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Tim, come si muovono governo, Cdp, Kkr e Vivendi

Ecco le ultime novità di governo, Cdp, Kkr e Vivendi su rete Tim. Fatti, numeri e approfondimenti

 

Prove tecniche di operazione di sistema per Tim su input del governo anche con soggetti e fondi esteri.

È questa l’impressione maggioritaria che hanno addetti ai lavori e analisti dopo le ultime novità su Tim.

Un segnale in questo senso arriva dalle parole del numero uno di Cassa depositi e prestiti (Cdp), Dario Scannapieco. E dall’ultima mossa del gruppo Vivendi, maggior azionista di Tim.

Ecco tutti i dettagli.

GLI AUSPICI DEL GOVERNO TRAMITE IL MEF SULLA RETE DI TIM

Il governo vede in maniera positiva un’opera sistemica in cui siano presenti più soggetti, a partire da Cassa depositi e prestiti (controllata dal Mef e partecipata dalle fondazioni bancarie). L’ipotesi di un’offerta congiunta Cdp-Macquarie con Kkr ha il sostegno del Mef: è quello che ha fatto trapelare il Tesoro la scorsa settimana alle agenzie di stampa. Il ministero dell’Economia sarebbe anche disponibile a coinvolgere F2i (nell’azionariato ci sono banche, fondazioni, istituzioni pubbliche e casse di previdenza).

CHE COSA SUCCEDE SULLA RETE

Cdp non si ritira dalla partita per la rete di Tim e, anche se non esclude un’offerta congiunta con Kkr, per ora sta lavorando per fornire al cda del gruppo di tlc del 9 giugno maggiori dettagli sulla proposta per Netco presentata insieme a Macquarie, senza alzarne il prezzo. A fare chiarezza è stato due giorni fa l’ad di Cdp, Dario Scannapieco, in una intervista a Bloomberg dopo la notizia diffusa dall’agenzia americana (che talvolta se la suona e se la canta) secondo cui la società controllata dal ministero dell’Economia era pronta a ritirare la sua offerta per la rete di Tim.

LE MOSSE DI CDP SULLA RETE DI TIM

“No”, ha risposto Scannapieco a una domanda in proposito. “Ora stiamo lavorando all’offerta. Abbiamo ricevuto la lettera di Telecom Italia che ci chiedeva chiarimenti sulla nostra offerta e insieme a Macquarie stiamo preparando una risposta a questa lettera”, ha segnalato il manager nel colloquio, sintetizzato da Ansa. “Spieghiamo semplicemente degli aspetti tecnici della nostra offerta, non posso dire che offriremo più soldi”, ha aggiunto. Interpellato sulla possibilità di un’offerta congiunta con Kkr, Scannapieco ha replicato che “non escludiamo l’opzione ma al momento stiamo lavorando con Macquaire sulla nostra offerta”.

TEMPI E SCAZZI SU RETE TIM

La scadenza stabilita per rilanciare rispetto alle offerte bocciate dal Cda Tim è stata fissata per il 9 giugno. Dal fondo Usa Kkr si attende una nuova proposta migliorativa (anche perché agli atti Tim ha una sua disponibilità a farlo in base alla quale è stato concesso questo ulteriore termine fino al 9 giugno) e gli occhi sono anche puntati su Cdp-Macquarie, ha sottolineato il Sole 24 ore: “Il fondo australiano avrebbe chiesto alle banche finanziatrici dell’operazione su Netco (rete e Sparkle) una proroga di un mese rispetto al termine del 31 maggio (che peraltro è il termine di validità dell’offerta Cdp-Macquarie per Netco). Il che vorrebbe dire, quantomeno potenzialmente, che c’è una volontà di rimanere in partita. Del resto lo stesso ad di Cdp, Dario Scannapieco, ha sconfessato le voci di chi segnalava un disimpegno della Cassa. Che invece è al lavoro sull’offerta. Che non vuol dire né che la proposta sarà migliorata né che non ci sarà una futura convergenza con Kkr come peraltro auspicato dal Mef. Ma per ora si va avanti”.

In questo quadro – ha concluso il Sole 24 Ore – “a rappresentare uno scoglio alla possibile unione sarebbe proprio Macquarie che ha degli accordi con Cdp sulla strategia. Il che vuol dire che senza intesa va liquidata la sua quota del 40% in Open Fiber (Cdp ha l’altro 60%) con una maggiorazione a favore del fondo australiano che sarebbe nient’affatto banale”.

