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Salone dei Pagamenti

Vi dico come si fa davvero la lotta all’evasione. Non solo con le fissazioni contro il contante… Il commento di Polillo

La lotta all’evasione fiscale la si fa principalmente con l’intelligence. Soprattutto modificando un assetto ch’era lo specchio fedele di una società di tipo fordista. Il commento di Gianfranco Polillo, già sottosegretario al ministero dell'Economia e delle Finanze

 

Questa favola che dietro ogni tentativo di modernizzazione vi siano i “poteri forti”, pronti a succhiare il sangue di poveri consumatori, fa parte della paleontologia politica, più che del comune raziocinio. È bastata la voce che il Mef si appresti ad incentivare l’uso degli strumenti elettronici di pagamento, per scatenare la bagarre. Eppure non è necessario uscire dai confini nazionali, per vedere che, all’estero, anche un caffè si paga spesso con la carta di credito. È sufficiente entrare in qualsiasi supermercato italiano. La spesa, quelli che la fanno, ricorrono in genere a questo strumento del demonio. Naturalmente resta anche il contante, ma è una sacca residuale.

Sarebbe quindi il caso di finirla con gli anatemi. Producono solo uno smarrimento collettivo e, al tempo stesso, consentono di attribuire allo strumento virtù miracolistiche – la fatidica lotta all’evasione – che forse non possiede. O lo possiede solo in parte. Non si dimentichi che il fisco italiano ha già la possibilità di controllare conti correnti e depositi bancari. Il problema non è quindi la mancanza di conoscenza, ma la capacità di gestire effettivamente i metadati per ritrovare le soluzioni più opportune.

È stato Il Sole 24 Ore ad anticipare l’eventuale novità della prossima manovra finanziaria. Una serie di spese (dalle ristrutturazioni edilizie a quelle funebri) potranno dar luogo a detrazioni e deduzioni dal reddito imponibile solo se sostenute con carta di credito o bonifico. Al tempo stesso: abolizioni delle commissioni bancarie, dovute dagli esercenti, per micro pagamenti; un sistema sanzionatorio più efficace per chi rifiuta il Pos; pagamenti elettronici nei rapporti con la Pa.

In molti dei casi indicati non si tratta di alcuna novità. La procedura per le ristrutturazioni edilizie, ad esempio, è già così complessa da non richiedere ulteriori misure. I pagamenti avvengono già a mezzo bonifico bancario. Sfuggono, naturalmente, quei compensi che si pagano all’idraulico di turno. Ma, almeno al momento, essi non sono detraibili. Ben venga, quindi, questa eventuale decisione, se serve ad estendere la platea delle tax expenditure e introdurre elementi di “conflitto di interesse”. Attenzione, tuttavia. Questa seconda eventualità deve essere effettiva. Se lo sconto fiscale è minimo, sarà difficile rompere quel rapporto collusivo che esiste tra il prestatore d’opera e il richiedente: “Mi fai lo sconto ed io ti pago in nero”.

Francamente incomprensibile il ventilato obbligo dei pagamenti elettronici nei rapporti con la Pa. Ma non c’è già quello della fatturazione? Questo può non valere per le cosiddette “piccole spese”, se ancora esistono nei gangli misteriosi di qualche amministrazione. Ma francamente pensare che da questa eventuale emersione possa derivare un contributo decisivo contro l’evasione fiscale è una bufala invereconda.

La verità è che una parte notevole della società italiana – quella che comunque lavora, produce e spende – è molto più avanti rispetto al tentativo di varare una normazione più vincolistica. La lotta all’evasione fiscale – ancora grande piaga di questo Paese – la si fa principalmente con l’intelligence. Soprattutto modificando un assetto ch’era lo specchio fedele di una società di tipo fordista. Si pensi solo al ruolo debordante del “sostituto d’imposta”. Qualcosa che non esiste più, se non nei confusi riflessi di molti nostri legislatori.

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