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Vi racconto la torre di Babele sulla difesa europea

Che cosa è emerso dalla riunione informale del Consiglio europeo di ieri a Copenhagen. Estratto dal Mattinale Europeo

 

Per la prima volta dalla sua creazione, l’Unione europea ha riunito i suoi leader in una capitale in stato di allerta, protetta da sistemi anti droni inviati da tutta Europa per far fronte a un possibile attacco. La prima ministra danese, Mette Frederiksen, ha giudicato la situazione molto preoccupante e lanciato un allarme: “Quando guardo l’Europa oggi, penso che stiamo attraversando la situazione più difficile e pericolosa dalla fine della Seconda guerra mondiale, non dalla Guerra fredda”, ha dichiarato. Droni non identificati hanno sorvolato la Danimarca e le sue basi militari nei giorni precedenti il vertice, paralizzando aeroporti e traffico aereo. “Ci minacciano, ci mettono alla prova e non si fermeranno”, ha detto la premier danese.

LE DISCUSSIONI SULLA DIFESA EUROPEA

Molte voci si sono levate per chiedere azioni e misure per dissuadere queste incursioni. Il gruppo Renew Europe, quinta forza politica al Parlamento europeo, ha chiesto “un piano d’azione concreto per mettere in atto una deterrenza credibile”, in una dichiarazione adottata a Tallinn, in Estonia, alla vigilia del vertice informale di Copenaghen. “Gli oggetti volanti non identificati devono essere abbattuti”, ha sostenuto Renew, la famiglia politica di Emmanuel Macron.

LE PAROLE DI MACRON

“La nostra risposta deve essere operativa e non dobbiamo avere alcuna debolezza. Chiunque violi il nostro spazio aereo è suscettibile di subire rappresaglie, perché è nostro diritto”, ha risposto il presidente francese al suo arrivo a Copenaghen. “Ciò che è successo nelle ultime settimane in Polonia, Romania, Estonia – un’incursione di aerei da combattimento MiG russi – e anche se non sono oggi attribuite, le incursioni di droni in Danimarca, mostrano che abbiamo bisogno di sistemi di preallarme molto efficaci e di cooperare tra noi per proteggere il nostro spazio comune. Siamo in uno scontro con la Russia”, ha sostenuto Macron. Ma il presidente francese è piuttosto solo.

LO STALLO

Passare all’azione non è evidente per tutti gli europei. Mette Frederiksen si è dichiarata favorevole all’eliminazione dei droni in caso di intrusione nello spazio aereo europeo, ma “deve essere fatto nel modo giusto”. La prima ministra danese si unisce alla posizione del presidente finlandese, Alexander Stubb, sostenitore del “non reagire in modo eccessivo ai droni russi, rimanere calmi e costruire difese”.

LA POSIZIONE DELLA GERMANIA

Il cancelliere tedesco ha aggiunto un po’ di acqua tiepida. “Non siamo in guerra, ma non siamo nemmeno in pace. Come ripeto da tre anni e mezzo, viviamo attualmente in una zona grigia. E questa zona grigia è una situazione sufficientemente grave per prendere decisioni forti”, ha sostenuto Merz. Il cancelliere ha comunque riconosciuto l’urgenza di agire. “La zona grigia si oscura un po’ di più ogni settimana ed è proprio l’inazione che ci avvicina paradossalmente a uno scontro diretto con la Russia. Se vogliamo ritrovare una situazione di pace duratura, dobbiamo essere in grado di assicurare la nostra capacità di fare la guerra come blocco continentale. Ci stiamo arrivando piano piano, ma il ritardo da recuperare è terribilmente grande”, ha spiegato Merz.

DOSSIER DETERRENZA

L’Europa non riesce a mettersi d’accordo sulla nozione di deterrenza. Di fatto ragiona solo in termini difensivi. I progetti prioritari presentati ai 27 da Ursula von der Leyen sono un “Muro di droni”, uno “scudo anti-missile”, uno “scudo spaziale”, la “protezione del fianco est”. Nessuna parola sulla deterrenza. Non si può rimproverarlo alla presidente della Commissione europea: la Difesa è una competenza nazionale. La Commissione ha solo un ruolo di facilitatore finanziario. Diversi leader lo hanno ricordato a von der Leyen durante le discussioni. La Commissione ha messo a disposizione degli Stati 150 miliardi di euro in prestiti per acquisti di capacità comuni. Lo sforzo sarà concentrato in priorità sulla “protezione del fianco est” e sul “Muro di droni”. Ma se è stato registrato un ampio sostegno per queste due priorità a Copenaghen, nessuna delle due ha raggiunto il consenso, ha confidato un responsabile europeo. “Ci saranno sempre droni che passeranno”, ha sottolineato Mette Frederiksen, poco entusiasta del concetto del “Muro”.

IL PROSSIMO CONSIGLIO EUROPEO

L’attuazione sarà discussa al Consiglio europeo formale del 23 e 24 ottobre a Bruxelles. Spetta ora agli Stati membri mettersi d’accordo sulle capacità. È stato evocato il dispiegamento sul fianco est di missili a lungo raggio in grado di dissuadere un aggressore. Si tratta di stabilire un rapporto di forza, di dire che sarà distrutto ciò che viene utilizzato per aggredire i paesi europei, di rispondere in caso di violazione del loro spazio aereo o delle loro acque territoriali a fini di sabotaggio, di spionaggio o semplicemente intimidazione. Macron insiste che queesto è un diritto. “Bisogna ricordare che una violazione dello spazio aereo da parte di aerei militari, droni o elicotteri da guerra può essere percepita come un atto di guerra. E’ l’equivalente di spostare carri armati e soldati sul territorio del vicino senza il suo consenso. E’ ovviamente inaccettabile”, ha affermato il presidente francese.

(Estratto dal Mattinale Europeo)

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