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Mps

Tutti i guai di Mps

L'articolo di Luca Gualtieri, giornalista di MF/Milano Finanza

 

Poco più di un anno fa il Montepaschi rientrava in borsa dopo essere passato sotto il controllo dello Stato italiano. I 12 mesi successivi non avrebbero potuto essere più faticosi, con un piano industriale da rispettare, un mercato in brusca correzione e un nuovo azionista decisamente imprevedibile. La borsa non ha aiutato: il titolo ha perso quasi il 60%, non tanto per incertezze sulla strategia quanto perché, con il nuovo assetto proprietario, la banca è diventata una perfetta proxy dell’Italia. L’amministratore delegato Marco Morelli non fa mistero delle difficoltà, ma non per questo ha distolto l’attenzione dall’attività industriale, a partire dal credito.

TUTTE LE NOVITA’ IN MPS

Tale scelta è conseguenza diretta dell’attuale configurazione della banca: oggi l’asset principale del Monte è infatti la rete commerciale, che con quasi 1.600 filiali, copre gran parte del territorio nazionale. Sul credito è costruita buona parte del conto economico, visto che il margine di interesse rappresenta oltre la metà della base-ricavi del gruppo. Ma soprattutto molti dei problemi del passato sono nati da una cattiva gestione degli affidamenti che si è tradotta nell’immane mole di non performing loans ora in fase di smaltimento.

ECCO TUTTI I NUMERI SULLE CAUSE LEGALI DI MPS

Solo nell’ultimo anno la banca ha ceduto circa 24 miliardi di crediti deteriorati, cui vanno aggiunti i portafogli di npl e utp venduti ormai con una certa regolarità. Ecco perché per Morelli e la sua squadra è stato prioritario ripensare strutture e processi, rivoltando come un calzino la banca. Pur nel contesto non facile appena descritto, alcuni indicatori danno ragione alle scelte fatte finora: a fine settembre il default rate era sceso all’1,7 dal 2,5% del 2017, il costo del credito si attestava a 55 punti base e la copertura dei crediti deteriorati era salita al 56,4% (con le sofferenze al 68,6%). Oggi insomma l’attivo della banca è meno rischioso che in passato e la macchina del credito si sta progressivamente allineando alle best practice.

LE LINEE GUIDA DI MPS

Questi risultati sono maturati grazie a una profonda riorganizzazione interna della direzione chief lending officer di Fabrizio Leandri, avviata nel primo trimestre 2017 e sviluppata seguendo tre linee guida. La prima è stata la creazione di due business line creditizie dedicate all’execution: la direzione crediti performing, sotto la guida di Giovanni Ametrano (cui fanno riferimento Bianca D’Auria, Fausto Fabrizi e Donatella Vernisi), e la direzione crediti non performing, sotto la guida di Lucia Savarese (che coordina Giuseppe Mantini, Andrea Giudici, Ugo Smiraglia, Vincenzo Leggiero e Marco Tonini). La seconda linea guida è stata la separazione della filiera del credito da quella commerciale con la creazione di cinque aree-credito dedicate e distinte per area territoriale. A guidarle sono Francesco Paolo Servillo (Toscana), Rosario D’Amato (Nordest), Giovanni Michele Baroni (Nordovest), Luigi Losurdo (Sud e Sicilia) e Francesco Lisi (Centro e Sardegna). In terzo luogo il Monte ha creato, a diretto riporto della direzione e sotto la guida di Gianfranco Ruggiero, un’area dedicata al Credit Portfolio Governance che si occupa di definire le politiche creditizie, di business intelligence e di coordinare e monitorare, fra l’altro, le operazioni straordinarie. Lo sforzo complessivo ha richiesto alla banca investimenti per quasi una quarantina di milioni.

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La direzione crediti performing è stata oggetto di una completa revisione organizzativa e delle autonomie creditizie di tutta la filiera per affinare i processi e rendere più tempestive le azioni. «Nel mondo retail sono stati introdotti nuovi algoritmi di scoring differenziati per i segmenti di portafoglio che hanno migliorato il processo di selezione e ridotto drasticamente i tempi di risposta al cliente; per il segmento imprese sono stati definiti nuovi standard con logiche forward looking per effettuare analisi prospettiche dei piani d’impresa, sulla loro credibilità, fare analisi di sensitivity e formulare previsioni sull’evoluzione dei flussi di cassa», spiega Leandri a MF-Milano Finanza.

LA FILIERA COMMERCIALE

Un passaggio fondamentale è stato il completo trasferimento delle responsabilità in materia di valutazione e delibera degli affidamenti dalla filiera commerciale a nuove strutture specialistiche del credito con analisti nei segmenti delle piccole e medie imprese per accrescere la cultura del rischio e garantire la correttezza operativa. Particolare attenzione ai crediti high risk, quella parte cioè del portafoglio in bonis che se non gestita rischia di scivolare negli npe. Queste posizioni vengono affidate a una squadra di 250 professionisti con l’obiettivo di anticipare il deterioramento e gestirlo assieme all’azienda. A questo scopo possono rivelarsi molto utili prodotti ad hoc, più flessibili di quelli tradizionali nello schema ammortamento.

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Altra area di intervento è stata quella degli utp. Da un lato la banca si è concentrata sulla gestione proattiva con l’aiuto di data analytics e tecnologie avanzate per migliorare la qualità del set informativo. Nel dettaglio, la struttura ha lasciato ai gestori dell’area la focalizzazione sulle posizioni di importo maggiore per migliorare l’efficacia dell’azione e contestualmente incrementando le performance di recupero sul portafoglio small ticket grazie all’intervento di società specializzate. Dall’altro lato procedono le cessioni: il piano di ristrutturazione si fonda infatti anche su un importante programma straordinario di riduzione del portafoglio dei crediti classificati come inadempienze probabili, per un ammontare complessivo residuo nel biennio 2018-2019 di 3,5 miliardi.

I PROSSIMI PASSI PER MPS

«Abbiamo individuato specifici portafogli che, in base all’area merceologica, al collocamento geografico o alla qualità del collaterale, possono prestarsi a una cessione. Abbiamo dato regolarità a questo processo e ogni settimana ci presentiamo agli investitori con nuove posizioni», spiega Leandri. Per quanto riguarda le sofferenze invece il processo industriale è ormai incardinato grazie all’attività di Juliet, la piattaforma di Cerved e Quaestio che gestirà fino all’80% dei nuovi flussi, lasciando solo il 20% alle strutture della banca.

La tecnologia e l’automazione saranno utili non solo per gestire lo stock di crediti accumulato, ma anche per erogarne di nuovo. Il Monte è infatti molto attento alle soluzioni digitali messe a disposizioni dai nuovi canali: «Vogliamo investire sullo smart lending che mette a disposizione della clientela strumenti efficaci e rapidi per sopperire al fabbisogno finanziario. Penso soprattutto alle aree del factoring, dello sconto fatture e del microcredito per cui il digitale può semplificare i processi e ridurre i tempi di risposta.

Per elaborare nuovi prodotti e servizi potremmo appoggiarci a fintech e startup digitali con le quali stiamo costruendo preziose sinergie», commenta Leandri. Il riferimento è a Officina Mps , il progetto della banca sviluppato in partnership con Accenture e nato con l’obiettivo di scoprire e promuovere le idee delle startup innovative. Altra area di applicazione della tecnologie è infine l’advisory del credito, una serie di servizi che il Monte punta a fornire sia internamente che esternamente per intercettare i bisogni delle imprese.

 

Articolo pubblicato su MF/Milano Finanza

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