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Tim, ecco come si strattonano Elliott e Vivendi su Cdp, Sparkle e Inwit

Tutte le vere tensioni tra Elliott e Vivendi in Tim. Fatti, nomi, indiscrezioni, commenti e approfondimenti

Quotazione del titolo, vendita o meno di quote di Inwit, dossier rete e ruolo della Cassa depositi e prestiti. Sono anche e soprattutto questi i motivi più o meno esplicitati pubblicamente del dissidio sempre più virulento tra Vivendi ed Elliott in Tim.

Ecco fatti, indiscrezioni e commenti.

COME VA IL TITOLO IN BORSA

La pace tra i due soci forti di Tim, Vivendi ed Elliott, è durata davvero poco. L’andamento dell’azione in Borsa è stato il motivo scatenante, almeno pubblicamente, del commento acido di Vivendi contro il fondo Elliott, che ha la maggioranza del consiglio di amministrazione di Tim dopo la vittoria nell’assemblea con il beneplacito della Cassa depositi e prestiti (controllata dal Tesoro) entrata a sorpresa nel capitale dell’ex Telecom Italia prima delle elezioni politiche.

Con le quotazioni del titolo crollate ai minimi degli ultimi 5 anni, Vivendi ieri ha sottolineato che “la performance del mercato azionario è drammatica: il prezzo delle azioni di Tim è calato del 35% circa dal 4 maggio 2018, ed è al suo livello più basso in cinque anni mentre nel suo documento di posizione del 9 aprile 2018, Elliott ha promesso il raddoppio del prezzo delle azioni nei prossimi due anni”.

LE ACCUSE DI VIVENDI A ELLIOTT

Pur rimanendo convinta del “significativo potenziale di sviluppo” di Tim, Vivendi è “profondamente preoccupata per la disastrosa gestione di Telecom Italia da quando Elliott ha preso il controllo del cda in seguito all’assemblea degli azionisti del 4 maggio”, ha scritto la società francese, primo azionista di Tim col 24% del capitale, affermando che “la performance sul mercato azionario è drammatica” e che “il nuovo team di governance sta fallendo: il diffondersi di rumors (inclusa l’uscita del ceo) sta causando una disfunzione che è dannosa per il regolare funzionamento e i risultati” dell’azienda. Strano, ma non troppo, che Vivendi non critichi direttamente il capo azienda di Tim: Amos Genish è stato voluto dai francesi alla testa di Tim e poi confermato dal fondo Elliott.

CHE COSA DICE VIVENDI

Il socio francese però non fa proposte e non preannuncia se ci saranno azioni concrete, per esempio in occasione del prossimo cda il 10 settembre, ufficialmente convocato per approvare l’offerta sul 5G, ma ribadisce che, da maggiore azionista dell’ex Telecom Italia, “rimane convinto del significativo sviluppo di Tim potenziale”.

CHE COSA HA SCRITTO BLOOMBERG SU INWIT E RETE

Nonostante le smentite, i rumors sull’addio di Amos Genish continuano, segno che dentro e fuori Tim ci sono sentimenti contrastanti. Secondo voci riportate dall’agenzia Bloomberg, il fondo americano vorrebbe vedere un’accelerazione nei piani, come per esempio la vendita di una quota nella società delle torri (Inwit) o il completo spinoff della rete telefonica. Differente l’impostazione di Vivendi su questi dossier.

IL RUOLO DELLA CASSA DEPOSITI E PRESTITI

Nella contesa, entra pure la Cdp che è tirata per la giacca dai due contendenti, specie per i dossier rete e Sparkle. In ambienti vicini a Elliott si percepisce l’attesa per un ruolo meno dormiente del gruppo controllato dal Tesoro e partecipato dal Tesoro dopo l’attivismo nell’assemblea che decretò la sconfitta di Vivendi.

