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Superbonus

Vi racconto le ultime bischerate fiscali del governo

Che cosa dice, fa e non fa il governo su fisco e dintorni secondo Enrico Zanetti, tributarista e ed ex viceministro alle Finanze

Nel giorno in cui il ministro dell’Economia conferma definitivamente che non ci sarà alcuna proroga al 30 settembre per soggetti Isa e forfettari, ripropongo le mie considerazioni anticipate già alcuni giorni fa.

Dopo il 20 agosto, se quelli che non avranno versato nemmeno con lo 0,4% saranno molti, poiché a quel punto “chi avrà dato, avrà dato; e chi avrà avuto, avrà avuto”, vedrete che salterà fuori una remissione in termini senza sanzioni per chi verserà tardivamente, ma entro il 30 settembre.

Prevedibile, ma non per questo meno penoso.

Allo Stato serve subito tutta l’autotassazione possibile proprio di quei contribuenti ai quali ha dato tra lo zero e il 20% del fatturato che hanno perso, per continuare a pagare lo stipendio pieno ad altri, a prescindere che siano in prima linea, in smart working o in big holidays.

ESTRATTO DELL’ARTICOLO DI ZANETTI SU EUTEKNE.INFO

Quando, come sempre last minute, è stato varato il DPCM che ha sancito il differimento dal 30 giugno al 20 luglio 2020 del termine per i versamenti dei saldi 2019 e primi acconti 2020, ai fini IRPEF e IRES, da parte dei contribuenti soggetti agli ISA e dalle partite IVA individuali in regime forfetario, un po’ tutti (a cominciare da chi scrive) hanno dato per scontato che fosse la soluzione ponte per arrivare poi a inserire un più congruo slittamento delle scadenze fino al 30 settembre 2020, con la conversione in legge del DL n. 34/2020 (c.d. decreto “Rilancio”), attesa entro il prossimo 18 luglio.

Veniva dato per scontato anche alla luce del fatto che sarebbe apparso a dir poco cervellotico che l’anno scorso, a fronte di alcune problematiche procedurali connesse alla messa a punto degli ISA, fosse stata concessa per questi soggetti una proroga dei versamenti dal 30 giugno al 30 settembre 2019, mentre, quest’anno, dopo due mesi di lockdown e problematiche tecniche di ogni tipo e su ogni fronte, per quei medesimi soggetti ne venisse concessa soltanto una dal 30 giugno al 20 luglio 2020.

Il mancato inserimento dello slittamento al 30 settembre 2020 nel testo del decreto “Rilancio” licenziato, in prima lettura dalla Camera, mina però pesantemente queste certezze, perché le tempistiche di definitiva conversione in legge del decreto rendono impossibili ulteriori modifiche al Senato e il testo deve quindi considerarsi definitivo nella sua versione “senza proroga” licenziata dalla Camera.

Resta in teoria il veicolo normativo del decreto “semplificazioni”, ma la possibilità di vedere questa misura direttamente nel testo “originario” approvato dal Governo appare remota, perché è del tutto evidente che, nella versione già approvata dal Consiglio dei Ministri, questa norma non c’è (mai infatti ne è stato fatto cenno, nonostante la sua indubbia rilevanza pratica e interesse generale) e non sarebbe di aiuto, per la residua credibilità del Consiglio dei Ministri, già pesantemente minata dall’eccessivo ricorso alla clausola “salvo intese”, che questa norma facesse improvviso capolino direttamente in Gazzetta Ufficiale.

Ecco allora che, sfumata ogni possibilità di proroga ex ante, ancorché last minute, potrebbe restare solo l’arma della regolarizzazione ex post: passata la scadenza del 20 luglio 2020, una norma inserita in sede di conversione in legge del decreto “semplificazioni” potrebbe sancire, in tempo utile per il 30 settembre 2020, che tutti i versamenti tardivi rispetto alla scadenza ormai spirata del 20 luglio 2020 potranno essere effettuati entro il 30 settembre 2020 senza applicazione delle relative sanzioni, nemmeno nella misura ridotta propria dell’istituto del ravvedimento operoso.

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