Caro direttore,
la notizia inattesa è che anche il Canada – dopo aver alzato in modo molto consistente le tariffe – sta valutando di bandire le importazioni di componenti high-tech per automobili dalla Cina perché si prestano con grande facilità ad operazioni di spionaggio. Su questo aspetto cruciale l’Europa sta ancora discutendo su quali misure difensive adottare, mentre ha alzato, ma in misura decisamente minore rispetto al Nord America, i dazi doganali.
Per inciso, è interessante osservare che il minore aumento (solo il 9%) deciso dalla UE ha riguardato la Tesla, che le autorità cinesi hanno salvato nel 2018 quando il premier cinese Li Quiang era il leader del PCC di Shangai, dove Elon Musk ha realizzato in tempi record la gigafactory di Tesla.
Nell’attuale quadro di grande incertezza per l’industria automobilistica europea, l’Italia sembra muoversi per conto proprio nei confronti della Cina, e specificatamente con il gruppo Dongfeng, con potenziali rischi per la sicurezza nazionale paradossalmente innescati da un governo di ispirazione sovranista. L’azienda cinese è di proprietà della SAAC, l’autorità delle partecipazione statali che risponde direttamente al Consiglio di Stato.
È da segnalare inoltre che una sussidiaria di Dongfeng Motor produce veicoli militari, quali ad esempio corazzati di nuova generazione utilizzati in Russia e camion militari probabilmente utilizzati per trasportare missili in Corea del nord.
Nei panni del ministro Adolfo Urso, che ha una grande esperienza in materia di sicurezza per aver presieduto con successo il Copasir, prima di portare i cinesi in casa ci penserei due volte. Altrimenti facciamo il bis del digitale con Huawei, Zte e Hikvision. Per non parlare della dipendenza dal gas russo di Gazprom….
A mio avviso sarebbe, viceversa, più utile che gli europarlamentari (italiani e non) chiedessero conto a Raffaele Fitto e a tutti gli altri Commissari UE in pectore quali sono le loro proposte per evitare che le auto elettriche cinesi invadano l’Europa, con tutte le conseguenze negative per la crescita e la sicurezza dell’Unione Europea.
Marco Mayer