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Tutti i segnali positivi per l’export italiano

Che cosa mostrano i dati Istat e il rapporto della Camera di commercio italo-tedesca sull'export italiano

 

A circa un anno dall’inizio della pandemia da Covid-19 si rilevano i primi segnali di ripresa per le esportazioni dell’Italia. I dati pubblicati oggi dall’Istat segnalano che nel trimestre novembre 2020-gennaio 2021 l’export cresce del 2,4% rispetto ai tre mesi precedenti.  A contribuire per circa due terzi sono le vendite di beni intermedi. Nello stesso periodo l’Istat rileva un aumento del 3,4% anche dell’import. 

Le flessioni dell’export rispetto al 2020

Se si allarga lo sguardo all’anno scorso, però, i dati sono molto meno incoraggianti. Rispetto a gennaio 2020 l’import segna una flessione dell’11,6% (da -1,7% di dicembre dello scorso anno), determinata soprattutto dal crollo degli acquisti dall’area extra Ue (-18,3%). I paesi che contribuiscono in misura più ampia alla flessione dell’export sono Stati Uniti (-20,6%), Regno Unito (-37,4%), Francia (-7,0%) e paesi OPEC (-17,4%). Solo le vendite verso Cina (+29,2%), Polonia (+5,8%), Germania (+0,9%) e paesi MERCOSUR (+8,2%) risultano in crescita.

I settori in calo

I settori più colpiti dalla flessione dell’export c’è l’abbigliamento (-23,1%), i prodotti petroliferi raffinati (-36,5%), gli articoli in pelle, escluso abbigliamento, e simili (-17,1%), articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici (-9,0%) e prodotti alimentari, bevande e tabacco (-7,2%). 

I settori in crescita 

A crescere, invece, è l’export di autoveicoli (+6,5%), apparecchi elettrici (+5,3%), prodotti dell’agricoltura (+8,4%) e computer, apparecchi elettronici e ottici (+0,8%).

Il saldo commerciale 

A gennaio 2021 si stima che il saldo commerciale risulti positivo per 1.587 milioni di euro, con un aumento di 1.053 milioni rispetto a gennaio dello scorso anno. Al netto dei prodotti energetici il saldo è pari a +3.914 milioni di euro (era +4.054 milioni a gennaio 2020).

Italia e Germania: un dialogo commerciale ininterrotto 

Italia e Germania, anche nell’anno della pandemia, non hanno mai tagliato il dialogo commerciale. Certo, la pandemia pesa sull’interscambio italo-tedesco il quale si riduce a 116 miliardi nel 2020 dai 127 miliardi del 2019. Un calo dell’8,7% dovuto soprattutto alla forte flessione dell’import dalla Germania, sceso a 60,3 miliardi (-12,1% rispetto al 2019). Più contenuto, invece, il calo delle esportazioni italiane verso la Germania, che hanno toccato quota 55,7 miliardi (- 4,8%). 

Boom della siderurgia 

Il Sole 24 ore segnala che il settore agroalimentare (+5,7%) e il chimico-farmaceutico (+0,9%) hanno visto un aumento delle esportazioni italiane verso la Germania. Il vero boom, però, c’è stato nel settore della siderurgia, nel quale l’Italia ha esportato il 51,2% in più rispetto al 2019 (pari a 8,48 miliardi rispetto ai 5,61 miliardi del 2019). La ragione di questa crescita sarebbe nell’accorciamento delle catene del valore deciso dalle imprese tedesche. “Sembra che le imprese italiane abbiano approfittato della ridefinizione delle catene del valore” ha detto Jörg Buck, consigliere delegato della Camera di commercio italo-germanica (AHK Italien) che ha presentato il bilancio dell’interscambio 2020.

Bene il settore alimentare e chimico-farmaceutico 

L’aumento delle esportazioni italiane verso la Germania nel settore alimentare (+5,7%, da 5,61 a 5,93 miliardi di euro) è legato ai lockdown che hanno tenuto i consumatori più a casa. Il consigliere Jörg Buck attribuisce la crescita nel settore chimico-farmaceutico (7,73 miliardi, +0,9%) alla capacita delle imprese italiane e tedesche di operare “joint production”. “Durante la pandemia, le catene del valore che collegano Italia e Germania hanno continuato ad alimentare flussi fondamentali per entrambi i Paesi – ha detto Jörg Buck -. La qualità dei rapporti di collaborazione e fornitura alla base della joint production italo-tedesca li rende difficilmente sostituibili. Al tempo stesso però la pandemia ha mostrato che bisogna essere pronti a rimodulare rapidamente le catene di approvvigionamento. In questo contesto, le imprese italiane e tedesche devono cogliere appieno l’accelerazione delle trasformazioni aziendali che si è verificata nell’ultimo anno per ripartire insieme, restare indispensabili le une per le altre e stare al passo con i mercati internazionali”.

La lettera di AHK Italien al Governo italiano

Ahk Italien collabora con circa 2000 aziende tedesche che operano in Italia, tra le quali Allianz, Bayer, Continental e Deutsche Bank. Ahk Italien è dunque uno dei principali driver di flussi di interscambio con la Germania che con 130 miliardi di euro rappresenta il primo partner commerciale dell’Italia. La scorsa settimana la Camera di commercio italo tedesca ha inviato al presidente del Consiglio Mario Draghi e ai ministri dell’Economia Daniele Franco, dell’Istruzione Patrizio Bianchi, dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti e della transizione ecologica Roberto Cingolani un documento dettagliato sulle priorità che dovrebbe contenere il Piano italiano di Ripresa e Resilienza da presentare a Bruxelles.

Il tonfo del settore automobilistico 

Il settore automobilistico nel mercato europeo (UE, UK e EFTA) non sembra aver arrestato la sua caduta: nel mese di febbraio 2021 si contano 850.170 immatricolazioni, nello stesso mese del 2020 erano state1.066.172, con una flessione del 20,3%. Se si contano le perdite nei primi due mesi dell’anno le percentuali peggiorano e la perdita sale al -23,1% (1.693.059 unità). Le contrazioni più pesanti riguardano Spagna (-38,4%) e Regno Unito (-35,5%), ma il record negativo è del Portogallo (-59%). 

Settore automobilistico: l’Italia galleggia 

Ahk Italien, nel documento inviato al Governo italiano, suggeriva di sostenere e incentivare la mobilità sostenibile. Anche l’Italia registra una flessione del mercato dell’auto, -12,3%, ma presenta un calo più limitato rispetto alle grandi economie. Peggio ha fatto la Germania con il -19% e la Francia con -20,9%. “Il settore guarda con preoccupazione ai ritardi delle Istituzioni nel favorire la transizione verso una mobilità sostenibile”, ha detto Michele Crisci presidente dell’Unrae, l’associazione delle case automobilistiche estere.

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