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Unicredit Commerzbank

Che cosa si dice in Germania della mossa di Unicredit su Commerzbank

Commenti e reazioni in Germania all'ingresso di Unicredit in Commerzbank, la seconda più grande banca tedesca. 

“Un buon segnale”, “un ‘operazione che ha senso”, “un consolidamento del mercato bancario europeo”. Sono generalmente positive le reazioni in Germania all’ingresso di Unicredit in Commerzbank, la seconda più grande banca tedesca. Un ingresso che Handelsblatt definisce “sorprendente”, nonostante che negli anni passati si siano rincorse le indiscrezioni sull’interesse dell’istituto guidato dal ceo Andrea Orcel per la banca privata tedesca, anche se poi nulla di concreto era seguito.

“Il consolidamento del mercato bancario europeo ha senso dal punto di vista economico”, ha dichiarato Moritz Schularick, presidente di uno dei centri di ricerca economica più autorevoli del paese, l’Institut für Weltwirtschaft (IfW) di Kiel. Ciò vale anche nella prospettiva di approfondire l’unione bancaria e dei mercati dei capitali nell’Unione europea, ha aggiunto Schularick, e ciò dovrebbe facilitare l’ottenimento di prestiti per le piccole e medie imprese nel mercato interno dell’Ue.

Per Friedrich Heinemann, esperto finanziario del Centro per la ricerca economica europea (Zentrum für Europäische Wirtschaftsforschung, Zew) di Mannheim, “potrebbe avere senso unire le due banche, inclusa una prospettiva di acquisizione, dal momento che anche per gli standard europei, Commerzbank è una piccola banca che non ha le dimensioni necessarie per operare con successo a lungo termine”.

Le conseguenze sul diritto della concorrenza dovrebbero certamente essere prese in considerazione, ad esempio, sul mercato tedesco, dove Unicredit è già presente con il suo marchio Hypo-Vereinsbank (HVB): “Considerando la diversità del panorama bancario tedesco, questo non dovrebbe rappresentare un ostacolo”, ha aggiunto Heinemann.

Handelsblatt ritiene che per Unicredit sia “benvenuta qualsiasi diversificazione che si allontani dal mercato interno italiano, dove la sopravvivenza delle banche dipende dalla solvibilità delle autorità fiscali italiane nei prossimi decenni”. Il principale quotidiano economico tedesco, le cui posizioni sono spesso vicine a quelle dell’élite industriale e finanziaria del paese, riassume i termini dell’operazione: gli italiani hanno acquisito il 9% della seconda banca tedesca e hanno manifestato interesse ad espandere il proprio coinvolgimento, scrive, e Unicredit ha fatto sapere che discuterà con Commerzbank le opzioni per aumentare il valore per gli azionisti di entrambe le banche. Se necessario, verrà ottenuta l’approvazione delle autorità per un possibile ampliamento della quota a oltre il 9,9%. La banca italiana ha acquisito la metà delle azioni della Commerzbank acquistando un pacchetto del 4,5% che lo Stato tedesco ha immesso sul mercato dall’oggi al domani. L’altra parte è stata acquistata sul mercato.

Da parte sua il governo di Berlino aveva annunciato tempo fa che avrebbe gradualmente ridotto le azioni acquisite nella Commerzbank nell’operazione di salvataggio dell’istituto durante la crisi finanziaria. Dopo aver venduto circa il 4,5% di Unicredit, lo Stato tedesco detiene ancora il 12% delle azioni.

La mossa ha generato scompiglio sotto il cielo di Francoforte. Il consigliere di sorveglianza di Commerzbank, Stefan Wittmann, ha detto che si opporrà a qualsiasi potenziale acquisizione, ricordando che proprio la vicenda Hvb aveva portato a troppi tagli di posti di lavoro. Alla sua posizione si è accodato il sindacato dei servizi Ver.di. Ieri pomeriggio Orcel ha effettuato una telefonata di cortesia ai vertici della banca tedesca: nel colloquio non si sarebbe affrontata «nessuna ipotesi strategica, come ad esempio una potenziale acquisizione».

