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Partecipazioni Statali Borsa

Perché Bper, Banco Bpm, Unicredit e non solo fanno sboom in Borsa

Che cosa è successo (e perché) ai titoli delle banche sulle piazze borsistiche (non solo in Italia). Fatti, numeri, commenti e analisi

 

La Borsa di Milano in netto calo, anche se non sui minimi toccati in mattinata, e risulta la peggiore tra i principali listini europei. Il Ftse Mib al parziale di metà sessione perde il 3,62% a quota 26.288 punti. In picchiata, in particolare, i titoli Banco Bpm e Bper.

L’IMPATTO DI SVB SUI TITOLI DELLE BANCHE ITALIANE COME UNICREDIT, BPER E BANCO BPM

Sul mercato continua a pesare l’incertezza innescata dal crack di Svb nonostante le misure di emergenza prese negli Stati Uniti per farvi fronte e per evitare che la crisi contagi il sistema bancario.

Sul listino milanese a essere bersagliati dalle vendite sono soprattutto i titoli bancari, finiti anche in asta di volatilità per eccesso di ribasso: -9,51% per Bper Banca, -9,01% per Unicredit, -8,09% per Banco Bpm, -7,76% per Banca Mediolanum e -6,32% per Fineco fino al -6,1% di Intesa Sanpaolo.

NON SOLO PIAZZA AFFARI: COME VANNO (MALE) LE BORSE IN EUROPA

Tra i mercati del Vecchio Continente sensibili perdite per Francoforte, in calo del 2,49%, in apnea Londra, che arretra del 2,03%, e tonfo di Parigi, che mostra una caduta del 2,30%.

UNA GIORNATA DA DIMENTICARE PER LA BORSA DI MILANO

Sessione da dimenticare per la Borsa italiana, con il Ftse Mib che sta lasciando sul terreno il 3,68%: il principale indice della Borsa di Milano prosegue in tal modo una serie negativa, iniziata giovedì scorso, di tre ribassi consecutivi; sulla stessa linea, il Ftse Italia All-Share crolla del 3,65%, scendendo fino a 28.406 punti.

CHI RESISTE E CHI SCENDE (BPER, BPM, UNICREDIT E NON SOLO) ALLA BORSA ITALIANA

Tra le migliori azioni italiane a grande capitalizzazione, resistente Italgas, che segna un piccolo aumento dell’1,24%. Terna avanza dello 0,53%.

Le più forti vendite, invece, si manifestano su Bper, che prosegue le contrattazioni a -8,62%. Lettera su Banco Bpm, che registra un importante calo del 7,64%. Seduta negativa per Unicredit, che mostra una perdita del 7,36%. Scende Fineco, con un ribasso del 7,10%.

Ecco alla fine delle contrattazioni, i risultati: -9,51% per Bper Banca, -9,01% per Unicredit, -8,09% per Banco Bpm, -7,76% per Banca Mediolanum e -6,32% per Fineco fino al -6,1% di Intesa Sanpaolo.

IL COMMENTO DI SEMINERIO

“Quotazioni del settore bancario pesantemente in rosso stamattina”, ha scritto su Twitter Mario Seminerio, macroeconomista e curatore del blog Phastidio. “Il sospetto si è insinuato negli investitori: quale rischio per la stabilità finanziaria di portafogli titoli con forti perdite causa rialzo dei tassi? Il FTSE MIB soffre più di altri, causa peso banche”.

L’ANALISI DI ARTONI

I mercati nel Vecchio continente sono molto più soggetti al settore bancario, che è stato il più performante nei primi mesi dell’anno. Specialmente a Milano. «Piazza Affari, in particolare oggi, va peggio delle altre europee perché il settore finanziario è dominante — spiega Fausto Artoni, fondatore e presidente di IMPact Sgr, (società di asset management, specializzata in strategie di listed impact investing) —, è il motivo per cui in questi mesi l’indice era nettamente superiore».

“Non bisogna dimenticare che la situazione in Europa è diversa da quella negli Usa per un aspetto di regolamentazione. Il contagio su tutte le banche quotate anche in Europa è comprensibile da un certo punto di vista, ma razionalmente no, perché il grado di regolamentazione nel Vecchio continente è nettamente più elevato rispetto alle banche americane”, aggiunge Artoni, che sottolinea come in Europa “il rapporto tra impieghi e depositi nelle banche europee è mediamente all’80%. E le banche in Europa hanno delle riserve liquide molto forti in bilancio. Certo, si può capire una correzione violenta, tenuto conto della performance del settore bancario europeo nell’anno: è stato il miglior settore, beneficiando di margini di interesse estremamente elevati per l’aumento dei tassi. La qualità degli asset che sta creando problemi alle banche regionali degli Usa al momento non è un problema primario per le banche europee, ma prospetticamente si potrà intravedere”.

