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Unicredit-Mustier

Ecco tutti i subbugli in casa Unicredit di Mustier (su Bisoni e non solo)

Che cosa sta succedendo in Unicredit guidata da Jean-Pierre Mustier? Fatti, nomi, indiscrezioni e analisi

Tensioni con i sindacati, fibrillazioni con le fondazioni azioniste, rumors su manovrine in Mediobanca con Luciano Del Vecchio. Non mancano gli spunti in casa di Unicredit per parlare del pensiero e dell’azione di Jean-Pierre Mustier.

IL CASO DELLA NOMINA DI BISONI A PRESIDENTE DI UNICREDIT

Il caso della nomina di Cesare Bisoni (classe 1944) a presidente di Unicredit al posto di Fabrizio Saccomanni ha fatto da detonatore anche fra gli azionisti del gruppo bancario. La fondazione Cariverona, primo socio italiano di Unicredit con circa l’1,8%, non ha apprezzato troppo la nomina gestita da Mustier. E Alessandro Mazzucco, presidente della fondazione veronese, lo ha esternato, anche sulla scia anche di rumors provenienti della Vigilanza secondo cui la scelta di Bisoni sarebbe transitoria.

CHI CRITICA MUSTIER DALL’INTERNO DI UNICREDIT

Ha scritto il settimanale Milano Finanza: “Com’è stato possibile – è stato il succo della critica di Mazzucco – che appena cinque settimane dopo l’improvvisa scomparsa di Fabrizio Saccomanni, a ridosso di Ferragosto, la governance di una grande banca europea, public company su scala globale, abbia partorito una successione «fatto compiuto» promuovendo il proprio «consigliere anziano»? Come mai al vertice di Unicredit si affaccia un presidente che oggettivamente non vanta il curriculum internazionale dei due precedenti (Giuseppe Vita prima di Saccomanni)? Come mai un’opzione simile in un momento critico per il gruppo pilotato da Mustier, alla vigilia della presentazione del nuovo masterplan?”.

L’ELOGIO A SORPRESA DI MESSINA FATTO DA MAZZUCCO

A completare il quadro c’è una frase di Mazzucco nella sua recente intervista dorso veneto del Corriere della Sera che in casa Unicredit è stata letta come una critica indiretta a Mustier (sulla scia peraltro di una sortita simile tempo fa di Fabrizio Palenzona, già vicepresidente di Unicredit e deus ex machina della fondazione Cassa di risparmio di Torino) visto che ha elogiato il numero uno di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina:  “Messina ha ragione: il Nord non va penalizzato”, ha detto papale papale Mazzucco, alla testa di una fondazione che non è azionista di Intesa Sanpaolo bensì di Unicredit.

L’ANALISI DI MILANO FINANZA

Ma chi è Bisoni? “E’ un mohicano del «vecchio» cda di piazza Gae Aulenti (quello imperniato sul top management di Federico Ghizzoni) – ha scritto il settimanale Milano Finanza – Vi era approdato originariamente in rappresentanza di Fondazione CariModena. Quest’ultima – attraverso Carimonte Holding – ha nel frattempo quasi azzerato la partecipazione in Unicredit – a cavallo del maxi-aumento 2017 – preferendo reinvestire in Bper. Per questo l’ascesa di Bisoni – rimasto nel cda l’anno scorso su indicazione di Mustier e del consiglio uscente – crea un sovrappiù di malessere a Verona, che già nel 2015 si è ritirata nel ruolo di investitore istituzionale, seguita poi da Crt. Entrambe le grandi fondazioni del Nord in Unicredit hanno reinvestito più di 200 milioni a testa nel «piano Mustier»”.

LE PAROLE DI SILEONI DELLA FABI SU UNICREDIT E MUSTIER

A sbuffare su Unicredit e le mosse del capo azienda ci sono anche i sindacati, alle prese da mesi con i piani dell’amministratore delegato tutti da decifrare ancora nel dettaglio sul personale (come raccontato da Start Magazine). Significative le parole dedicate oggi da Lando Mario Sileoni, segretario generale del sindacato dei bancari Fabi, ai vertici del gruppo in un’intervista a Mf: “Unicredit ha fatto dichiarare a una agenzia di stampa 10.000 esuberi. È la terza volta che avviene negli ultimi 10 anni: stesso periodo (luglio), stessa agenzia (Bloomberg). Il suo amministratore delegato Mustier – piedi in Italia, cuore in Francia e testa in Europa – ha balbettato una reazione dichiarando che il piano industriale sarà socialmente sostenibile. Ma i prepensionamenti volontari sono una conquista del sindacato, valorizzati dalle dichiarazioni politiche del presidente Abi Patuelli, dell’amministratore delegato di Intesa, Messina e dai piani industriali condivisi nei gruppi. Unicredit in Europa ha licenziato; se non lo ha fatto in Italia è per paura della reazione del sindacato. Un amministratore delegato che stimo mi ha detto: “So perché lei si è risentito aspramente verso Unicredit, perché non era stato informato preventivamente”. A quell’amministratore delegato e lunedì in Abi a Unicredit ho risposto che un piano industriale è socialmente sostenibile solo quando di fronte a un numero importante di esuberi è presente un numero importante di assunzioni. Il resto sono chiacchiere”.

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