Che cosa si aspetterebbe Elliott dalla nuova Cdp ora guidata dal neo amministratore delegato, Fabrizio Palermo? Che eserciti il suo ruolo e diventi vero azionista di riferimento. Secondo le indiscrezioni raccolte da Start Magazine in ambienti finanziari, gli americani di Elliott pensano in sostanza che in una società stile public company – come Tim – secondo Singer c’è sempre spazio per un azionista istituzionale rilevante come la Cassa.

CHE COSA SPERANO ELLIOTT E VIVENDI SU CDP E GOVERNO

Non serve, secondo la visione di Elliott, un ulteriore incremento della quota posseduta da Cdp in Tim ma un ruolo proattivo che finora non è stato svolto dalla Cassa. Ma con i nuovi vertici insediati di Cdp, gli americani attendono un atteggiamento meno atarassico da parte della Cassa. Magari contribuendo a nominare un nuovo capo azienda, in prospettiva. Contattato da Start Magazine, il fondo non ha voluto commentare.

Anche Vivendi si attende mosse della Cdp. Oggi Repubblica scrive che i francesi si attendono “un atteggiamento benevolo del governo” verso le mire di Vivendi che “chiederebbe la convocazione di una nuova assemblea per riprendere il comando della società”. Così, secondo Repubblica, “il francese Arnaud de Puyfontaine (Vivendi) sta cercando di portare dalla sua parte l’esecutivo (“azionista” di Tim grazie al 4,93% della Cassa)”.

LA DIFESA DI CONTI

Il presidente Fulvio Conti, scelto da Elliott come primo tra i suoi candidati, ieri ha preso le difese dell’azienda rintuzzando le stilettate del gruppo francese che fa capo a Vincent Bolloré. Conti ha infatti espresso “profondo rammarico per le accuse assurde e infondate, che rigetta”. “Il cda – ha ribadito – sin dalla sua nomina e nella sua interezza è stato ed è tuttora al lavoro per attuare il Piano Strategico, elaborato dalla stessa Vivendi durante la sua gestione”. “Paradossale per Vivendi, è l’effetto di una concentrazione negativa di elementi, provenienti da oltralpe, che hanno riflessi sul corso di Borsa di Tim”, ha criticato Conti, facendo riferimento indiretto al fatto che Exane è controllata da Bnp Paribas, banca azionista con circa il 5% di Vivendi.

LE FRASI TOSTE DI FERRARI (ELLIOTT)

Il conflitto di interessi Exane-Vivendi e le manovre della francese Iliad in Italia sono stati toccati esplicitamente oggi da un consigliere di amministrazione in quota Elliott: “Tim non ha bisogno di chiacchiere, ma di fatti: decisioni importanti ed execution”, ha detto Massimo Ferrari, consigliere di Tim, commentando le dichiarazioni di Vivendi e definendo “molto singolare” il report di Exane che ha contribuito ad affossare il titolo martedì, la coincidenza con l’annuncio che Iliad abbia raggiunto 1,5 milioni di clienti in Italia e i commenti di Vivendi su Borsa e governance.

Ha poi aggiunto Ferrari, che è anche general manager finance e Cfo di Salini Impregilo, a margine dell’Infrastructure day in Borsa italiana: “Non commento mai le vicende di una societa’ quotata e tantomeno di una importante come Tim nella quale sono anche consigliere di amministrazione. Certo quello che posso dire è che è molto singolare – spiega Ferrari – che in due giorni un broker francese (Exane Bnp Paribas, ndr) attacchi Telecom con tesi fantasiose, una ricerca ridicola e riveda il proprio target price al ribasso del 30%, dopo che il titolo aveva già perso il 30-40% per fattori chiaramente esogeni; che poi un concorrente sempre francese (Iliad, che oggi dichiara due milioni di clienti in Italia, ndr) che ha investito solo qualche milione di euro diffonda trionfalmente risultati in Italia senza che nessuno possa verificare il vero grado di penetrazione e che infine un azionista rilevante, sempre francese, ritenga di rendere pubbliche proprie soggettive valutazioni sul titolo e sulla governance della società”.

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