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Unicredit, Banco Bpm, Bper. Tutte le sportellate sugli incentivi del governo su Mps

Fatti, rumors, numeri e tensioni fra banche. Il caso degli incentivi fiscali del governo per sistemare Mps che provocano tensioni nelle altre banche 

Tutti contro tutti (o quasi) fra le banche. Oggetto: gli incentivi fiscali per sistemare il bubbone Mps.

Ecco che cosa sta succedendo, anche in Borsa.

Torna sotto i riflettori a Piazza Affari il risiko bancario con Banco Bpm e Bper (potenziali candidate per un’aggregazione in rialzo di circa l’1%) mentre Mediobanca segna +0,3% a un soffio da 10 euro dopo che Leonardo Del Vecchio è salito ulteriormente nel capitale, portandosi al 15,4% e pronto – secondo il Sole 24 Ore – a completare in tempi brevi e compatibilmente con i prezzi di mercato l’ascesa al 20% autorizzata dalla Bce.

Secondo quanto scrive oggi il quotidiano Repubblica, il ceo di Banco Bpm Giuseppe Castagna avrebbe recentemente aggiornato il cda in merito al tema M&A, esprimendo il proprio sostegno a valutare un’aggregazione con Bper al fine di creare il terzo polo bancario del Paese.

PERCHE’ CASTAGNA SBUFFA SUL DECRETO PRO MPS

A turbare i sonni di Castagna c’è l’azione del governo. La bozza di decreto, che estende al giugno 2022 la trasformazione in capitale delle attività fiscali differite, estende anche da uno a tre anni il periodo “di cantiere” per convertire in patrimonio questi crediti incerti per tempi e incassi (le “Dta”). La bozza ha poi alzato, dal 2% al 3% dell’attivo totale della banca da fondere, l’incentivo massimo: un +50% che favorisce banche con più Dta, e più cumulabili con quelle delle “prede”, sottolinea Repubblica.

CASTAGNA DI BANCO BPM IMBUFALITO CON TESORO E UNICREDIT

“Come Unicredit, che otterrebbe un miliardo in più di capitale in caso di nozze sia con Mps (3,4 miliardi di incentivi), sia con Banco Bpm (circa 4 miliardi) – aggiunge il quotidiano – Mentre la ridotta entità di questi cespiti nei bilanci di Banco Bpm e di Bper non muterebbe nulla in una fusione tra loro (quasi un miliardo di incentivi). Risulta da più ricostruzioni che Giuseppe Castagna, pubblicamente impegnato da mesi a negoziare con chiunque, ma anche convinto assertore di un “terzo polo”, abbia letto tra le righe della bozza una cospirazione contro il suo disegno, e un assist del Tesoro ad Andrea Orcel, nuovo ad di Unicredit, che così avrebbe tre anni, e doppi incentivi da 7 miliardi netti, per inghiottire almeno parte della rete Mps, e l’intero boccone Banco Bpm, che in teoria potrebbe fargli più gola”.

ECCO COME UNIPOL INTRALCIA LA STRADA DI BPER VERSO BANCO BPM

In realtà, sempre oggi, il quotidiano del gruppo Gedi indica anche che Carlo Cimbri, Ceo di Unipol (primo socio di Modena), avrebbe tuttavia interrotto i dialoghi con Castagna, con Bper che – sotto la guida di Montani – potrebbe essere più orientata a valutare altri dossier come Popolare di Sondrio e Carige. In ogni caso il risiko torna a scaldarsi. Ne sono prova gli andamenti di Borsa di questa mattina.

IL REPORT DI EQUITA

Secondo Equita, un’operazione Bper-Banco Bpm “avrebbe senso dal punto di vista industriale vista la complementarità delle reti distributive, con la combined entity che diventerebbe il secondo operatore domestico con una quota di mercato del 14% in termini di sportelli”.  Sullo sfondo c’è anche Unicredit (+0,5% in Borsa). Secondo gli analisti della sim, “un’eventuale aggregazione con Gae Aulenti può riconoscere agli azionisti di Banco Bpm un premio maggiore rispetto al deal con Bper, dato che quest’ultimo tipo di operazione avrebbe maggiore possibilità di configurarsi come fusione tra pari”. Inoltre l’estensione della norma sulla conversione delle DTA dal 2% al 3% garantirebbe, nel caso di M&A tra Unicredit e Banco Bpm, il riconoscimento a CET1 di 1,3 miliardi aggiuntivi mentre non comporterebbe vantaggi ulteriori nel caso Banco-Bper, aggiunge il report di Equita.

IL POST DI COLTORTI (EX CAPO UFFICIO STUDI DI MEDIOBANCA) SU MPS E NON SOLO

Ha commentato via Facebook Fulvio Coltorti, già direttore dell’area studi e ricerche di Mediobanca: “Si punta a favorire le banche attraverso incentivi alla loro fusione. Nessuno si chiede che razza di banche potranno mai essere quelle che stanno in piedi grazie agli aiuti dello Stato? Credo che in questo genere di politiche Bankitalia sia il principale regista. Finora i risultati sono pessimi”.

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