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Finpiemonte

Perché c’è maretta sul vertice di Finpiemonte tra M5S e centrodestra

Ecco i subbugli politici e giudiziari a Torino e non solo sulla finanziaria regionale Finpiemonte

“Ambrosini deve dimettersi”. I consiglieri regionali piemontesi del Movimento 5 Stelle attaccano il presidente di Finpiemonte, in carica dal 27 luglio 2017, subentrato all’ex presidente Fabrizio Gatti, finito al centro di una intricata vicenda giudiziaria.

Proprio a marzo, infatti, l’ex presidente di Finpiemonte, Gatti, è stato rinviato a giudizio per peculato aggravato, dopo un sequestro nei suoi confronti, da parte della guardia di finanza, per 12 milioni di euro.

Secondo i giudici contabili a tanto ammontava il danno erariale cagionato dalla condotta dall’ex presidente (Gatti) e dall’ex direttore (Maria Cristina Merlo) a Finpiemonte e alla Regione Piemonte.

Oggi, anche Ambrosini, indagato per corruzione, sembra essere sulla graticola e per la sua “successione” la maggioranza che sostiene Alberto Cirio (Forza Italia) potrebbe puntare sul numero uno di Confindustria Piemonte, Fabio Ravanelli.

Ma torniamo a Finpiemonte. Parliamo di una società totalmente pubblica (partecipata al 98% da Regione Piemonte e con un capitale sociale da 156 milioni di euro) che opera quale finanziaria della Regione a sostegno del processo di sviluppo del sistema produttivo locale. Gestisce finanziamenti pubblici in qualsiasi forma (contributi, finanziamenti agevolati, garanzie e benefici di qualsiasi genere) destinati alla realizzazione di piani e programmi regionali, nazionali e comunitari e di interventi straordinari, nel quadro delle direttive e finalità definite dalla Regione Piemonte e dagli altri soci (tutti pubblici). L’erogazione di finanziamenti agevolati può essere svolta anche in cofinanziamento e attraverso l’intermediazione di banche e intermediari finanziari o con la sottoscrizione di quote di fondi di investimento che realizzino i fini istituzionali della società.

Ebbene, la società, in queste settimane, è finita a centro delle polemiche: il dito è puntato come detto sul presidente, Stefano Ambrosini. Nominato dall’ex presidente della Regione, Sergio Chiamparino, con l’insediamento del nuovo governatore regionale, Alberto Cirio (Forza Italia), si era presentato con le dimissioni in mano, come consuetudine ad ogni cambio di giunta. Gli era stato risposto di rimanere al timone di Finpiemonte, la cassaforte della Regione, fino alla scadenza del mandato che coincide con l’approvazione del bilancio dell’anno in corso, ad aprile 2020.

La permanenza di Ambrosini alla guida della finanziaria, però, potrebbe accorciarsi ancor di più, l’avvocato torinese, infatti, in qualità di commissario di Astaldi, è indagato dalla Procura di Roma per corruzione.

“Per trasparenza nei confronti di cittadini ed imprese del Piemonte – scrivono i grillini – e per opportunità politica riteniamo necessaria la cessazione, con decorrenza immediata, dell’incarico di Stefano Ambrosini di Presidente di Finpiemonte. Quanto emerso in queste ore, nell’ambito della vicenda Astaldi, a carico di Ambrosini non appare compatibile con il proseguimento in serenità di un compito così importante a capo della più grande società partecipata della Regione Piemonte. Chiederemo al più presto, con un’interrogazione, alla Giunta Regionale come intenda procedere. Finpiemonte deve tornare ad essere uno strumento importante per le imprese del Piemonte. Invece negli ultimi anni, in particolare sotto il mandato Chiamparino, è balzata alle cronache più per le grane giudiziarie che per il proprio lavoro a sostegno del tessuto economico regionale. Pensiamo, ad esempio, alla vicenda Gatti dove è stato perso completamente il controllo su un conto corrente da 50 milioni utilizzato in maniera fraudolenta e sul quale sono mancati all’appello diversi milioni dei cittadini piemontesi”.

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