Sull’aereo di ritorno dall’incontro a Sochi con l’omologo Vladimir Putin, il presidente della Turchia Recep Tayyip Erdogan ha annunciato che cinque banche turche hanno adottato il Mir, il circuito di pagamento gestito dalla banca centrale russa in vigore dal 2017: fu sviluppato da Mosca in risposta alle sanzioni internazionali imposte nei suoi confronti nel 2014, dopo l’annessione della Crimea ucraina.
I VANTAGGI DEL MIR
Erdogan ha presentato il Mir come un sistema vantaggioso sia per la Turchia che per la Russia. La prima ha bisogno di favorire l’ingresso di valuta estera – magari sotto forma di turisti russi – in modo da dare stabilità alla lira, pesantemente svalutata per decisione del presidente. La seconda, invece, ha bisogno di mitigare l’isolamento economico portato avanti dall’Occidente dopo l’aggressione all’Ucraina.
RUBLI PER IL GAS
A Sochi, inoltre, Erdogan e Putin hanno avviato il processo per consentire i pagamenti (parziali) in rubli delle consegne di gas russo alla Turchia. Mosca è un fornitore energetico importantissimo per Ankara: nel 2021 le ha fornito circa il 25 del petrolio e il 45 per cento del gas sul totale importato.
LA CENTRALE NUCLEARE DI AKKUYU
La Russia poi, attraverso la compagnia statale Rosatom, sta lavorando alla costruzione della centrale nucleare di Akkuyu, sulla costa mediterranea della Turchia: una volta entrata pienamente in funzione, si stima che permetterà il soddisfacimento del 10 per cento del fabbisogno energetico nazionale. Il progetto ha però suscitato polemiche dopo che Rosatom ha rimosso un contrattista turco.
Erdogan ha detto che visiterà presto il sito, e che nessuna delle parti coinvolte accetterà ritardi nei lavori. Attraverso trasferimenti dal valore di miliardi di dollari a una società sussidiaria turca, Rosatom sta peraltro fornendo ad Ankara preziosa valuta straniera.
IL GRANO UCRAINO
Il presidente ha inoltre fatto sapere che il governo turco sta lavorando a un accordo con la Russia per l’esportazione di cereali. Ci sono decine di navi cariche bloccate nei porti sul mar Nero, riporta Bloomberg: il 1° agosto l’Ucraina ha effettuato la sua prima spedizione di cereali dal giorno dell’invasione russa, e tre altri carichi hanno lasciato i suoi porti venerdì scorso.
PERCHÉ PUTIN HA BISOGNO DI ERDOGAN, E VICEVERSA
Pur essendosi opposta all’invasione dell’Ucraina, dato l’importante interscambio commerciale, la Turchia non si è allineata agli Stati Uniti e all’Europa nell’imporre sanzioni alla Russia, preferendo portare avanti le relazioni politiche ed economiche con Mosca.
Prima di Sochi, Erdogan e Putin si erano incontrati solo circa tre settimane fa a Teheran, in Iran. Come scrive Foreign Policy, i due hanno in effetti delle “buone ragioni per mantenere un buon rapporto di lavoro”. Attraverso Erdogan, Putin riesce a insidiare l’unità e le politiche della NATO, oltre a garantirsi un acquirente per gli idrocarburi russi. Attraverso Putin, invece, Erdogan riesce a portare avanti una politica estera slegata dai vincoli dell’alleanza atlantica, oltre a garantire il soddisfacimento della domanda energetica turca.
I PIANI TURCHI PER LA SIRIA
Erdogan ha inoltre bisogno di coordinarsi con Putin sulla Siria. Nei piani del presidente turco c’è infatti la creazione di una “zona di sicurezza” che parte dalla frontiera turca e si estende in territorio siriano per 30 chilometri, avvicinandosi alle zone delle forze russe e filo-iraniane presenti nel paese. L’obiettivo principale di Ankara è creare una sorta di “cuscinetto” tra sé e i curdi – percepiti come una minaccia alla propria integrità statale –, in modo da spezzare qualsiasi continuità tra le Unità di protezione popolare (YPG) attive nel nord della Siria e il Partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK).
Dietro ai piani di Erdogan potrebbero esserci in realtà delle motivazioni di politica interna, per rafforzare l’immagine sua e del suo partito in vista delle elezioni del 2023. Data la crescita del risentimento anti-immigrati in Turchia – raccolto soprattutto dall’ultra-destra di Umit Ozdag, capo del Partito della vittoria –, il presidente ha annunciato il ricollocamento di un milione di rifugiati siriani nelle cosiddette “zone di sicurezza” in Siria.
Come riassume Foreign Policy, Erdogan vuole insomma lanciare un’operazione militare nel nord della Siria e vuole assicurarsi che la Russia di Putin non interverrà per contrastarla.