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Che cosa combinerà Padoan con i crediti di Popolare di Vicenza e Veneto Banca

Tesoro sempre più in campo nella partita della Popolare di Vicenza e di Veneto Banca, e non solo in Mps dove il ministero dell’Economia è il maggior azionista. Sta di fatto che il Tesoro continuerà ad avere un ruolo anche nelle banche venete andate in liquidazione. Ecco come e perché. La scorsa settimana infatti c’è…

Tesoro sempre più in campo nella partita della Popolare di Vicenza e di Veneto Banca, e non solo in Mps dove il ministero dell’Economia è il maggior azionista.

Sta di fatto che il Tesoro continuerà ad avere un ruolo anche nelle banche venete andate in liquidazione. Ecco come e perché.

La scorsa settimana infatti c’è stata la firma sul contratto che ufficializza la cessione di circa 18 miliardi di euro di crediti deteriorati delle due ex popolari venete a Sga, la Società per la Gestione di Attività controllata dal Tesoro.

IL DETTAGLIO

Sga ha sottoscritto con Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca in liquidazione coatta amministrativa i contratti per acquisire i portafogli di crediti deteriorati dei due istituti: nel dettaglio si tratta di circa 112mila posizioni debitorie. I circa 18 miliardi di Npl saranno raccolti rispettivamente nel “Patrimonio Destinato Gruppo Vicenza” e nel “Patrimonio Destinato Gruppo Veneto.

LA FIRMA

Con la firma, i liquidatori di PopVicenza e Veneto Banca in Lca hanno ceduto tutti i crediti in sofferenza, gli unlikely to pay e i past due esistenti alla data di avvio delle liquidazioni coatte amministrative e non ceduti o retrocessi da Intesa Sanpaolo.

I NUMERI

Insieme ad essi, ovviamente, passano a Sga tutti le garanzie, i beni, i contratti e rapporti giuridici accessori dei crediti stessi. Ai 17 miliardi di crediti deteriorati originariamente previsti si sarebbe aggiunta una quota minoritaria dei tre miliardi di crediti in bonis ma ad alto rischio che Intesa a giugno aveva acquisito insieme a una clausola di restituzione da esercitare entro tre anni.

EXTRA PERIMETRO

Fuori dal perimetro di acquisizione, invece, come recita il comunicato della società guidata da Marina Natale e presieduta da Alessandro Rivera, rimangono «certe attività, passività, contratti e rapporti individuati nei contratti di cessione in coerenza con i criteri dettati» dal decreto ministeriale 221/2018. Nei fatti, ad essere esclusi dal radar della Sga sono i “prestiti baciati” delle due ex venete: uno stock di alcune centinaia di migliaia di euro di crediti, che sono stati lasciati nelle due Lca per renderne più agevole il recupero in fase di contenzioso.

IL CENTRO DEL LAVORO

Ma è chiaro già ora che il centro del lavoro di Sga sarà la gestione delle 25 mila imprese con crediti incagliati e scaduti. Rapporti ancora attivi, a differenza di quelli in sofferenza su cui ci si concentra sul recupero tout court, e su cui potenzialmente si può tentare di lavorare per far tornare almeno parte delle aziende in bonis, pur se il ritardo con cui la gestione di Sga è potuta partire non facilita il compito.

FOCUS CREDITI

Non a caso Sga manterrà in casa la gestione di questi crediti. Ai service esterni, 14 secondo le prime indiscrezioni, sarà affidata la gestione solo delle sofferenze. Sui deteriorati si concentreranno invece i team che la Natale ha costituito nella lunga attesa (e che nella struttura di vertice vede poi l’approdo di figure come Anna Tosolini, che era arrivata in Bpvi da Bper nella squadra dell’allora Ad Francesco Iorio). Sede a Napoli, la Sga nel frattempo ha costituito una sede operativa a Milano, negli uffici ex Bpvi di Via Turati, e soprattutto due gruppi di lavoro per il Veneto a Vicenza e Montebelluna, nelle ex sedi centrali delle due popolari, forti di oltre una ventina di addetti a testa che già gestivano posizioni in difficoltà, facendo leva sui 70 dipendenti distaccati per un anno da Intesa. Certo, non manca la preoccupazione per i numeri delle posizioni da gestire che stanno di fronte al personale di Sga.

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