Ibm Italia non convince le organizzazioni sindacali alle quali non bastano le rassicurazioni dell’azienda sulla strategia focalizzata sul cloud ibrido e sull’intelligenza artificiale, ovvero sulle piattaforme Red Hat Open Shift e WatsonX.
IL RAMO CYBERSECURITY
“Constatiamo – è il giudizio dei sindacati soprattutto con riferimento al tema della cybersicurezza, centrale nel nostro Paese vista la recente apertura di un hub romano – il declino del fatturato dei risultati Ibm, in questa linea di servizi”, nonostante gli strombazzamenti mediatici e pure le presenze istituzionali in occasione dell’inaugurazione della nuova Ibm Cyber Academy, avvenuta lo scorso marzo, finanche patrocinata da una struttura istituzionale come l’Acn, l’Agenzia per la Cybersicurezza nazionale, si è vantata la stessa Ibm nell’imbarazzo di altre strutture istituzionali e governative.
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IBM NON FA RICERCA E SVILUPPO IN ITALIA
Il sindacato ha “anche espresso preoccupazione per il fatto che i nuovi prodotti su cui si fonda la strategia aziendale, ovvero Red Hat e WatsonX, non vedano in Italia e più in generale in Europa laboratori di sviluppo e ricerca”. Per questo i rappresentanti dei lavoratori chiedono “che le lavoratrici e i lavoratori italiani ed europei possano contribuire alla crescita non solo nella fase commerciale, ma anche in quella di ricerca e sviluppo delle nuove soluzioni”.
OCCUPAZIONE E FORMAZIONE IN IBM ITALIA
Relativamente all’occupazione “i dati – spiegano Fim-Cisl, Fiom-Cgil e Uilm – mostrano rispetto all’anno precedente una diminuzione di oltre il 10% dovuta principalmente alla procedura di riduzione del personale che si è conclusa il 31 dicembre scorso”. E pensare che il numero uno di Ibm Italia, Stefano Rebattoni, è in prima fila agli eventi di Nicola Porro “Ripartenza Italia”.
Per quanto riguarda la formazione, annotano le sigle sindacali, “l’azienda dichiara che le ore di formazione sono fortemente salite rispetto l’anno precedente per un totale di 239624 ore, questo è certamente un dato positivo ma è necessario che la formazione sia adeguata in termini di tempistiche assegnate specialmente per la consecuzione delle certificazioni evitando che la formazione diventi una forma di pressione negativa sul personale. Inoltre è importante che gli sforzi della formazione siano orientati alla riqualificazione del personale che si trova in aeree dichiarate critiche”.
RETRIBUZIONI E GENDER GAP
Quanto alle retribuzioni, “mediamente sono aumentate di poco più del 4%, grazie, quasi esclusivamente, agli aumenti contrattuali del Contratto Nazionale e all’aumento del minimo del quinto elemento definito dall’accordo del 2023. Tuttavia – viene sottolineato congiuntamente dalle sigle che rappresentano i lavoratori -, come lo scorso anno siamo costretti a evidenziare, nonostante vi sia una sostanziale parità tra uomini e donne fino al 7 livello (B3), una differenza salariale non trascurabile tra uomini e donne di livello quadro, che determina una differenza retributiva complessiva tra donne e uomini di circa il 5%. Occorre capire analiticamente le ragioni di questo ritardo, al fine di colmare queste differenze anche alla luce della nuova direttiva europea sul gender pay gap”.