Caro direttore,
dopo la contrastata decisione europea (con un raro isolamento politico della Germania) di aumentare per i prossimi cinque anni i dazi sull’importazione delle auto elettriche, il governo cinese ha reagito immediatamente con un duro comunicato del ministro del Commercio condannando duramente il “protezionismo” della UE, ma anche auspicando una ripresa dei negoziati.
È importante che l’Unione europea abbia finalmente scelto di contrastare la concorrenza sleale di Pechino, ma la partita non è definitivamente chiusa anche per l’alto numero degli Stati membri che si sono astenuti.
È bene pertanto richiamare all’attenzione dell’ opinione pubblica due dati di fatto:
L’accusa di protezionismo è falsa non solo per gli incentivi statali di cui godono i produttori di auto cinesi, ma perché il complesso delle relazioni economiche tra l’Europa e il Dragone è pieno di asimmetrie, molto lontano dall’ideal tipo di libero mercato dal momento che la Cina non è una società aperta. Basti pensare agli squilibri delle bilance commerciali.
A ciò si aggiunge la sostanziale impossibilità per le aziende europee di muoversi con la necessaria libertà nel campo degli investimenti diretti e il fatto che la valuta cinese non è pienamente convertibile.
Accanto a questi profili economici non si devono inoltre trascurare i fattori più direttamente politici. Oggi la connettività digitale e le componenti high tech fanno del comparto automobilistico un settore rilevante per la sicurezza nazionale dal momento che l’Unione europea non ha uno scudo protettivo di cybersecurity in grado di evitare che le aziende cinesi (tramite le tecnologie installate nelle auto) inoltrino informazioni sensibili a Pechino, come sono obbligate a fare per la legislazione in vigore nel Dragone.
Last but not least – come segnalato da Mark Rutte, appena entrato in funzione come nuovo segretario generale della Nato -, la Cina sta offrendo supporti concreti tramite la sua industria duale all’invasione russa in Ucraina.
In questa cornice – a differenza del passato – la nuova Commissione europea dovrà finalmente affrontare il dossier Cina con una visione d’insieme e con una strategia politica unitaria e coesa. Continuare a muoversi ognuno per conto suo e con un’azione politica frammentata caso per caso porterebbe esiti disastrosi per tutto il continente europeo a tutto vantaggio del Dragone.
Marco Mayer