Erano i tempi del primo governo guidato da Angela Merkel, biennio 2008-2009, quelli del primo dei tre esecutivi di Grosse Koalition che l’ex cancelliera si è trovata a dirigere nella sua lunga carriera al vertice della Germania. Al ministero delle Finanze sedeva il socialdemocratico Peer Steinbrück (che qualche anno dopo avrebbe sfidato proprio Merkel in una perdente campagna elettorale per la cancelleria), a quello dell’Economia il cristiano-sociale Michael Glos, poi sostituito in corsa nel febbraio 2009 dal compagno di partito Karl-Theodor zu Guttenberg, autore di una rapidissima parabola nell’Olimpo politico tedesco. La crisi finanziaria aveva investito il mondo e non risparmiò la Germania, allora appena uscita dalla convalescenza del lungo periodo di depressione iniziato negli ultimi anni di Helmut Kohl e proseguito per tutte e due le legislature di Gerhard Schröder. Era stato il malato d’Europa, aveva da poco cominciato a riprendersi, quando la crisi la rigettò indietro di qualche anno.

Dopo i soliti mesi di titubanza, di fronte a uno tsunami che all’inizio la dirigenza politica tedesca aveva faticato a comprendere nella sua gravità, lo Stato decise di intervenire e salvato dal collasso la sofferente Commerzbank, che nel bel mezzo della crisi finanziaria globale aveva inghiottito la malata Dresdner Bank, con ingenti somme di denaro proveniente dalle tasse. Nel 2008 e nel 2009 Commerzbank ricevette un aiuto di capitale di 18,2 miliardi di euro dal fondo di stabilizzazione del mercato finanziario (Fms). di quella somma, secondo la Finanzagentur, l’agenzia finanziaria della Bundesrepublik, finora sono stati rimborsati circa 13,15 miliardi di euro.

All’attuale livello dei prezzi, la restante partecipazione statale nell’istituto finanziario vale circa 2,5 miliardi di euro, scrive Handelsblatt, all’epoca il pacchetto azionario costava circa cinque miliardi di euro. Per realizzare un profitto dovrebbe essere raggiunto un prezzo delle azioni di poco inferiore a 26 euro: le azioni della Commerzbank sono state quotate l’ultima volta a 14,60 euro.

Il quotidiano di Düsseldorf osserva ancora che, a differenza del salvataggio di Lufthansa dove lo Stato ha ricavato un profitto di oltre 700 milioni di euro dalla vendita delle sue azioni, per quello di di Commerzbank i contribuenti tedeschi probabilmente rimarranno in perdita. Saranno loro i perdenti di questa lunga storia.

Il ricavato della vendita delle azioni della Commerzbank confluirà nel fondo di stabilizzazione del mercato finanziario, che durante la crisi finanziaria è stato utilizzato anche per sostenere altri istituti. Secondo la Finanzagentur, alla fine del 2023 il suo deficit accumulato ammontava a circa 21,6 miliardi di euro.

Negli ultimi anni Commerzbank è venuta lentamente fuori dalla crisi anche attraverso una robusta politica di ristrutturazione messa in campo dal ceo Manfred Knof, il quale all’inizio del 2021, una volta insediatosi, ha inasprito le misure di austerità. Commerzbank ha tagliato migliaia di posti di lavoro e ha ridotto significativamente la sua rete di filiali in Germania. Handelsblatt aggiunge che la previsione è di una crescita dell’utile netto a 3,4 miliardi di euro entro il 2027 e ritiene che “il governo tedesco potrebbe aver visto gli ultimi sviluppi con benevolenza e già all’inizio dell’anno aveva annunciato di voler vendere una parte maggiore delle sue azioni”. Dai partiti della maggioranza è infatti arrivata una prima nota ottimistica. È quella del portavoce della politica economica del gruppo parlamentare dei liberali (Fdp) Reinhard Houben, il quale ha definito la vendita delle azioni federali della Commerzbank un buon segnale: “Il governo federale continua così la sua chiara linea di dismissione delle azioni societarie”, ha detto.

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