Il dossier rete scalda in Borsa il titolo Tim: gli investitori quindi si attendono benefici contabili e strategici con lo scorporo della rete fissa. Ecco fatti, rumors, numeri e approfondimenti
COSA SUCCEDE IN BORSA AL TITOLO TIM
Una svolta sul dossier rete già prima di Ferragosto: è questa ipotesi che anche oggi ha scaldato il titolo Tim, in testa al listino con un +5,24% a 0,2831 euro, per chiudere a più 3,3%. Sostenuti i volumi con oltre 175 milioni di pezzi passati di mano, già ben oltre la media a 30 giorni di 108 milioni, e pronta a superare i volumi della vigilia di quasi 220 mlilioni di pezzi scambiati.
LE INDISCREZIONI DEL SOLE 24 ORE SU NETCO
La possibile chiusura di un memorandum of understanding tra Kkr, Cdp, F2i e ministero delle Finanze in questi giorni sta favorendo gli acquisti sui titoli del gruppo Tim capeggiato dall’ad, Pietro Labriola (nella foto), mentre emergono nuovi dettagli sull’accordo. Il Sole 24 ore oggi ha scritto che per la firma del Mef servirà un decreto e il prossimo consiglio dei ministri è in calendario per il 28 agosto, che è anche la data di scadenza del fondo americano Kkr per chiudere il finanziamento con le banche, mentre entro il 30 settembre dovrà arrivare l’offerta vincolante. Per la firma, è possibile la nomina di un advisor (si fanno i nomi di Ubs o Jefferies).
GLI AMERICANI DI KKR VOGLIONO ANCHE IL FONDO PENSIONE CANADESE CPPIB
Resta sullo sfondo la partecipazione, orchestrata da Kkr, del fondo pensione canadese Cppib che investe massicciamente anche in Cina (qui l’approfondimento di Start Magazine).
COSA FARÀ IL MEF
Ancora molte incertezze sulle partecipazioni nella società, Netco, alla quale sarà conferita la rete. Non è chiaro se il il Tesoro entrerà direttamente nella società controllata da Kkr o attraverso un altro veicolo e va chiarita la compagine “tricolore” che deterrà il 35% della società. F2i potrebbe rilevare in particolare una quota del 10-15% per un esborso di 1-1,5 mld, mentre Cdp ha rinviato ogni valutazione a quando l’offerta di Kkr sarà effettivamente presentata.
IL RUOLO DI TIM NELLA NETCO
Tim potrebbe mantenere una quota residuale del 3% o comunque restare con una quota non superiore al 10%, che equivarrebbe a rinunciare a un incasso di 1 mld, pure deconsolidando debito per 11-13 mld, lasciando la ServiceCo con una leva indebitamento netto/Ebitda di 1,5-2 volte.
COMMENTI E SCENARI DEGLI ANALISTI
Per gli analisti di Banca Akros (buy con target price a 0,40 euro), il mercato sta premiando il titolo perché le indiscrezioni “suggeriscono uno scenario favorevole (ancora non scontato nei prezzi attuali) che si sta finalmente materializzando, con una scadenza molto ravvicinata”. Intermonte (buy con target price a 0,41 euro) si sofferma sul possibile mantenimento di una quota residuale di Tim in NetCo, una soluzione “subottimale sia per ragioni finanziarie (opportunità di massimizzare l’incasso e il deleverage dalla cessione completa dell’asset) che regolatorie (vantaggio dal completo superamento dell’integrazione verticale)”.
Gli analisti non escludono che “una presenza anche minima nell’azionariato possa essere funzionale a tutelare gli interessi della futura ServiceCo e a indirizzare meglio le decisioni strategiche future (la ServiceCo di fatto resterebbe l’unico azionista industriale in NetCo)”.
La questione cruciale, sottolinea Intermonte, sia per la fattibilità dell’operazione che per ottenere l’avallo di Vivedi, è la sostenibilità della futura ServiceCo.