GLI STREPITII DI VIVENDI

Rilevante anche la mossa di Vivendi, anche per il significato “politico” e istituzionale dopo le convulsioni e le polemiche da parte del gruppo francese che fa capo a Vincent Bolloré.

Infatti Vivendi nelle ultime settimane ha contestato la governance (punta a sostituire il presidente Salvatore Rossi), politica di remunerazioni (fatta bocciare nell’assemblea del 20 aprile, con un siluro quasi diretto contro il capo azienda del gruppo, Pietro Labriola), azione dei vertici e strategia sulla rete. Un dimenarsi scomposto che cela una questione di sostanza: i francesi contestano i valori emersi dalle ultime offerte di Kkr e di Cdp-Macquarie. I 21 miliardi (comprensivi di due di earn out) del primo e i 19,3 miliardi della seconda cordata sono lontani dai desiderata che dall’estate scorsa sono stati fissati attorno ai 31 miliardi, ma che potrebbero anche fermarsi dai 26 in su. Fibrillazioni che hanno un’origine economica: Vivendi calcola una minusvalenza relativa alla propria partecipazione in Tim in crescita da 728 milioni a 1,347 miliardi di euro; in aumento da 13 a 393 milioni il contributo negativo della partecipazione nel calcolo dell’utile netto.

LA MOSSA DI VIVENDI CON CARTA

Ma l’ultima mossa, come si diceva, si inserisce con tutta probabilità con un atteggiamento meno barricadero, almeno rispetto al governo e alle istituzioni italiane. Vivendi ha messo nero su bianco il nome del futuro consigliere per coprire il posto lasciato vacante da Arnaud de Puyfontaine, dimessosi dal consiglio di amministrazione con una manovra inaudita e che non è stata ben spiegata dai francesi ai ministri interessati. Il nome indicato dai francesi è Luciano Carta, ex presidente di Leonardo. Carta, oltre alla presidenza di Leonardo, ha nel suo curriculum il ruolo a capo dell’Aise, l’Agenzia informazioni e sicurezza esterna.

IL RUOLO DI RUVINETTI PER VIVENDI

Un nome, secondo la ricostruzione di Start Magazine, frutto dell’opera di mediazione messa in atto dal nuovo advisor italiano di Vivendi sul dossier Tim. “In passato – ha ricordato oggi La Verità – a gestire i rapporti di Vivendi in Italia era Andrea Pezzi. Emerse una serie di problematiche (rappresentate dal nostro quotidiano e anche da Report), il testimone è transitato a Daniele Ruvinetti, un passato in Telecom e un presente in Med-Or”.

LE FARINE DEL SACCO DI LEONARDO

“La Fondazione Med-Or nasce per iniziativa di Leonardo Spa nella primavera del 2021 con l’obiettivo di promuovere attività culturali, di ricerca e formazione scientifica, al fine di rafforzare i legami, gli scambi e i rapporti internazionali tra l’Italia e i Paesi dell’area del Mediterraneo allargato fino al Sahel, Corno d’Africa e Mar Rosso (“Med”) e del Medio ed Estremo Oriente (“Or”)”, si legge sul sito della fondazione presieduta da Marco Minniti, un esponente storico della sinistra che con Luciano Violante, ex Pci ed ex presidente della Camera, è una delle personalità non organiche al centrodestra ma in ottimi rapporti con l’attuale centrodestra e con Palazzo Chigi.

ANALISI E RELAZIONI DI RUVINETTI

Ruvinetti, molto apprezzato dai Servizi (dove ha lavorato Carta), ha eccellenti relazioni sia con Fratelli d’Italia sia con la Lega (d’altronde il titolare del Tesoro è il leghista Giancarlo Giorgetti) e negli ultimi anni si è distinto per approfondite analisi sulla Libia (con posizioni mai confliggenti con i governi italiani del momento) sulle testate Analisi Difesa (fondata e diretta con successo da Gianandrea Gaiani, già consigliere al Viminale con Matteo Salvini ministro dell’Interno), Formiche di Paolo Messa (responsabile delle Relazioni Geo-Strategiche con gli Usa nel gruppo Leonardo fin da quando Carta era presidente dell’ex Finmeccanica) e Decode39, iniziativa editoriale di Formiche di Messa con alcuni soci tra cui Enrico Comin (che lavora in Leonardo e che è anche nel cda della testata emanazione di Formiche), figlio del notissimo comunicatore Gianluca Comin, che segue (pare) Ruvinetti.

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