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Apple India

Tutte le big del tech in fuga dalla Russia

L'elenco delle multinazionali in fuga dalla Russia, con chiusure più o meno temporanee, è sempre più lungo. Ecco chi si sta muovendo

 

“Faremo crollare l’economia russa”, ha minacciato il ministro francese dell’Economia Bruno Le Maire, costretto poi a ritrattare e a scusarsi. “Sarà la Russia a soffrire, non l’Europa”, aveva spiegato nella giornata di ieri. “L’Europa potrebbe far fronte a un po’ più di inflazione e il prezzo del gas potrebbe salire un po’, ma è la Russia a soffrire, l’economia russa a soffrire e assisteremo al collasso del sistema finanziario russo. L’unica conseguenza per l’Europa, nelle prossime settimane, è un lieve aumento dei prezzi in relazione al rialzo dei prezzi dell’energia”. E in effetti, ora dopo ora, l’elenco delle multinazionali in fuga dalla Russia, ovvero che decidono di svincolarsi da Mosca, con chiusure o interruzioni più o meno temporanee, si fa sempre più lungo, abbracciando ogni comparto: dagli energetici all’automotive, fino al tech.

 

LE MULTINAZIONALI IN FUGA DALLA RUSSIA

Partiamo proprio dalle big del tech. Apple, l’azienda di Tim Cook ha comunicato l’intenzione di bloccare le vendite e alcuni dei suoi servizi in Russia. La multinazionale di Cupertino si è detta «profondamente preoccupata» della situazione in corso in Ucraina. La scelta di bloccare la vendita di qualsiasi prodotto – dall’iPhone in giù – non riguarda però al momento il software: chi possiede un dispositivo Apple potrà comunque usufruire dell’App Store. I clienti delle banche russe non riescono invece più a utilizzare Apple Pay e Google Pay. Tutti gli acquisti vanno fatti col rublo di carta, sempre più svalutato.

LA GUERRA PASSA DAI SOCIAL

Meta, casa madre di Facebook e Instagram, ha fatto sapere che ha un team adibito a eliminare dai social fake news e profili filo-russi che alimentano propaganda e disinformazione. Twitter applicherà le sanzioni imposte dall’Ue ai media russi RussiaToday e Sputnik quando l’ordine entrerà in vigore, secondo quanto ha detto un portavoce della società all’agenzia Reuters.

SI MUOVE PURE GOOGLE

Google Maps ha invece bloccato alcune funzionalità che forniscono informazioni agli utenti in tempo reale, nel tentativo di proteggere gli ucraini, dato che potrebbero essere usate dall’esercito invasore. Lo riporta il Kyiv Independent citando dichiarazioni della società. Le funzionalità disabilitate includono le informazioni sul traffico di Google Maps e Live Busyness, introdotte soprattutto durante la pandemia per allertare gli utenti circa le zone maggiormente affollate.

AEREI E AUTOMOTIVE

Ford ha sospeso tutte le sue operazioni in Russia. Skoda ci sta riflettendo. La coreana Hyundai ha chiuso lo stabilimento di San Pietroburgo fino al 5 marzo, dopo si vedrà come prosegue il conflitto. Stellantis ha istituito una task force per monitorare la situazione. Sempre dal mondo motori si è mossa anche Harley Davidson: uno dei brand più iconici al mondo in fatto di due-ruote ha tagliato i ponti con la Russia. Il costruttore di aerei Boeing ha annunciato che sospenderà i suoi servizi operativi di assistenza alle compagnie aeree russe che restano così senza ricambi, manutenzione e supporto tecnico. In scia pure Airbus: “Il centro ingegneristico Airbus in Russia”, si legge in una nota incentrata sull’Ecar, che occupa circa 200 ingegneri, frutto di una joint venture tra Airbus, Systema Invest e gruppo Kaskol, “ha sospeso tutte le operazioni in linea con le sanzioni. Con riferimento ai servizi ingegneristici”, prosegue il comunicato, “l’Ecar sta analizzando le sanzioni per determinare se questa attività possa proseguire”. Poco male: in fondo quasi tutto il mondo ha chiuso i cieli agli aerei russi, che sono dunque destinati a restare a terra per un bel po’.

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