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contratto bancari

Unicredit, ecco conti e subbugli

Cosa sta succedendo in Unicredit alla vigilia della presentazione dei conti semestrali. Le stime di consensus degli analisti. E le tensioni sindacali su tagli e ristrutturazione

Bisognerà aspettare fino a mercoledì 7 agosto per conoscere i risultati del primo semestre e quelli del secondo trimestre 2019 di Unicredit. A fare gli onori di casa, a piazza Gae Aulenti, ci saranno il presidente Fabrizio Saccomanni e l’amministratore delegato Jean Pierre Mustier. Sullo sfondo le agitazioni sindacali a causa delle indiscrezioni sui 10mila esuberi allo studio per il nuovo piano strategico che sarà presentato a Londra il prossimo dicembre.

LE PREVISIONI DEGLI ANALISTI

In attesa di conoscere i numeri ufficiali, il gruppo bancario intanto ha fornito il consueto aggiornamento sulle stime di consensus degli analisti in base alle indicazioni elaborate da 25 broker italiani e internazionali. Per quanto riguarda l’utile netto è visto in aumento a 2,13 miliardi nel secondo trimestre dell’anno a fronte degli 1,02 miliardi (risultato rettificato) raggiunti nello stesso periodo del 2018. Un risultato che arriverebbe grazie a poste straordinarie per quasi 1 miliardo relative alla cessione della quota del 17% detenuta in FinecoBank.

Previsti margine di intermediazione a 4,64 miliardi e risultato di gestione a 1,51 miliardi. Per l’intero 2019, invece, le stime parlano di un utile netto pari a 5,64 miliardi, di un margine d’intermediazione in calo a 19,09 miliardi e di un risultato di gestione a 6,45 miliardi. Rivista al rialzo l’indicazione di dividendo 2020 con una cedola di 0,59 euro per azione sulla base del bilancio 2019.

LE INDISCREZIONI SUI LICENZIAMENTI

Ad agitare le acque, negli ultimi giorni, sono state però le indiscrezioni di Bloomberg secondo cui a piazza Gae Aulenti starebbero studiando una maxi ristrutturazione che prevedrebbe un taglio del 10% dei costi operativi e di 10mila posti di lavoro. Il tutto  nell’ambito del nuovo piano strategico che sarà presentato a dicembre a Londra. L’agenzia ha pure riferito che i numeri sugli esuberi sarebbero ancora in fase di revisione e potrebbero essere più bassi.

Da Unicredit all’inizio è arrivato un secco “no comment” mentre Mustier ha poi assicurato che “ogni evoluzione del gruppo e di tutte e nostre banche sarà gestita attraverso il prepensionamento e, come sempre, in modo socialmente responsabile e in linea con le rappresentanze dei lavoratori del gruppo”.

Nel frattempo i sindacati si sono fatti sentire arrivando anche ad annunciare con la Fabi guidata da Lando Maria Sileoni (qui la lettera aperta di Sileoni a Mustier) una marcia dei bancari italiani a Parigi fin sotto l’Eliseo se Mustier andrà avanti con l’idea dei 10mila esuberi. Licenziamenti che spaventano anche perché se ne aggiungono ad altri probabili: Deutsche Bank ha annunciato di recente di avere in programma il taglio di 18mila posti e Société Générale aveva già detto ad aprile di voler eliminare 1.600 posti.

IL PARERE DI UNISIN CONFSAL A START MAG

Dice a Start Magazine Emilio Contrasto, segretario generale del sindacato autonomo Unisin Confsal: “Siamo rimasti molto sorpresi e preoccupati dalle risposte del ceo di Unicredit Group, Jean Pierre Mustier, dopo le chiare prese di posizione da parte delle organizzazioni sindacali del settore conseguenti alla diffusione di rumors in merito a esuberi nel gruppo per circa 10.000 risorse. Invece di smentire categoricamente voci di tal genere, tranquillizzando concretamente le lavoratrici e i lavoratori, Mustier ha di fatto accreditato tali rumors, limitandosi a rinviare ogni decisione o comunicazione al momento della presentazione ufficiale del nuovo piano e sentendo però la necessità di confermare che ‘ogni evoluzione sarà gestita attraverso il prepensionamento e, come sempre, in modo socialmente responsabile e in linea con le rappresentanze dei lavoratori del gruppo’”.

Secondo Contrasto “non è pensabile che Unicredit possa continuare a realizzare profitti per gli azionisti e margini per gli irrazionali salari del management attraverso la vendita di asset anche strategici e la continua distruzione di posti di lavoro”. Per questo, promette il segretario di Unisin Confsal, “il sindacato unitariamente respingerà con forza qualunque tentativo di tal specie”. Poi un invito affinché “le banche riprendano, una volta e per tutte, a fare profitti attraverso lo sviluppo dei vari business e il reale supporto a famiglie, imprese e territori. Se hanno bisogno di tagliare ancora i costi del lavoro comincino a intervenire sugli assurdi premi e sugli ingaggi sproporzionati del top management – sottolinea – . Magari potrebbero accorgersi che intervenendo su poche teste riusciranno ugualmente e senza mettere in difficoltà migliaia di famiglie a conseguire gli obiettivi previsti”.

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