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Vi racconto novità e incertezze su Flat tax e pace fiscale

L'analisi del commercialista Giuliano Mandolesi

Con il Decreto Dignità ancora fresco di approvazione l’attenzione del Governo giallo-verde è ormai puntata sulla prossima legge di bilancio e le proposte sul piatto con il passare dei giorni sembrano sempre più mutare ed allontanarsi dall’originario progetto inciso nelle pagine del contratto di Governo.

I punti chiave della riforma fiscale dell’accordo Lega-5 Stelle ovvero Flat Tax e Pace fiscale stanno infatti perdendo piano piano pezzi e coperture e il millantato rinnovamento complessivo del sistema tributario sembra essere sempre più irrealizzabile.

POSTICIPATA LA FLAT TAX

Il progetto delle due aliquote 15% e 20% con applicazione generalizzata è per ora accantonato.

Il ministro Tria ha dichiarato che la riforma fiscale è ancora in fase di studio, che la Flat Tax è l’obiettivo ma la sua introduzione sarà progressiva ed attualmente sono in corso anche simulazioni con rimodulazione degli scaglioni Irpef con tre aliquote (come prevedeva inizialmente il programma 5 Stelle).

Sembra quasi dunque che le iniziali sicurezze sulla realizzazione della Flat Tax si siano improvvisamente sgretolate, la mancata introduzione della tassa piatta sarebbe di certo un disastro elettorale per la Lega ma nella Finanziaria di autunno l’unico provvedimento che si vedrà è l’innalzamento delle soglie dei ricavi per i contribuenti forfettari cosa comunque positiva ma, benché mascherata come mini Flat Tax, altro non è che un ampliamento settoriale di una regime già esistente da anni.

LA PACE FISCALE PERDE INCASSI

Il nuovo condono al vaglio del governo oltre a perdere consistenza in termini di incassi probabilmente sta anche perdendo senso logico.

Secondo il ministro Tria infatti “la pace fiscale chiuderebbe l’arretrato in un momento di passaggio al nuovo sistema” viene però da chiedersi quale sia questo passaggio epocale in ambito fiscale considerato che la revolution della Flat tax non vedrà la luce nel 2018 e probabilmente neanche nel 2019.

Altro punto dolente è proprio relativo all’arretrato da chiudere e quindi all’incasso previsto.

Rumors non smentiti dal ministro dell’Economia confermerebbero infatti quanto in realtà già previsto da molti tecnici ovvero che il gettito previsto dalla Pace Fiscale sarebbe intorno ai 3,5 miliardi lontanissimo da quanto stimato dai teorici della Lega come Armando Siri che solo pochi mesi fa dichiaravano possibili incassi intorno ai 60 miliardi, 35 miliardi il primo anno di applicazione e 25 miliardi il secondo.

Alla luce di tutto ciò è lecito domandarsi se conviene minare ulteriormente la credibilità dello Stato in materia di riscossione per un gettito così esiguo ma in chiave elettorale fare un passo indietro sia sulla Flat Tax sia sulla Pace fiscale forse sarebbe troppo.

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