(Articolo pubblicato sul quotidiano La Verità)
Chi sabato scorso ha aperto in sequenza il Sole 24 Ore e La Verità sarà stato sicuramente colto da un forte disorientamento.
Da una parte si titolava “Visco: bene la riforma dell’Esm, ma serve un safe asset europeo” dall’altra “Conte peggio di Monti: ha già venduto l’Italia” a commento dell’Eurogruppo del 7/11 il cui resoconto finale dava praticamente per approvata la riforma del Meccanismo Europeo di Stabilità.
Sia l’articolo del Sole che quello su La Verità commentavano ampiamente l’intervento del giorno prima del governatore Visco a un prestigioso seminario a Roma.
Il Sole decideva di uscire con un titolo del tutto non rispondente al contenuto delle 7 pagine della relazione letta da Visco e nell’articolo si guardava bene dal citare il virgolettato più esplosivo, con il quale invece Martino Cervo apriva il suo eccellente articolo (“i piccoli ed incerti benefici di una ristrutturazione del debito devono essere bilanciati con il rischio enorme che il semplice annuncio di una sua ristrutturazione possa innescare una spirale perversa di aspettative di default, le quali potrebbero rilevarsi autoavveranti’).
Ma allora sono troppo ottimisti al Sole o siamo catastrofisti a La Verità?
La risposta sta nelle 7 pagine (in inglese) lette da Visco che, se non ci fosse stato il prestigioso logo della Banca d’Italia in testa al documento, sarebbe stato tranquillamente attribuibile a qualche irriducibile euroscettico. Palombi su Il Fatto Quotidiano l’ha infatti definita “una delle più dure uscite del governatore sullo stato della regolazione finanziaria europea”.
In particolare Visco chiede di interrompere lo stallo nel completamento di un’unione monetaria tuttora incompleta e vulnerabile agli shock finanziari e si sofferma sul debito pubblico come fonte di rischio sistemico. E qui fa letteralmente a pezzi la riforma del MES come strumento che prevede regole per prevenire e gestire eventuali crisi del debito pubblico. Secondo Visco, i benefici sono modesti ma i rischi di una perversa spirale di aspettative autoavveranti sono enormi. Un banchiere centrale che scrive ‘rischi enormi’ equivale all’allarme rosso diramato dalla Protezione Civile.
Visco prosegue sostenendo che ridurre l’esposizione al rischio del debito sovrano delle banche è mero palliativo, infatti trasferisce il rischio da un soggetto all’altro, ma non lo elimina. Per far ciò serve un fondo sovranazionale a cui trasferire il rischio, finanziato dapprima dai paesi partecipanti ed in ultima istanza da eurobond.
Le ultime due stoccate le riserva all’unione bancaria per il cui completamento si richiede la riduzione del rischio sovrano e delle sofferenze bancarie ma si trascurano gli asset illiquidi e di difficile valutazione (di cui sono zeppe le banche francesi e tedesche), ed alla disciplina della gestione delle crisi bancarie, che lascia tuttora esposte le banche piccole e medie al rischio di una liquidazione disordinata.
Se un banchiere centrale dice che la recente proposta tedesca di completamento dell’unione bancaria è benvenuta ma non affronta i problemi da lui sollevati, nel linguaggio comune significa dire che va cestinata. Altro che “bene la riforma”. Le considerazioni finali su capacità fiscale sovranazionale e mercato unico dei capitali ancora di là da venire, completano il quadro a tinte fosche.
Puntuale venerdì pomeriggio è uscito sul sito della Reuters il resoconto di tale intervento a firma Gavin Jones, a cui non era sfuggita la rilevanza dell’uscita di Visco ed aveva titolato (come ancora è possibile trovare su Google) “Visco mette in guardia sulla riforma del fondo salva Stati”(…warns over…) ma, dopo poche ore, è diventato ‘Visco invita alla cautela sulle proposte di riforma del fondo salva Stati” (…urges caution…).
Ma cosa è accaduto? L’ha spiegato domenica lo stesso Jones in uno scambio di tweet con me. C’era stata una telefonata di Bankitalia in redazione che chiedeva un “ammorbidimento” del taglio dell’articolo e giustamente Jones giudicava piuttosto schizofrenica tale richiesta di fronte a dichiarazioni pubbliche di Visco di rara durezza su cui lui aveva prontamente riferito. Comprensibile la reazione stizzita del giornalista, che non ha esitato a renderla pubblica, anche confidando sul fatto che Reuters non è il Corriere di Roccacannuccia a cui si può telefonare per dettare la linea.
Il quadro che emerge è sconfortante e preoccupante. Visco dice pubblicamente cose di inusitata durezza e dalla banca esprimono la preferenza per una presentazione morbida, tipo quella del Sole. Sicuramente non quella de La Verità.