Andrea Orlando ha un bel da dire che quella della Commissione europea sul blocco dei licenziamenti non è una posizione ufficiale; ma la tirata di orecchi c’è stata. Secondo la Commissione la misura – ora al centro del dibattito politico – avrebbe un effetto distorsivo sul mercato del lavoro, alterandone il suo andamento fisiologico, e creando una discrepanza tra i lavoratori a tempo indeterminato, che sarebbero avvantaggiati, rispetto ai precari, gli stagionali e gli interinali. Maurizio Landini ha reagito definendo queste considerazioni ‘’una bugia totale’’ e scatenandosi contro le troppe tipologie di rapporti precari che andrebbero eliminate.
Non vorremmo forzare il pensiero del leader della Cgil, ma ci è sembrato di capire quanto segue: se in Italia le assunzioni fossero a tempo indeterminato sarebbero state garantite dal blocco che, a suo avviso, dovrebbe essere prorogato indifferentemente a tutto il mese di ottobre allo scopo di varare prima la riforma degli ammortizzatori sociali in senso universalistico. In realtà a noi risulta una discrepanza: le aziende che tornerebbero ad una situazione di normalità nella gestione degli organici dal 1° luglio non hanno bisogno di un’ulteriore riforma degli ammortizzatori sociali essendo coperti dalle misure disposte nel quadro del jobs act sia nell’ambito della continuità del rapporto di lavoro, sia dopo la sua cessazione (peraltro è stato disposto un miglioramento della Naspi). L’estensione in senso universalistico vale per le imprese che non dispongono di sistemi di integrazione e sostituzione dei redditi – in continuità del rapporto di lavoro – e possono avvalersi, sino alla fine dell’anno, della cig da Covid-19.
Per queste imprese i licenziamenti sono vietati fino alla data ‘’magica’’ del 31 ottobre. Che poi gli effetti del blocco dei licenziamenti li abbiano pagati i lavoratori a termine e quindi soprattutto i giovani e le donne, sia in generale che in particolari settori è quasi una verità rivelata. Tanto che per non creare ulteriori difficoltà sono state persino sospese le condizionalità previste dal c.d. decreto dignità. Inoltre nel decreto Sostegni è stata disposta la totale decontribuzione per le assunzioni nel turismo che, per le caratteristiche del settore, sono a tempo determinato. Peraltro gli operatori lamentano di non trovare manodopera disponibile nonostante il ridimensionamento dell’attività. Secondo l’Istat rispetto a febbraio 2020, mese precedente a quello di inizio della pandemia, gli occupati sono oltre 800mila in meno e il tasso di occupazione è più basso di quasi 2 punti percentuali. In questo dato sono inclusi i lavoratori che hanno perduto il lavoro, magari perché l’azienda in cui erano impiegati ha cessato l’attività, ma in numero prevalente si tratta di mancate assunzioni, la cui motivazione si trova anche nella pretesa di congelare gli organici con il blocco dei licenziamenti e l’erogazione gratuita della cig. Nel mese di aprile vi è stato un incremento delle assunzioni che hanno interessato ‘’le donne, i dipendenti a termine e i minori di 35 anni. Diminuiscono invece gli uomini, i dipendenti permanenti, gli autonomi e gli ultra 35enni. Il tasso di occupazione sale al 56,9% (+0,1 punti)’’.
A marzo la crescita degli occupati – certifica l’Istat – è soprattutto dovuta a quella dei dipendenti a termine (+2,4%); la crescita tra gli autonomi (+0,2%) è infatti più contenuta, così come la diminuzione tra i dipendenti permanenti (-0,3%). Il forte calo degli occupati registrato nei dodici mesi coinvolge gli indipendenti, che diminuiscono del 4,2% (-212mila), i dipendenti a termine, che diminuiscono del 3,8% (-103mila), ma anche i dipendenti permanenti, che diminuiscono dell’1,7% (-250mila). Come ha scritto un esperto di lavoro come Francesco Seghezzi ‘’la narrazione del 2020 senza alcun occupato a tempo indeterminato che perde il posto di lavoro si scontra con i dati. Infatti dall’analisi delle Comunicazioni obbligatorie del Ministero del lavoro emerge che nel 2020 ci sono stati circa 550 mila licenziamenti contro i 900 mila del 2019. Non sono ancora disponibili –ha proseguito Seghezzi – i dati del 2021 ma c’è da immaginare un trend almeno simile. Numeri quindi inferiori agli anni precedenti, ma che di certo non mostrano quel totale congelamento di cui si parla.
A questi poi si sommano le centinaia di migliaia di occupati a termine che hanno visto il loro contratto non rinnovato e i tirocinanti che hanno avuto la stessa sorte o che peggio hanno visto il tirocinio interrompersi. Ecco perché – che sia ufficiale o no – è assolutamente corretta la posizione espressa dal commissario al Lavoro Nicolas Schmit in conferenza stampa, insieme ai suoi colleghi, tra cui il nostro Paolo Gentiloni: ‘’non si può congelare per un lungo periodo il mercato del lavoro, ma si deve facilitare la transizione’’. Difendendo il lavoro, non il posto di lavoro anche quando è solo fittizio, tenuto in vita con la respirazione artificiale della cig a zero ore. La risposta è nello sviluppo delle politiche attive, per realizzare le quali non bastano le assunzioni previste nei CPI. Almeno i navigator hanno compiuto un minimo di esperienze per quanto abbandonati a se stessi. Non si va avanti con la testa girata all’indietro.
E’ lo stesso ragionamento che – da ultimo (ma non ultimo) – ha compiuto Ignazio Visco nelle Considerazioni finali della relazione della Banca d’Italia‘’ . ‘’E’ certo pero che verrà meno lo stimolo, in parte artificiale, che oggi proviene da politiche macroeconomiche straordinarie ed eccezionali. Cesseranno quindi il blocco dei licenziamenti, le garanzie dello Stato sui prestiti, le moratorie sui debiti. E andrà, gradualmente ma con continuità, ridotto il fardello del debito pubblico sull’economia. Bisogna essere preparati – ha aggiunto il Governatore – ai cambiamenti di cui abbiamo contezza e pronti per rispondere agli eventi e agli sviluppi inattesi, come dolorosamente ci insegna l’epidemia che ci ha tutti colpito’’. A Landini non è consentito di fermare il mondo per poter scendere senza farsi male.