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Sanremo

Tutto su JE, la società che fa la guerra alla Rai su Sanremo

Avete mai pensato di vedere il Festival di Sanremo su una rete diversa dalla Rai? Beh, dal 2026 potrebbe accadere. Ecco che cosa è successo e chi è JE, la società che ha fatto esplodere il caso. Fatti, numeri e commenti

 

È successo l’impensabile. O meglio, potrebbe succedere. Il Festival di Sanremo, in onda sulla Rai fin dalla prima edizione del 1951, a partire dal 2026 potrebbe essere trasmesso da un’altra rete.

A far scoppiare il caso è stata JE, una società di edizione musicale e di produzione guidata da Sergio Cerruti, il quale aveva trasmesso al comune di Sanremo una manifestazione di interesse “ad acquisire la titolarità dei diritti di sfruttamento economico e commerciale del Festival di Sanremo”.

Non avendo ricevuto risposta, la JE ha depositato il ricorso al Tar della Liguria, i cui giudici hanno stabilito che il Comune titolare del brand dovrà procedere a una gara pubblica “aperta agli operatori del settore interessati”.

COSA FA E CHI C’È DIETRO JE

Just Entertainment, abbreviata in JE, si presenta come “una società specializzata nella produzione di contenuti d’intrattenimento, ma soprattutto un’etichetta discografica indipendente nata nel 2003”. Si occupa di digital distribution, Youtube management, digital strategy, sync&sound branding.

La sua sede legale è a Roma, ma ha anche un ufficio a Milano e uno a Londra. È di proprietà di Music Investments Ltd all’88% e di Ausonia It Srl per il restante 12%. Ha iniziato la sua attività nel 2010 e al 30 giugno contava contava 14 dipendenti.

L’amministratore unico di JE, in carica fino alla revoca, è Enrico Nuovo; il Ceo è Sergio Cerruti, già presidente di Associazione fonografici italiani (Afi), di cui oggi è presidente della commissione affari legali e istituzionali.

GLI AFFARI DI JE

JE ha chiuso il 2023 con costi della produzione pari a 2.906.439 euro e ricavi pari a 3.108.412 euro, come emerge dalla visura camerale.

LA QUERELLE CON SANREMO

Come anticipato, Cerruti aveva trasmesso al comune di Sanremo una manifestazione di interesse “ad acquisire la titolarità dei diritti di sfruttamento economico e commerciale del Festival di Sanremo (compreso il Red Carpet) e del relativo marchio per curare l’organizzazione e lo svolgimento del Festival”, riferisce Il Sole 24 Ore.

Il Comune però ha fatto orecchie da mercante e “non ha fornito riscontro”, secondo quanto affermato dal Tar. La JE, fa sapere Il Sole, ha quindi “impugnato il provvedimento con cui il comune di Sanremo avrebbe affidato a Rai la concessione dell’uso in esclusiva del marchio “Festival della Canzone Italiana” di cui è titolare il Comune (che lo ha registrato nel 2000) e lo svolgimento della 74esima edizione del Festival, nonché di eventuali successive edizioni”.

L’INTERVENTO DEL TAR

In seguito al ricorso presentato da JE, il Tar della Liguria ha dichiarato illegittimo l’affidamento diretto alla Rai da parte del comune di Sanremo e, dunque, “fatto salvo lo svolgimento dell’edizione del 2025, che, pertanto, avrà luogo come previsto”, il Comune dovrà procedere a una gara pubblica “aperta agli operatori del settore interessati”.

LA REAZIONE DI JE

“Non posso gioire per l’ottenimento di ciò che dovrebbe essere normale, ma non posso smettere di combattere per ottenerlo. Oggi, però, abbiamo scritto un pezzo di storia perché Sanremo è Sanremo, non è la Rai”, ha detto Cerruti. “Spero – ha aggiunto parlando al Sole 24 Ore – che la Rai inizi ad avere un atteggiamento diverso per costruire il futuro. E spero che l’amministratore delegato, Giampaolo Rossi, trovi il tempo per incontrarmi come da me richiesto a luglio 2024, ma ancora senza esito visto che mi hanno comunicato che non poteva perché troppo impegnato con i palinsesti”.

IL COMMENTO DELLA RAI

La Rai, che ha preannunciato ricorso, intanto, minimizza dicendo che “il Tar Liguria ha giudicato irregolari soltanto le delibere con le quali il comune di Sanremo ha concesso in uso esclusivo a Rai il marchio ‘Festival della Canzone Italiana’, nonché alcuni servizi ancillari erogati in occasione dell’organizzazione del Festival stesso”. Ovvero, il format resta alla Rai, ma non potrebbe più chiamarsi ‘Festival di Sanremo’.

Per la Tv di Stato quindi non c’è “nessun rischio che la manifestazione canora, nella sua veste attuale, possa essere organizzata da terzi”.

Va ricordato che il Festival di Sanremo, almeno nelle ultime edizioni, è stata la punta di diamante della rete nazionale e che, secondo il market watch di Banca Ifis, produce complessivamente 60 milioni di euro di ricavi, di cui 42 sono riconducibili alla raccolta pubblicitaria di Rai mentre 18,4 sono legati all’impatto delle attività del Festival stesso sul territorio.

LO STUPORE DEL SINDACO DI SANREMO

Il sindaco di Sanremo, Alessandro Mager, ha definito la sentenza “inaspettata, articolata e complessa” e ha promesso di approfondirla “con scrupolosa attenzione” insieme ai dirigenti del Comune e ai consulenti legali “anche al fine di pianificare le migliori strategie per il futuro”.

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