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Sparkle Grecia

Tim e Telefonica balleranno la samba con Oi in Brasile

Tim ha presentato con Telefonica e Claro un'offerta vincolante per le attività mobili del gruppo brasiliano Oi. Tutti i dettagli

Tim, tramite la propria controllata in Brasile, ha presentato, insieme a Telefonica Brasil e Claro, un’offerta vincolante per le attività mobili del gruppo Oi.

COSA FA OI

Oi, che nel giugno 2016 aveva presentato domanda di protezione fallimentare per 19 miliardi di dollari, la più grande mai avvenuta in Brasile, è il quarto operatore del mercato telefonico del Paese. Nel primo trimestre dell’anno ha registrato ricavi netti in calo del 7% rispetto al primo trimestre 2019 e anche il margine operativo lordo è in frenata.

LA NOTA DI TIM

“L’offerta – si legge in una nota – resta soggetta ad alcune condizioni: in particolare, è soggetta alla condizione che agli offerenti sia riconosciuta la qualità di ‘stalking horse’ (ovvero di “primi offerenti”), con attribuzione del diritto di pareggiare eventuali altre offerte che dovessero essere presentate nel corso del processo di vendita delle attività mobili del gruppo Oi”.

I BENEFICI

L’operazione, se si dovesse concludere con successo, “porterà benefici – prosegue la nota – agli azionisti e ai clienti grazie all’ulteriore crescita prevista, alle sinergie attese e al miglioramento della qualità del servizio”.

FOCUS BRASILE

Inoltre, si prevede che l’iniziativa contribuirà allo sviluppo e alla competitività del settore delle telecomunicazioni in Brasile. Tim – conclude la nota – “continuerà a seguire attentamente l’evolversi della situazione e informerà il mercato in conformità con la disciplina applicabile”.

LE MOSSE DI TIM CON TELEFONICA

Lo scorso 11 marzo Tim (che opera attraverso Tim Brasil) e Telefonica (che nel Paese sudamericano gestisce Vivo), attraverso le loro controllate in Brasile, avevano presentato a Bank of America Merrill Lynch, il consulente finanziario di Oi, il loro interesse ad avviare le negoziazioni per l’acquisizione congiunta del gruppo, in tutto o in parte.  In caso di completamento dell’operazione, precisava una nota, “ciascuno riceverà una parte delle attività”.

I NUMERI

Oi, che a giugno 2016 aveva presentato domanda di protezione fallimentare per 19 miliardi di dollari (65 miliardi di real brasiliani), la più grande mai registrata per il Brasile, è attualmente il quarto operatore del mercato telefonico brasiliano. Nel 1 ° trimestre 2020, l’azienda ha registrato ricavi netti pari a 4.749 milioni di dollari, con un calo del 7,6% rispetto al 1 ° trimestre 2019. L’Ebitda è di 1.533 dollari, in calo rispetto ai 1.627 real.

IL MERCATO TLC BRASILIANO

Il mercato telefonico in Brasile è dominato, ad oggi, da società straniere, guidate dalla spagnola Telefonica (tramite la controllata Vivo), dalla messicana América Móvil (tramite Claro) e dall’italiana Tim (tramite Tim Brasile).

IL REPORT DI AKROS

In settimana Banca Akros ha ricordato che a metà maggio Oi ha presentato un piano che prevede la separazione degli asset in portafoglio e che sarà votato ad agosto. Il progetto comprende la suddivisione in quattro settori, ovvero le torri, il data center, le risorse mobili e le infrastrutture in fibra. Il valore minimo per il business mobile cui è interessata Tim è stato fissato dal gruppo sudamericano in 15 miliardi di real brasiliani (attorno a 2,5 miliardi di euro), ha scritto Mf: secondo Akros, il gruppo italiano sarebbe abbastanza solido da poter permettersi di effettuare un’offerta sul 50% di Oi mobile con propri mezzi finanziari o, in alternativa, “un aumento di capitale molto limitato”.

L’INTERESSE DI CHINA MOBILE

Negli scorsi mesi, come ha ricordato in settimana Start, a provare a fare incursione nel mercato brasiliano della telefonia è stata la Cina. L’operatore China Mobile, in partnership con Huawei, avrebbe pensato all’acquisto di Oi. Nel 2017 la società cinese ha inaugurato un ufficio a San Paolo, con l’obiettivo di studiare opportunità per le future imprese locali e per l’America Latina. Ad agosto 2019, poi, China Mobile aveva inviato una lettera all’Agenzia nazionale delle telecomunicazioni (Anatel) chiedendo istruzioni su come una società straniera potesse stabilire un fornitore di telecomunicazioni nel paese. Proprio Anatel aveva suggerito l’acquisizione di un operatore per accelerare i tempi di ingresso nel Paese, ma i piani di espanzione di China Mobile sono poi naufragati.

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