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Turismo

Turismo: le questioni vere, i numeri dubbi e i segreti di Pulcinella sul Tax Free Shopping

Il caso Tax Free Shopping in Italia. L'intervento di Arturo Aletti, già amministratore delegato dal 1989 al 1998 della società GlobalBlue Italia

Caro direttore,

ho seguito una parte degli interventi alla kermesse organizzata dal ministro del Daniela Santanché sul Lago Maggiore denominata Forum Internazionale del Turismo e mi sono chiesto: ma quanto vale il Turismo?

La mia impressione è che i decisori pubblici non ne abbiano idea e sparano numeri che gli vengono di volta in volta forniti da portatori d’interesse, che loro considerano come portatori esclusivi di competenze.

Prendo ad esempio un settore che conosco piuttosto bene: lo shopping detassato che i turisti non residenti nella Ue fanno nel nostro Paese con diritto/incentivo allo “sconto” dell’Iva (sotto forma di sgravio immediato nel punto vendita o rimborso): nella relazione che accompagna la modifica del limite minimo di acquisto prevista in legge di bilancio si afferma che nel 2019 lo shopping TaxFree dei Turisti nei negozi in Italia valeva 3,1 miliardi di euro.

Tuttavia nel Libro Blu delle Dogane presentato nel settembre 2020, relativo alla attività 2019 si legge che le fatture digitali vistate in uscita dall’ Italia erano state 5,4 milioni: ora, poiché ognuna di queste fatture aveva un valore prossimo ai 1000€ e poiché alle fatture viste uscire dall’Italia vanno aggiunte le fatture TaxFree viste uscire dalla Ue dalle altre dogane di altri Paesi Ue, dove i turisti sono transitati prima di rientrare nei loro Paesi, a me pare che il Tax Free Shopping in Italia, nel solo 2019, valesse più, molto più di 3,1 miliardi.

Se poi vado a rivedermi le slide che il principale intermediario di rimborsi TaxFree ha presentato al Convegno Altagamma (davanti ai manager dei più importanti brand del Lusso/Moda, i quali sanno benissimo quanto e a chi vendono i loro stores) noto che il valore del TaxFreeShopping Turisti in Italia veniva stimato 7 miliardi nel 2015  e non è certo diminuito negli anni, anzi!

E allora com’è questa storia?

Io ho un sospetto: chi beneficia di certi risultati, se non è costretto da interlocutori competenti, sgonfia i numeri, quando può, per non farsi fare i conti in tasca.

Infatti sia l’intermediario principale dei rimborsi TaxFree, sia i brand del lusso/moda che ricevono abbondanti ristorni dall’intermediario ammesso ad operare nei loro punti vendita non hanno alcun interesse a “svegliare il can che dorme”.

Il can da svegliare sarebbe un governo competente e intelligente, che capisse che se rinuncia a incassare Iva su 7/8/9 miliardi di shopping ogni anno, ma ai turisti viene rimborsato un terzo meno, qualcuno si mette in tasca un mare di quattrini, che invece sono destinati ai turisti.

Quindi lo stesso governo, se volesse davvero attrarre turisti in modo competitivo, potrebbe decidere che i rimborsi TaxFree in Italia (e prima che negli altri Paesi concorrenti) devono essere pari all’Iva dovuta e non meno, andando a comunicare a tutto il mondo che l’Italia diventa la destinazione più conveniente per venirvi a fare, tra l’altro, shopping detassato.

E invece niente! Ci tocca ascoltare i proclami insulsi dei decisori pubblici e leggere articoli su articoli che riprendono veline dei loro uffici stampa, dove, il più delle volte, scompaiono i valori reali in gioco.

L’effetto di questa situazione è, ad esempio, che a fine Forum Turismo la ministra annuncia tutta fiera che in revisione Pnrr è riuscita a far saltare fuori 300 milioni in più per la competitività del turismo, ma non si accorge (o finge di non sapere) che ci sono 500 milioni in più da mettere ogni anno in tasca ai turisti da attrarre per lo shopping detassato in Italia, a costo zero per le finanze pubbliche, come spiegavo prima.

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