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Astaldi

Astaldi, che cosa non va nel concordato

L'intervento di Augusto Aponte sul concordato Astaldi

Piove sul bagnato del General contractor romano che, ammesso alla procedura di concordato preventivo dal Tribunale di Roma, cerca a fatica di trovare un accordo con i creditori in vista dell’Adunanza prevista per il 6 febbraio 2020, presso gli uffici del Giudice delegato Angela Coluccio.

Ma facciamo un piccolo passo indietro.

E’ di circa 20 giorni fa la notizia del presunto conflitto di interessi in cui si sarebbe venuto a trovare l’Attestatore del piano concordatario, il prof. Corrado Gatti, il quale siede anche nel cda di Intesa Sanpaolo, uno dei creditori maggiormente esposti verso Astaldi.

Il “J’accuse” lanciato da alcuni aderenti dell’associazione dei consumatori Aduc (con l’avvocato Anna D’Antuono) che raggruppa attorno a sé numerosi piccoli obbligazionisti, troverebbe ulteriore conferma in questi giorni (incastrandosi perfettamente) con le indagini intraprese dalla Procura della Repubblica di Roma a carico dei Ccmmissari giudiziali della procedura concordataria: Stefano Ambrosini e Francesco Rocchi.

Il reato contestato dagli inquirenti, capeggiati dall’aggiunto Paolo Ielo – pubblico ministero noto per aver fatto parte del pool “Mani Pulite” negli anni ’90 – sarebbe quello previsto e disciplinato dall’art 319 ter del codice penale “Corruzione in atti giudiziari”.

A far scattare le indagini sarebbero state alcune intercettazioni eseguite tra gennaio e febbraio 2019 sulle utenze di telefonia mobile di Francesco Rocchi, il quale avrebbe preso contatti con l’Attestatore del piano concordatario, Corrado Gatti, al fine di ottenere per i Commissari giudiziali una determinazione del compenso ancorata non alle tariffe minime, ma a quelle medie.

Dalle trascrizioni delle conversazioni oggetto dell’indagine, di cui un brevissimo stralcio viene riportato nell’edizione del Fatto Quotidiano del 9 novembre, risulterebbe che uno dei commissari – l’indagato Francesco Rocchi- avrebbe chiesto a Gatti: “Ti sposta molto se riporti nell’attestazione i valori medi?”.

E Gatti gli avrebbe risposto di dover fare una verifica e avrebbe chiesto conferma al suo interlocutore: “Ma tu dici di valutare di indicare il dato medio?”.

Alla domanda Rocchi avrebbe replicato “Si, anche Stefano (Ambrosini, ndr) è orientato in quel senso, mi sta scrivendo da Abu Dhabi ed è l’unica cosa di cui si sta realmente preoccupando”.

Le cifre in ballo, a titolo di compenso per l’attività professionale prestata nella procedura concursuale, non sono di poco conto.

Effettivamente l’Attestatore nella prima relazione asseverativa del piano concordatario depositata il 14 febbraio presso il Tribunale di Roma avrebbe riportato – come valori medi – compensi pari 36 milioni di euro, 12 milioni per ciascuno dei Commissari, assecondando in tal modo le richieste fatte.

Somma questa poi respinta dal Tribunale, che avendo l’ultima parola sulla questione avrebbe deliberato per una riduzione dei compensi al minimo tabellare di 21 milioni di euro, così come riportato di seguito nella relazione finale dell’Attestatore, depositata il 19 giugno 2019.

Il reato contestato dai Pm ai due Commissari Ambrosini e Rocchi (il terzo, Ioffredi, è completamente estraneo all’inchiesta) ed all’Attestatore Corrado Gatti è molto grave e pone a serio repentaglio tutta l’attività processuale finora compiuta dalla Corte fallimentare.

Nelle 17 pagine dei decreti emessi dai Pm che seguono le indagini appare ben circostanziata l’attività posta in essere dagli indagati.

In alcuni stralci degli stessi si legge: “Ambrosini e Rocchi mettevano a disposizione dell’attestatore Gatti le pubbliche funzioni esercitate, con il preordinato ed acritico proposito di determinare l’ammissione della società Astaldi spa alla procedura di concordato preventivo in continuità aziendale, in corrispettivo, si facevano promettere dall’attestatore Gatti compensi sulla base dell’aliquota media”.

Appare a questo punto ovvio come la condotta posta in essere dagli indagati potrebbe essere testimonianza degli intrecci esistenti fra Organi della procedura (Commissari giudiziali da una parte e Attestatore dall’altra), che al contrario avrebbero dovuto avere, per ruolo e funzioni rivestiti, unicamente rapporti Istituzionali, ma indicherebbe altresì che l’ammissione della società al concordato, condicio sine qua non di tutta la procedura, potrebbe risultare gravemente viziata ed ab origine, proprio a causa delle indebite e non imparziali interferenze e valutazioni effettuate dai i Commissari giudiziali.

Difficile prevedere al momento quali saranno le ripercussioni su tutta la procedura, certo le indagini attualmente in corso, che hanno portato al sequestro da pare della Guardia di Finanza di personal Computers e cellulari, potranno sicuramente fare luce sulle condotte dei singoli e sulle relative responsabilità.

Resta comunque centrale in tutta la vicenda il Ruolo svolto dall’Attestatore, Corrado Gatti, figura determinante per l’ammissione della Società nella procedura di concordato, unico legittimato -secondo le norme- ad assicurare il proprio imprimatur sulla fattibilità del piano, sulla sua convenienza economica e sulla sua capacità di risultare il miglior soddisfacimento del ceto creditorio.

Agli obbligazionisti che sono col fiato sospeso non resta che attendere gli sviluppi del procedimento penale in corso e le conseguenti determinazioni della quattordicesima fallimentare, consapevoli che qualunque saranno le decisioni, ben più di un’ombra aleggia sulla procedura concordataria di Astaldi.

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