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Ubi Banca Banche

Ubi Banca, che cosa cambia con la nuova governance

L'articolo di Luca Gualtieri, giornalista di Mf/Milano finanza, sulla nuova governance di Ubi Banca

Un premio di maggioranza che consentirà alla prima lista di controllare il board; fino a tre posti per le minoranze; un peso crescente per gli amministratori indipendenti che saranno i due terzi del totale. Sono questi alcuni degli aspetti più rilevanti del nuovo statuto di Ubi Banca che sarà posto in votazione nell’assemblea straordinaria del prossimo 19 ottobre.

PERCHE’ UBI LASCERA’ IL DUALE

L’istituto guidato da Victor Massiah sarà l’ultima banca italiana ad abbandonare la governance duale per abbracciare quella monistica, seguendo l’esempio di Intesa Sanpaolo. Come spiegato dalla relazione appena depositata per i soci, il nuovo statuto prevede un accentramento della funzione di supervisione strategica e della funzione di gestione nel consiglio di amministrazione, il rafforzamento dell’efficacia dei comitati endoconsiliari, la partecipazione della funzione di controllo alle decisioni strategiche e l’ottimizzazione dei flussi informativi.

COME SARA’ ELETTO IL CDA DI UBI

Il board sarà eletto con il meccanismo del voto di lista che prevede un premio di maggioranza per la formazione che si aggiudicherà il primo posto. Le liste dovranno essere presentate da uno o più soci che rappresentino almeno l’1% del capitale e saranno divise in due sezioni, una per i candidati al cda, l’altra per quelli al comitato di controllo sulla gestione. Oltre a quest’ultimo i comitati saranno quattro: rischi, nomine, remunerazioni e parti correlate più altri eventualmente previsti dalla normativa. Su 15 amministratori (sette in meno rispetto al precedente sistema di governo) due terzi dovranno rispettare i requisiti di indipendenza.

CHE COSA CAMBIA PER L’ASSEMBLEA DEI SOCI UBI

Quanto all’assemblea, l’organo tornerà ad approvare il bilancio d’esercizio, che nel dualistico spettava al consiglio di sorveglianza, e si riunirà, di massima, alternativamente a Bergamo e a Brescia. Tra le sedi però oltre alle due città lombarde rientra questa volta anche Milano, una scelta che sottolinea il forte legame con il mercato. Le redini saranno in mano al consigliere delegato che avrà poteri assimilabili a quelli di un amministratore delegato, ma è prevista anche la funzione del direttore generale.

LA TEMPISTICA DELLA NUOVA GOVERNANCE DI UBI

La nuova governance entrerà in vigore con il rinnovo dei vertici previsto per la prossima primavera. In vista di quella scadenza i grandi azionisti starebbero già ragionando sulle candidature e il bresciano Sindacato azionisti Ubi Banca (12,5%) ha dato mandato alla società di consulenza internazionale Egon Zehnder per selezionare le candidature più adatte. I soci storici presenteranno probabilmente un’unica lista nel mese di febbraio, cercando un delicato equilibrio tra le diverse anime del gruppo.

UBI FRA FRONTE BRESCIANO E NOCCIOLO BERGAMASCO

Oltre al fronte bresciano, supportato da robusti capitali, vorrà infatti voce in capitolo anche il nocciolo bergamasco riunito nel Patto dei Mille (3,1%) attorno alle famiglie Zanetti e Radici. Senza dimenticare l’anima piemontese, che, sebbene meno visibile di quella lombarda, potrebbe ritagliarsi un ruolo significativo nella governance. Qui il dominus è Gian Domenico Genta, presidente della fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo, che con il 5,9% è il primo azionista del gruppo davanti alla Fondazione Banca del Monte (4,9%).

 

Articolo pubblicato su Mf/Milano finanza

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