stanno per cambiare e continua ad applicare pedissequamente norme vecchie e pericolose per il Paese; mentre gli altri pensano a come violarle e ad andare verso nuove”.

“SERVE QUALCUNO CHE DICA IN EUROPA COME STANNO LE COSE”

Ricorda una visita a Roma della delegazione del Bundestag con annesso rimprovero: “Gli ho detto: ci fate la lezione sul debito, che è questione che si può risolvere solo sul lungo termine. Ci vorranno vent’anni. Mentre loro cambiano le regole del patto di stabilità quando gli fa comodo”. “Come facciamo – si interroga il senatore – a impostare politiche di lungo periodo quando le regole cambieranno altre quattro o cinque volte?”. Ergo l’affondo: non c’è nessuno nell’attuale compagine di Palazzo Chigi in grado di andare in Germania e fare questo discorso. “Non sanno che i tedeschi hanno cambiato le regole a loro vantaggio? O si aspettano favori in futuro? Non lo so”.

“ANDIAMO AL VOTO”

Per Bagnai adesso è urgente lavorare ad un rinnovo della classe dirigente. Andando alle urne: “I cittadini hanno capito che la situazione è bloccata e l’origine del problema: essere governati da persone che applicano sempre le regole europee contro l’interesse del Paese”. Comprese le politiche migratorie. Certo, però la Lega è ugualmente al governo: “Ma abbiamo il 17% dei parlamentari, non possiamo fare sfracelli. I cittadini chiedano di votare, ci vadano, e ci diano il consenso”.

“CONTE E TRENTA NON HANNO COMPRESO LA SFIDA MIGRANTI”

Altra stilettata a Conte e, in sovrappiù, al ministro della Difesa, Elisabetta Trenta (M5S), sulla questione Open Arms. Così Bagnai suona il quarto movimento: “Dovrebbero fare un approfondimento culturale sul concetto di guerra ibrida. Mi sembra chiaro che l’azione delle Ong è un’azione per destabilizzare il nostro Paese”. Ancora torna in ballo l’Europa: “Vuoi per subalternità, o per un concetto distorto dell’accoglienza che significa collateralità oggettiva con organizzazioni criminali, si schierano con quanti, tra virgolette, accoglie”.

“LA LEGA È PER LA LINEA DELLA FERMEZZA”

La battaglia, per Bagnai, è sconfiggere chi lavora per “destabilizzare il Paese”. La tocca solenne: “Come negli anni del terrorismo c’era chi voleva destabilizzare e si confrontavano due linee: quella del dialogo e quella della fermezza. Ha prevalso la seconda, e il terrorismo ha perso. Ecco: noi siamo per la linea della fermezza”.

GLI ELETTORI M5S VICINI ALLA LEGA?

Fermezza da applicare, nel suo ragionamento, verso l’Europa, le Ong o chi, in Italia, asseconda prima e seconde. Offre consigli ai rappresentati pentastellati: “Non credo che la maggioranza dei loro elettori sia per un’immigrazione indiscriminata o confonda la tratta degli schiavi, che è un crimine, con la necessità di salvare persone in difficoltà”. Poi, il prof prevede traslochi.

PORTI APERTI AI CINQUESTELLE

“Sono molto vicino umanamente al travaglio di alcuni colleghi dei cinquestelle. Come fu a suo tempo quando Zanni subì le vicissitudini di un Movimento che voleva entrare nell’Alde; travagli simili ne prevedo ora”, asserisce Bagnai. E occhieggia a eventuali grillini afflitti: “Il progetto della Lega sarà sempre aperto a tutti gli uomini di buona volontà”.

LA ROAD MAP SECONDO BAGNAI

La road map è tracciata: linea della fermezza in Europa su questioni economiche e migratorie; e governo politico, che possa contare su un Mef politico. Dato il potere di interdizione assoluto su tutti i provvedimenti, il ministero dell’Economia e delle finanze non può essere tecnico, sottolinea. “Questo è lo snodo”, detta programmatico un possibile futuro candidato per via XX Settembre.

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