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Contratto Bancari

Unicredit, ecco gli scenari (tra Mps, Bnp, Mef e non solo)

Mps, Bnp e non solo: Unicredit continua a essere al centro delle voci sul risiko bancario. Ecco rumors giornalistici e scenari degli analisti.

LE ULTIME INDISCREZIONI SU UNICREDIT/MPS

Secondo gli ultimi rumors Unicredit sarebbe stata sondata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze per l’acquisizione di Banca Monte dei Paschi di Siena, in modo da favorire l’exit strategy programmata entro il 2021. Stando al Sole24Ore, l’ultima ipotesi prevederebbe una ricapitalizzazione del Monte da parte del Mef per una cifra compresa tra i 2 e i 2,5 miliardi di euro, di cui uno destinato a rimpinguare i fondi per le cause legali e un altro per coprire gli esuberi pre-nozze, stimati intorno a 6 mila unità (di cui la metà a Siena).

IL PARERE DI EQUITA SIM: PER UNICREDIT PIU’ RISCHI CHE OPPORTUNITA’

Per Equita Sim un’operazione del genere presenta più rischi che opportunità per Unicredit dal momento che aumenterebbe il profilo di rischio della banca e avrebbe un impatto negativo sulla valutazione dell’Istituto di credito. Infatti, spiega la casa d’affari, i rischi legali per Unicredit salirebbero da 10,7 miliardi (coperti al 7%) a 21 miliardi (coperti al 12%), con una componente specifica per Mps di circa 6 miliardi, coperti al 24%, livello che potrebbe essere ritenuto non sufficiente dal mercato.

IL CET1

Per gli analisti la banca guidata da Jean Pierre Mustier non riuscirebbe a soddisfare la condizione di neutralità sul Cet1 dopo l’operazione perché Mps in seguito all’accordo con Amco ha un indice di solidità patrimoniale inferiore al 10% (rispetto al 13,2% di Unicredit) e le nuove risorse dell’aumento di capitale verrebbero impiegate per la ristrutturazione. Ancora, secondo Equita, Unicredit non riuscirebbe a utilizzare in pieno, nei prossimi due anni, le attività fiscali differite (3,6 miliardi) dell’Istituto senese non computate nel capitale vista l’attesa di una redditività ridotta.

L’IMPATTO SULL’EPS

Anche ipotizzando sinergie da costo rilevanti (764 milioni, ovvero il 31% della base costi di Mps) il deal sarebbe diluitivo del 20% circa sull’Eps 2022-2023 di Unicredit e il Mef diventerebbe il primo azionista di Unicredit con il 17% (ipotizzando un concambio a prezzi di mercato) creando incertezze di governance e un rischio di overhang sul titolo.

IL POSIZIONAMENTO COMPETITIVO

Inoltre, per Equita Sim, Unicredit migliorerebbe il posizionamento competitivo a livello nazionale (quota di mercato dall’11% al 16,5% rispetto al 19% di Intesa Sanpaolo), ma non aumenterebbe in modo rilevante la presenza territoriale nelle regioni piú ambite (Lombardia dal 7% all’11%, Piemonte dal 14% al 15%).  Equita Sim infine segnala che un eventuale deal con Mps allontanerebbe per Unicredit l’ipotesi di spin-off delle attività italiane da quelle estere perché il business domestico – che ha margini inferiori e un più alto costo del rischio rispetto al resto del gruppo – non riuscirebbe a garantire gli stessi ritorni su base stand-alone rispetto all’attuale configurazione.

IL PARERE DI EXANE BNP PARIBAS: PER MPS 2,5 MILIARDI BASTANO?

Exane Bnp Paribas si chiede invece se saranno sufficienti 2,5 miliardi di euro per riportare Mps in una situazione di solidità patrimoniale. Stando alle stime degli analisti, come evidenzia MF-Milano Finanza, il Cet 1 Fully loaded calerà al 9% circa nel 2020 e all’8,2% nel 2021 e nel 2022. Il calo è visto come la conseguenza del quarto trimestre in cui le attese sono per 3,5 miliardi di euro di asset ponderati per il rischio. Secondo le previsioni, una ricapitalizzazione di 2-2,5 miliardi andrebbe a incrementare il Cet 1 Fully loaded di Mps di 3,7-4,5 punti percentuali all’11,9-12,8%, ma prima di tener conto di eventuali accantonamenti aggiuntivi per rischi di possibili cause.

POCO VALORE DALLE DTA

Inoltre, le attività fiscali differite che la banca senese apporterebbe a Unicredit, per Exane Bnp Paribas avrebbero poco valore in quanto Unicredit dispone già di oltre 3 miliardi di crediti fiscali per le perdite riportate.

IL CET1

Nel caso in cui l’eventuale deal tra Unicredit e Mps si concretizzasse, Exane stima per Unicredit un Cet 1 Fully loaded del 12% nel 2023 (13,85% il Cet 1 Fully loaded alla fine di giugno 2020).

LO STUDIO DI MEDIOBANCA

Mediobanca Securities in un report recente si è concentrata invece sulle possibili operazioni di M&A transfrontaliero dal momento che la Bce da tempo sostiene l’M&A per creare campioni europei. Inoltre, a detta degli analisti, il Covid agirà da elemento catalizzatore, separando in maniera netta le banche solide da quelle con problemi pregressi.

LA COMBINAZIONE PIU’ EFFICACE

Per gli esperti una delle combinazioni più efficaci sarebbe quella tra Unicredit e Bnp Paribas: la realtà che nascerebbe avrebbe oltre 68 miliardi di valore in borsa e darebbe vita a 1,9 miliardi di sinergie al 2022. Secondo i calcoli di Mediobanca Securities ci sarebbero, tra le altre cose, 0,7 miliardi di risparmi legati alla sovrapposizione dei business, un taglio del 40% dei costi di base e una ristrutturazione del Cib.

LE DICHIARAZIONI DI MUSTIER SULL’M&A

L’amministratore delegato di Unicredit, Jean Pierre Mustier, dal canto suo continua a escludere possibili fusioni. Di recente il Ceo ha infatti dichiarato che “l’M&A non è la soluzione e non è la panacea dei mali. Unicredit non vuole procedere con attività di M&A; preferiamo usare l’eccesso di capitale per i buyback, preferiamo trasformarci invece che integrarci”.

LE PROSSIME TRIMESTRALI

La situazione sulle future operazioni di M&A delle banche italiane potrebbe diventare più chiara in occasione dei risultati del terzo trimestre 2020. Unicredit e Banca Mps pubblicheranno i conti il 5 novembre.

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