Le regole di controllo di bilancio degli istituti europei sono più dure e ferree: «Il rapporto tra impieghi e depositi è mediamente dell’80% — argomenta Artoni —, questo rende i problemi di liquidità davvero molto rari. Negli Stati Uniti, invece, esistono norme diverse a seconda del tipo di istituto di credito, se regionale o nazionale. Inoltre, durante l’amministrazione Trump sono state più elastiche le regole per banche con asset sotto i 250 miliardi di dollari (Svb ne ha 209, ndr)».

A influire nell’andamento negativo delle borse, ma nello specifico dei titoli bancari, c’è un altro elemento: a partire dalla seduta di oggi aumenta il premio di rischio per chi investe nel settore finanziario: «Le banche guadagnano maggiormente con il margine di interesse e con il rialzo dei tassi — continua l’operatore —. Ma il lato negativo è che se questi continuano ad aumentare, alcuni settori vanno sotto pressione e peggiora la qualità dei finanziamenti. È stato il caso, ad esempio, del mondo tech, che ha subito importanti perdite anche per colossi globali, come Amazon».

IL REPORT DI IG ITALIA

“La soluzione proposta da Federal Reserve, Dipartimento del Tesoro e Federal Deposit Insurance Corporation (FDIC) per fronteggiare il fallimento di Silicon Valley Bank (Svb) non ha frenato la perdita di fiducia degli investitori sul settore finanziario statunitense e anzi ha mostrato una diffusione anche in Europa. Neppure le parole del presidente Joe Biden, pronto a attuare qualsiasi cosa necessaria per proteggere il settore bancario, hanno avuto effetto per allentare le recenti tensioni”. Così Filippo Diodovich, Senior Market Strategist di IG Italia, spiega gli effetti sui mercati del fallimento di Silicon Valley Bank, osservando che “negli Stati Uniti a Wall Street altre banche ‘regionali’ evidenziano dei crolli significativi”.

Il contagio sui mercato si estende all’Europa “perché il sentiment degli investitori è negativo sul settore bancario soprattutto nei confronti delle banche che negli ultimi anni hanno mostrato più problemi di liquidità. Credit Suisse perde il 10% e i CDS (credit default swap) sui bond della banca svizzera (assicurazione in caso di default) sono arrivati a quotare sui massimi storici. La tedesca Commerzbank perde il 13%. Siamo in una situazione di flight to quality dove si vendono azioni di banche per spostarsi su bond. Nelle ultime 3 sedute il bond governativo statunitense (treasury) con scadenza a 2 anni è passato dal 5% di rendimento al 4,10%. Stesso comportamento anche in Europa con il btp a due anni che ha mostrato un rendimento in calo dal 3,88% al 3,44%. Sul settore bancario Usa ci sarà “una stretta di regolamentazione indubbiamente. Dopo le scelte dell’amministrazione Trump di agevolare il settore finanziario con un ammorbidimento della regolamentazione e della vigilanza ci sarà un netto cambio di rotta che avrà conseguenze negative sulle performance di lungo periodo”.

LE RASSICURAZIONI DI GIORGETTI E GENTILONI

Una nota del ministero dell’Economia e delle finanze precisa che «il ministro Giancarlo Giorgetti segue con attenzione gli sviluppi delle vicende legate alla Silicon Valley Bank e alle decisioni prese dalle autorità monetarie americane». Inoltre, si precisa che «il sistema bancario italiano ed europeo è regolarmente monitorato dalle autorità di vigilanza e supervisione assicurandone così la stabilità». Anche il commissario europeo all’Economia Paolo Gentiloni, arrivando alla riunione dell’Eurogruppo a Bruxelles, ha dichiarato: «Non credo che ci sia un reale rischio di contagio in Europa al momento — ha detto —. Stiamo monitorando la situazione in contatto con la Bce – ha affermato parlando del crack di Silicon Valley Bank – Prendiamo atto delle iniziative prese dalle autorità Usa per limitare il contagio» e sottolineiamo anche che «le banche europee applicano gli standard prudenziali di Basilea».

COLPA DEI TASSI TROPPO ALTI, SECONDO ROGOFF

È tutto dovuto al rialzo dei tassi?

Kenneth Rogoff, presidente dell’Istituto per l’economia internazionale dell’Università di Harvard, in Massachusetts, ha spiegato che “i rialzi agiscono in due modi sulle banche. Sono una manna perché permettono di alzare i tassi sui prestiti. Ma sono una disgrazia perché le aziende investono meno e il flusso di denaro fresco rallenta. E anche perché il patrimonio in buoni del Tesoro si svaluta, 100 miliardi su 200 di asset nel caso della Svb”.

“Se la banca ha bisogno di ricorrervi”, prosegue, “incappa in perdite pesanti: è quanto è successo alla Svb perché appena si è sparsa la voce che era in difficoltà sono piovute richieste di riscatti per 42 miliardi, un quarto del totale, e la banca ha dovuto liquidare in fretta parte del patrimonio. I clienti della banca sono tutti ‘startupper’, ma l’hi-tech non va bene come il resto dell’economia. Le startup hanno sempre bisogno di liquidità, e sono corse a reclamare i depositi. Ecco il panico, e rapidamente la banca è diventata insolvente”.

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