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Oto Melara Leonardo

Tutti i piani di Leonardo in Germania

Estratto dell'editoriale di Pietro Romano sul numero di Aeronautica&Difesa di settembre

 

L’autunno è il momento ideale per tenere conto di ciò che abbiamo fatto, di ciò che non abbiamo fatto e soprattutto di ciò che vorremmo fare.

Un adagio che si adatta anche a Leonardo e al suo amministratore delegato Alessandro Profumo alle prese con alcuni nodi gordiani nei mondi dell’industria e della politica, nazionali e internazionali. Sia ben chiaro, non sempre a Leonardo possono cavarsela da soli. Continuano a scontare, purtroppo, l’annosa debolezza della politica italiana a livello internazionale che per quanto riguarda la difesa persiste senza soluzione di continuità: solo grazie all’attivismo del presidente Guido Crosetto l’Associazione delle industrie dell’aerospazio e difesa, Aiad, non è stata esclusa dall’organismo che gestirà i fondi europei della difesa.

Pericolose componenti della politica e del giornalismo, inoltre, sono marcatamente nemiche di un gioiello del Made in Italy quale l’ex Finmeccanica e di tutto il settore.

In autunno Leonardo dovrà affrontare una questione centrale nel suo futuro a breve/medio periodo: il destino di Drs, la controllata Usa che con gli anni sta tornando ad avere un ruolo rilevante nell’andamento di Leonardo e di cui Profumo vorrebbe piazzare sul mercato il 35% quotandola in Borsa a Wall Street, un progetto che studiava anche l’ex numero uno Pier Francesco Guarguaglini che comprò la società a stelle e strisce nel 2008 per circa 5,2 miliardi di dollari (compresi 1,2 miliardi di debiti). Non solo però Profumo dovrà ottenere i necessari via libera da Washington, che ne è il principale cliente e vuole e può legalmente tutelarne la sovranità tecnologica, ma dovrà anche attendere il momento favorevole per cavalcare l’onda dei mercati finanziari evitando di esserne sommerso. Se tutto andasse per il verso giusto si troverebbe in cassa 1,1-1,2 miliardi di dollari. Per farne? La finanza chiede di ridurre il debito permettendo al titolo di acquistare valore ma rischiando di ridurre il suo peso rispetto alla concorrenza globale che invece punta a operazioni di rafforzamento della massa critica.

Profumo, pur essendo uomo di finanza, pensa a investire. Quest’anno Leonardo ha già fatto un colpo grosso all’estero. Ha acquistato il 25,1% del colosso tedesco Hensoldt, leader in Germania nel campo dei sensori per applicazioni nell’ambito dell’elettronica della difesa, pagandolo oltre 600 milioni. Ora Profumo sarebbe intenzionato a rilevarne un’altra quota per arrivare poco oltre il 40%. Una mossa astuta, considerato che l’asse franco-tedesco sembra incrinarsi e l’Italia potrebbe insinuarsi tra i due Paesi. Eppure c’è chi suggerisce di andare con i piedi di piombo: il clima in Germania sta cambiando.

Berlino ha incassato il via libera di Washington al gasdotto Nord Stream 2 dalla Russia e in cambio sta cedendo agli Stati Uniti proprio sul fronte militare. Moltiplica gli acquisti di armamenti oltre Atlantico e torna a ospitare basi e militari Usa come non accadeva dalla Guerra fredda. Inoltre, a Berlino Verdi e Sinistra (e non solo loro) stanno ostacolando sempre di più le esportazioni di armamenti e con le elezioni politiche alle porte non si può prevedere l’evoluzione della situazione.

Il prossimo voto in Germania potrebbe avere insomma riflessi anche a piazza Monte Grappa. Prima di compiere altre mosse a Berlino e dintorni servirebbero impegni specifici a livello industriale e soprattutto governativo per tutelare l’investimento italiano, che andrebbe valutato anche in un’ottica di integrazione con le attuali strutture del gruppo.

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