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Crédit Agricole

Ecco le sportellate dopo l’Opa di Crédit Agricole su Creval

Che cosa succede all'Opa del Crédit Agricole sul Credito Valtellinese (Creval). Fatti, nomi, numeri, commenti e polemiche. L'articolo di Emanuela Rossi

 

Sono giorni decisivi per Creval. Mentre è in corso l’Offerta pubblica d’acquisto lanciata da Crédit Agricole, la banca si prepara a rinnovare i vertici.

Di questo, e della richiesta accettata dal board della banca italiana di rinviare le nomine ad una fase successiva all’Opa, si discuterà durante la prossima assemblea del Credito Valtellinese, in programma il 19 aprile.

L’OPA LANCIATA DA CREDIT AGRICOLE

Annunciata lo scorso novembre, l’offerta pubblica di acquisto è partita il 30 marzo dopo il via libera della Consob al prospetto dell’operazione. Per gli azionisti c’è tempo fino al 21 aprile per aderire, salvo proroghe. Le azioni vengono pagate 10,5 euro a fronte dei 12 euro fatti segnare alla chiusura del 29 marzo. Al momento — come riferisce il Sole 24 Ore — le adesioni all’Opa sono scarse ma è probabile che i giochi si faranno negli ultimi giorni e dunque vicino al 21 aprile.

LA POSIZIONE DEL CDA DI CREVAL

Soprattutto il prezzo, considerato non adeguato, è fra i motivi che hanno fatto storcere il naso al board del Credito Valtellinese. Va ricordato infatti che — seguendo le indicazioni fornite dagli advisor finanziari BofA Securities e Mediobanca — il cda ha identificato come intervallo di valore per le azioni Creval un prezzo compreso tra 12,95 euro e 22,7 euro per una valorizzazione teorica di partenza pari a 909 milioni di euro. Per l’amministratore delegato, Luigi Lovaglio, l’Opa non valorizza l’istituto: “Riteniamo giusto che siano valorizzati gli elementi distintivi di Creval, siamo estremamente solidi e pensiamo che siano dei fattori oggettivi, quantificabili e che non sono stati adeguatamente presi in considerazione nell’offerta”. Nella nota in cui ha bocciato l’offerta, il cda ha evidenziato i punti di forza della banca a partire dalla “elevata posizione di capitale” che “crea anche le condizioni per un potenziale rafforzamento della politica dei dividendi successivamente alla scadenza degli attuali limiti posti dalla Bce fino al 30 settembre 2021 con riferimento alla crisi pandemica”. Si passa poi alla dotazione patrimoniale, con indicatore “equivalente ad un eccesso di capitale di oltre 400 milioni di euro”, al “significativo miglioramento del profilo di rischio in anticipo rispetto al target fissato per il 2023 dal Piano Industriale”, al “miglioramento dell’efficienza operativa” e al “progressivo miglioramento dell’attività commerciale a supporto dell’obiettivo di una redditività sostenibile”. Da ricordare che, fra gli investitori istituzionali, cinque hanno reso note le loro perplessità — come si legge nel documento dell’emittente — e sono Alta Global, Hosking Partners, Kairos, Melqart e Petrus Advisers.

LA RICHIESTA DI CREDIT AGRICOLE AL CDA DI CREVAL

Intanto il dossier si scalda ulteriormente. Crédit Agricole ha chiesto al board di Creval di rinviare il rinnovo del cda a una fase successiva all’Opa. In vista dell’assemblea di lunedì 19 aprile — e a distanza di alcuni giorni — giovedì scorso il consiglio d’amministrazione del Credito Valtellinese ha accolto la richiesta della banca francese che aveva fatto sapere in una nota di ritenere che “i principi di buona governance e i doveri di correttezza e neutralità del consiglio nel contesto dell’offerta dovrebbero rendere obbligatorio sostenere la proposta”. Peraltro, continuava il comunicato, “qualsiasi diversa linea d’azione promossa dall’attuale consiglio evidenzierebbe un intrinseco conflitto di interessi ed equivarrebbe a frustrare gli obiettivi dell’offerta”.

Parole cui Creval ha risposto evidenziando che “l’applicazione delle regole di ‘buona governance’ e dei ‘principi di correttezza” portano a “ritenere che sia non solo legittimo, ma anche doveroso” rinnovare il cda “con la massima sollecitudine” così da garantire “continuità e stabilità della governance”.

I RUMORS FRANCESI SU LOVAGLIO

La parte francese ha molto apprezzato quanto scritto scritto da Dagospia sul ruolo di Lovaglio: “In piena emergenza Covid si è fatto riconoscere un superbonus che ha portato la sua retribuzione totale a più di 3 milioni di euro, innalzando il rapporto tra retribuzione variabile e fissa da 1:1 a 2:1 e portando la retribuzione fissa a 1 milione da 895 mila euro. Ciò lo rende il CEO di banca commerciale più pagato d’Italia, escludendo Intesa Sanpaolo e Unicredit. Ma Lovaglio non ha pensato solo per sé, ma anche per i suoi colleghi membri del CdA, a cui ha arrotondato i compensi portando il costo complessivo del Consiglio di Amministrazione di Creval nel 2020 a 4,8 milioni di euro!.

COSA DICONO I PROXY

Anche i proxy advisor si fanno sentire. In vista dell’assemblea, Iss invita a votare per la lista presentata dalle Sgr e dagli investitori istituzionali e a schierarsi contro la lista Dgfd dell’imprenditore francese Denis Dumont che ricandida Lovaglio e gli attuali vertici. Secondo Iss “la lista 2 è meglio posizionata per rappresentare gli interessi a lungo termine degli azionisti di minoranza ed effettuare una supervisione indipendente dell’azione del management”. Nel report, il proxy evidenzia pure che “la retribuzione fissa del Ceo appare piuttosto alta rispetto ai pari e agli standard di mercato”.

Dello stesso tenore le indicazioni di un altro proxy, Glass Lewis, secondo cui i candidati della lista di minoranza — che rappresenta il 3,31% del capitale sociale — “apportano un livello adeguato di esperienza e diversità di competenze al consiglio di amministrazione”. Bocciata anche in questo caso la lista dell’imprenditore francese.

Glass Lewis interviene pure in merito al rinvio della nomina del nuovo board come chiesto dal Crédit Agricole. In un report il proxy nota che “data l’attuale incertezza sul risultato dell’offerta – in particolare alla luce degli azionisti sostanziali che hanno riferito che non intendono offrire le loro azioni e l’opinione espressa dal cda sulla congruità finanziaria – riteniamo che il rinvio del voto sulla composizione del consiglio di amministrazione, che richiederebbe la convocazione di un’assemblea generale straordinaria, appare superflua”. Per Glass Lewis non c’è “nessun motivo schiacciante per raccomandare agli azionisti di sostenere” la proposta della banca francese visto che “i cambiamenti nella composizione del consiglio di amministrazione a seguito di un cambio di controllo sono una pratica comune”.

LA POSIZIONE DI DUMONT SUL CREVAL

Dgfd, la holding dell’imprenditore francese Denis Dumont tra i principali azionisti del Creval è pronto a “consentirle di cogliere, senza ostacoli, nuove ed ulteriori opportunità”, in “caso di mancata revisione dell’offerta” da parte del Credit Agricole “e di mancato successo dell’Opa”. Per cui Dumont “non esclude di intraprendere tutte le più opportune azioni finalizzate a dare stabilità all’azionariato e a sostenere l’indipendenza assoluta” della banca che “oggi più che mai una Public Company”.

 

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